“Il canale rafforzerà la sovranità polacca, l’indipendenza polacca, la libertà polacca”. Con queste parole il presidente Andrzej Duda ha elogiato la costruzione di un canale che collegherà la laguna della Vistola al mar Baltico.
L’apertura di questo passaggio renderebbe il transito dal porto di Elbląg a Danzica più breve, oltre a permettere alle navi polacche di non passare attraverso il territorio russo di Kaliningrad. Il progetto, orgoglio del governo guidato dai conservatori di PiS (Diritto e Giustizia), ha ricevuto anche molte critiche, soprattutto da gruppi ambientalisti, dalle opposizioni e da Mosca, oltre a causare preoccupazioni a Bruxelles.
Storia del canale
Le ragioni del progetto hanno origine alla fine della seconda guerra mondiale, quando l’Unione Sovietica impose nuovi confini alla Polonia e acquisì Kaliningrad. I sovietici ottennero il controllo dell’unico accesso alla laguna, lo stretto di Baltijsk.
Sebbene gli accordi fra Mosca e Varsavia del ’45 prevedessero la possibilità per le navi polacche di passare liberamente e per quelle di paesi terzi di farlo con l’assenso sovietico, nei fatti l’Unione Sovietica ridusse enormemente il passaggio dal Baltico verso il porto polacco di Elbląg. Alla caduta dell’URSS, Varsavia ha tentato di ottenere il passaggio di navi di paesi terzi, ottenendo il netto rifiuto di Mosca: il Cremlino non ha mai visto di buon occhio la presenza di navi altrui vicino alla propria flotta militare stazionata a Baltijsk.
In Polonia si è cominciato a parlare di costruire un canale già nel 1993. L’idea non ha avuto molto seguito fino al 2004, quando la Russia, sostenendo che l’ingresso della Polonia nell’UE invalidava i precedenti trattati, ha improvvisamente chiuso per settimane il passaggio. Mosca ha raddoppiato la pressione su Varsavia nel 2006, bloccando del tutto il passaggio per tre anni.
La riapertura avvenne solo nel 2009, quando il governo Tusk raggiunse un accordo con Mosca: un numero limitato di navi di paesi terzi poteva passare, dando un preavviso di quindici giorni. La Russia manteneva il diritto di imporre tasse per l’attraversamento dello stretto e di bloccarlo per ragioni di sicurezza, difesa o ambientali.
Già nel 2007, il leader del PiS Jarosław Kaczyński dichiarò l’intenzione di costruire il canale, la cui creazione è stata annunciata nel 2016, dopo il ritorno del partito al governo. I lavori preparatori sono iniziati nel 2019.
Un progetto controverso
Il governo polacco sostiene che la costruzione del canale porterà benefici all’economia della zona, trasformando la città di Elbląg da un’area economicamente depressa a un porto rilevante per il Baltico. Elbląg ha un tasso di disoccupazione più alto della media nazionale e il sindaco ha sostenuto il progetto, facendo notare che la città, al momento, è un porto senza accesso al mare.
Oltre all’aspetto economico, il progetto ha un valore militare. In un’atmosfera di ripetute provocazioni russe nel Baltico e di crescente militarizzazione dell’exclave di Kaliningrad, Varsavia vuole garantire l’accesso al mare per l’arrivo di rinforzi in caso di conflitto in una regione altamente strategica. Le necessità di difesa sono state invocate dal governo per giustificare i costi molto più alti del preventivo iniziale, sebbene all’interno dell’esercito non tutti siano convinti della necessità del canale.
Il progetto ha attirato l’ira di Mosca, che ha giocato la carta della tutela ambientale per fare pressione su Varsavia. Il capo dell’agenzia federale russa per la pesca, Ilya Shestakov, ha scritto una lettera ufficiale al commissario UE per l’ambiente Karmenu Vella esprimendo le preoccupazioni russe per gli effetti del canale sull’ambiente locale. Kaliningrad stessa, tuttavia, è da molti anni una delle aree che più contribuiscono all’inquinamento del mar Baltico. L’Unione europea già dai primi anni 2000 ha cercato di ridurre lo scarico di sostanze tossiche nel mare a Kaliningrad, finanziando nuove infrastrutture che però, secondo il portale rugrad.eu e Transparency International Russia, non sono mantenute dalle autorità locali.
La Russia, inoltre, non ha mai ratificato la convenzione di Espoo del 1991, che obbliga i paesi contraenti a discutere i possibili effetti sull’ambiente di progetti in fase iniziale con i propri vicini. Il paese di Putin non è nuovo ad addurre preoccupazioni ecologiche per bloccare progetti altrui. Con questa tattica Mosca impedisce da anni la creazione di gasdotti che portino le risorse centro-asiatiche in Europa attraverso il Caspio.
La questione ambientale è molto sentita anche presso alcune comunità locali e i movimenti ambientalisti, oltre che dall’opposizione. Il canale potrebbe stravolgere la flora e la fauna della zona, danneggiando la pesca e le attività turistiche. Attivisti ecologisti hanno protestato durante una visita del presidente Duda al cantiere del canale, chiamando il progetto uno “spreco” e chiedendo che il denaro venga invece investito per costruire ospedali. Opinioni simili sono state espresse anche dal candidato alla presidenza Rafał Trzaskowski, volto dei mlliberali di centro-destra di PO (Piattaforma civica).
Anche la Commissione europea ha espresso preoccupazione, chiedendo alla Polonia di non procedere senza approvazione da parte di Bruxelles e domandando a febbraio un incontro con il governo per discutere il progetto. La zona è un’area protetta a livello europeo nell’ambito del programma Natura 2000, e la Commissione vuole essere sicura delle conseguenze ambientali del canale.
Prospettive
La Polonia sembra intenzionata a procedere, vedendo il canale come una priorità strategica a livello commerciale e ancora di più militare. Sembra difficile che le pressioni di una parte dell’opinione pubblica o della UE – con la quale le questioni ambientali sono da tempo un tema spinoso – potranno invertire la rotta del governo, che ha fatto del canale una parte importante della sua narrazione in vista delle elezioni presidenziali.
Foto: PAP