Nelle elezioni presidenziali del 28 giugno scorso in Polonia sono emersi due candidati che al ballottaggio potrebbero conquistare il posto di Presidente della Repubblica. Da un lato abbiamo Andrzej Duda, presidente in carica e candidato formalmente indipendente, ma rappresentante della coalizione nazional-conservatrice capeggiata da Diritto e Giustizia (PiS), che con circa 8 milioni e mezzo di voti e il 43,7% resta il favorito. Dall’altro Rafał Trzaskowski, candidato dei liberali di centro-destra di Piattaforma Civica (PO), che con quasi 6 milioni di voti e poco più del 30% può sperare in un colpo di mano e strappare all’avversario la vittoria.
L’affluenza di questa tornata elettorale, vicina al 63%, è stata una delle più alte della storia della Polonia post-comunista.
Piattaforma Civica, un percorso di resurrezione
La grande sorpresa di questo primo turno è stato di sicuro il risultato di Rafał Trzaskowski: ha totalizzato quasi sei milioni di voti, superando di pochissimo la soglia psicologica del 30% che può dare la spinta mentale a un candidato per poter vincere al secondo turno.
Ma guardando alla storia di Piattaforma Civica, questo risultato non sembra poi così sorprendente: il partito è stato per lunghi anni protagonista della politica del Paese, governando a inizio anni Duemila e rappresentando l’ala sinistra – liberista in campo economico e più moderata su quello politico e sociale – del movimento Solidarność, mentre Diritto e Giustizia (PiS) ne incarnava grossomodo l’ala destra più nazionalista. Alle elezioni presidenziali del 2015 il candidato di PO aveva preso cinque milioni di voti e il 30% proprio contro Duda, che si era fermato a poco più di cinque milioni di voti e a un misero – rispetto al risultato odierno – 34%.
Eppure no, il risultato di Trzaskowski è una sorpresa e ha il sapore della resurrezione. Dal 2015 a oggi molto è cambiato in Polonia e in Europa, con la crescita delle forze della destra nazionalista, con la Brexit e il rafforzamento di numerose formazioni euroscettiche. Attorno a Diritto e Giustizia in questi ultimi anni di governo si è coagulato un forte consenso popolare, grazie a riforme sociali, al sostegno della Chiesa cattolica e alla progressiva costruzione di un blocco mediatico favorevole alla compagine governativa. A farne le spese negli anni è stato soprattutto il principale partito di opposizione, che solo pochi mesi fa sembrava destinato a guadagnare percentuali ben più basse. Invece, la campagna elettorale di Rafał Trzaskowski ha ridato ossigeno al partito: non solo perché si tratta di un candidato relativamente giovane, che non è percepito come un burocrate di partito, ma anche perché ha saputo da un lato sfruttare la retorica del voto utile contro il PiS, e dall’altro ha puntato parecchio sulla propria conoscenza dell’Europa.
Da sindaco di Varsavia, infatti, Rafał Trzaskowski è stato uno dei protagonisti della presa di posizione di numerosi comuni importanti dell’area contro le narrazioni antie-UE dei rispettivi governi: un fatto che ha pesato nella campagna elettorale facendo convergere su Trzaskowski i voti dei più convinti europeisti. Ha poi giocato un ruolo non secondario la proposta di concedere nuovi finanziamenti alle imprese private, pesantemente penalizzate anche in Polonia dopo la pandemia di Covid-19. Infine, il candidato di PO si è dichiarato a favore delle unioni LGBT, ma non alle adozioni, giocando sul tema per compattare l’elettorato cittadino e cercando di non scontentare troppo i settori più conservatori del suo partito. Insomma, Trzaskowski ha dimostrato di avere una forte capacità mobilitativa, almeno a livello elettorale: dal 2015 ad oggi l’affluenza alle elezioni è passata dal 49% al 62,9%, ed è cresciuta soprattutto nelle aree occidentali del Paese, dove Piattaforma Civica (PO) è tradizionalmente più forte.
