L’estate è appena iniziata, ma sono già giornate roventi quelle che sta vivendo il governo di Janez Janša. Intorno alle nove di mattina di martedì (30 giugno) hanno rassegnato le dimissioni, in un colpo solo, il ministro dell’Interno Aleš Hojs e il capo della polizia Anton Travner. Questa decisione – senza precedenti nella storia della giovane repubblica mitteleuropea – sarebbe stata presa in seguito alla notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati del ministro dell’Economia Zdravko Počivalšek per l’inchiesta “Geneplanet”.
L’inchiesta
Mentre Janša accettava le dimissioni, gli agenti dell’Ufficio nazionale di investigazione (NPU) eseguivano le prime perquisizioni presso il domicilio di Počivalšek e altre dieci strutture, inclusi gli uffici del ministero dell’Economia. Oltre a Počivalšek, messo agli arresti durante le operazioni della polizia giudiziaria, risulta indagata anche la sua principale assistente, Andreja Potočnik. L’accusa nei loro confronti è grave: abuso d’ufficio e danno erariale per avere illecitamente favorito la Geneplanet – una società intermediaria slovena che, all’inizio dell’emergenza sanitaria, si era aggiudicata un contratto da 8,8 milioni di euro per la fornitura di maschere protettive e ventilatori.
Il caso aveva infiammato il clima politico già più di due mesi fa, a seguito delle critiche, da parte di operatori sanitari, per la qualità scadente del materiale messo a loro disposizione. Un’inchiesta del programma Tarča – andata in onda sulla tv pubblica slovena il 30 aprile scorso – aveva pubblicato un documento firmato da diversi medici in cui si giudicava la fornitura contestata “del tutto inadeguata per il trattamento di pazienti Covid”. La reazione delle forze di governo era stata rapida e virulenta, arrivando, oltre ai soliti attacchi personali, anche a delle minacce nei confronti di testimoni chiave dell’inchiesta come il medico Rihard Knafelj. Messo alla berlina sui social e dai media filogovernativi per il suo ateismo dichiarato e per le sue simpatie politiche, Knafelj si era dovuto rivolgere alla polizia per chiederne la protezione.
Un accanimento certamente non nuovo, ma che in questo caso, forse, è anche giustificato dalla presunta vicinanza della Geneplanet all’area di governo, al punto da esser stata definita da un funzionario dell’Istituto nazionale delle riserve strategiche un vero e proprio “affare di SDS” – il Partito Democratico Sloveno di cui Janša e Hojs sono i maggiori esponenti.
Le reazioni
Quest’inchiesta è stata anche tra le varie cause che avevano innescato l’ondata di proteste antigovernative culminata con la costituzione del movimento “10.000 biciclette”, le cui manifestazioni, a Lubiana, sono ormai diventate un appuntamento fisso del venerdì. Ma rischia di produrre conseguenze non indifferenti anche sulla stabilità del governo stesso.
Počivalšek, infatti, è proprio colui che, dopo aver vinto il congresso del Partito del Centro Moderno (SMC) l’autunno scorso, ha reso possibile, pochi mesi dopo, il ribaltone all’origine del governo guidato dal nazional-conservatore Janša. Un ribaltone che, se da un lato ha praticamente azzerato il consenso elettorale nei confronti di SMC, dall’altro ha consentito all’attuale ministro dell’Economia di mantenere ininterrottamente il proprio ruolo apicale in ben tre diversi esecutivi – anche di colore opposto – dal 2014.
Dall’esito delle indagini, quindi, non dipende solo la sua permanenza camaleontica ai vertici del dicastero, ma anche la sopravvivenza dell’intera maggioranza, per la quale rimane più che mai cruciale il supporto degli otto deputati di SMC rimasti ancora fedeli alla linea del loro leader. Quanti colpi potrà ancora reggere l’attuale esperienza di governo?
FOTO: Jože Suhadolnik/Delo