Secondo turno: uno scenario incerto
A oggi lo scenario che si presenterà dopo il ballottaggio del 12 luglio non può essere definito con sicurezza. La vittoria della compagine nazionalista e conservatrice capeggiata dal PiS sembra probabile, ma non è certa.
Per riuscire a mantenere la poltrona, Andrzej Duda sta mantenendo la tipica comunicazione politica che lo ha contraddistinto da presidente negli ultimi anni: una retorica nazionalista, a tratti euro-scettica – incentrata soprattutto sul richiamo alla difesa degli interessi polacchi – e conservatrice sui temi etici, ma con concessioni, spesso più che altro demagogiche, agli strati sociali più poveri e agli ambienti rurali, roccaforte del cattolicesimo oltranzista incarnato dal PiS.
Con questo tipo di discorso politico Duda potrebbe convincere un settore di indecisi che non ha partecipato al primo turno, ma anche i votanti delle piccole formazioni di destra più o meno estrema come il Congresso della Nuova Destra (che ha guadagnato circa 50mila voti al primo turno) o la coalizione capeggiata da Kukiz15 e dal Partito Popolare Polacco, che ha ottenuto circa mezzo milione di voti. Sensibili alle istanze di Diritto e Giustizia potrebbero essere anche i votanti della Confederazione della Libertà e dell’Indipendenza (KORWIN – RN), formazione di estrema destra che ha guadagnato al primo turno oltre un milione di voti.
Dall’altra parte Rafał Trzaskowski sta tentando il tutto per tutto nell’ottica di superare con un colpo di scena il candidato del PiS. Il 29 giugno, Trzaskowski ha tentato un abboccamento con Szymon Hołownia, candidato indipendente che è arrivato terzo al primo turno, con il 13,7% e più di due milioni e mezzo di voti. Hołownia, è un noto giornalista cattolico e personaggio televisivo: ha condotto la versione polacca di Got Talent!, ha scritto sulla Gazeta Wyborcza, il principale quotidiano del Paese, e dal 2015 è editorialista di uno dei più importanti giornali cattolici polacchi, Tygodnik Powszechny. Nel panorama politico polacco attuale Holownia è un moderato di centro, e dunque potrebbe essere una sponda politica utile al leader di Piattaforma Civica (PO), dato che ha condotto la sua campagna elettorale soprattutto contro il PiS, presentandosi come il candidato del cambiamento.
Una presentazione che in effetti non dispiace nemmeno a Rafał Trzaskowski: subito dopo la fine del primo turno si è infatti rivolto ai votanti degli altri candidati in lizza dicendo “I risultati di stanotte mostrano una cosa importante: il 58% della società polacca vuole un cambiamento. Lo dirò chiaramente a tutti voi: sarò io il vostro candidato. Sarò io il candidato del cambiamento”. Un tentativo di guadagnare i voti degli ex avversari che non ha risparmiato nemmeno quello che sembra l’alleato più improbabile, Krzysztof Bosak, leader del raggruppamento di estrema destra, nazionalista e liberista, KORWIN-RN, corteggiato anche da Duda. Pur riconoscendo sostanziali differenze su temi etici e sociali, Trzaskowski ha anche dichiarato che “se si parla di Stato oppressivo, di tasse, di aiuti alle imprese e di altri temi, c’è spazio per un’intesa” con il partito di Bosak.
La battaglia per il secondo turno è aperta, e si è fatta accesa negli ultimi giorni. Andrzej Duda sembra essere nonostante tutto il favorito, ma Rafał Trzaskowski potrebbe stupire e trascinare dalla sua parte un settore dei votanti degli altri candidati e una parte degli astenuti, soprattutto nelle zone occidentali del paese e nelle grandi città.
La redazione di East Journal commenterà le elezioni in diretta Facebook, dopo la chiusura dei seggi, a partire dalle ore 21:30. Qui per partecipare all’evento.
Foto: tvp.info