“Il 15-16 giugno 1970, la classe operaia turca si oppose al capitale e al governo. Il 15-16 giugno 1970 è uno dei giorni più gloriosi di lotta condotti dalla classe operaia turca. Il 15-16 giugno è il giorno in cui la classe operaia si è mobilitata per proteggere il suo diritto al sindacato.”
Con queste parole l’Unione dei dipendenti dei servizi pubblici della Turchia (Genel-İş) ha ricordato il 50° anniversario della “Grande resistenza dei lavoratori del 15-16 giugno” in Turchia, una delle pietre miliari del movimento operaio e sindacale nel paese.
Come mai 15-16 giugno 1970 è così importante da essere ricordato ancora oggi, in particolare dai sindacati della sinistra? La storia del movimento sindacale in Turchia è raccontata in dettaglio da Selay Dalaklı su Bianet. Ve ne proponiamo una riduzione.
La libertà sindacale e le due confederazioni
La libertà sindacale in Turchia arriva solo nel 1947, con la fine del regime a partito unito del CHP di Ataturk; la Confederazione dei sindacati turchi (TÜRK-İŞ) viene istituita il 31 luglio 1952 come “prima organizzazione sindacale nazionale” nel paese. Per i successivi 15 anni, fu anche l’unica.
Il movimento sindacale in Turchia acquista slancio soprattutto dopo il 1963, come sottolineato da Oya Baydar; la Confederazione dei sindacati progressisti della Turchia (DİSK) viene fondato il 13 febbraio 1967 come “organizzazione indipendente e democratica di classe” e come “alternativa e rivale” del TÜRK-İŞ, da parte degli stessi ondatori e membri del Partito dei Lavoratori della Turchia (TİP) del 1961. Fu solo allora che la nozione di “lotta di classe” divenne parte del movimento sindacale turco.
Gli anni ’70 furono l’età dell’oro del sindacalismo turco, fino al colpo di stato militare del 12 settembre 1980. Durante quel decennio, centinaia di sindacati furono stabiliti in Turchia e alcuni importanti sindacati del TÜRK-İŞ si unirono invece al DİSK, che arrivò a contare oltre 500.000 aderenti in tutto il paese.
La riforma della legge sul sindacato e le proteste
Nel 1970, la coalizione di governo tra Partito Repubblicano del Popolo (CHP) e Partito della Giustizia (AP) studia una revisione delle leggi sui sindacati e sullo sciopero. Gli emendamenti, preparati con il sostegno della stessa TÜRK-İŞ, avrebbero reso più difficile per i lavoratori lasciare la confederazione per unirsi al DİSK, e la proposta fu per questo accusata di “mirare a paralizzare e liquidare il DİSK e i sindacati ad essa affiliati”. Il Parlamento la approvò con 240 voti contro 4 (i quattro deputati del TİP) il 12 giugno 1970.
Le proteste di piazza iniziarono tre giorni dopo, organizzate da “Comitati di resistenza costituzionale”. Il 15 giugno 1970, oltre 70.000 lavoratori provenienti da 113 aziende a Istanbul e nella provincia industriale di Izmit occuparono le fabbriche, passando poi alla protesta in strada. Vi parteciparono anche vari gruppi sindacali del TÜRK-İŞ, la confederazione rivale. Il giorno dopo, il 16 giugno, ancora più lavoratori – per un totale di 100.000 – parteciparono allo sciopero generale, a Istanbul così come nella provincia egea di Smirne e nella capitale Ankara.
L’esercito, intervenuto a sostegno della polizia, non ebbe la mano leggera verso gli scioperanti, soprattutto a Istanbul. Negli incidenti morirono i lavoratori Yaşar Yıldırım, Mustafa Bayram e Mehmet Gıdak, l’agente di polizia Yusuf Kahraman e il commerciante Abdurrahman Bozkurt.
I processi e l’esito della lotta sociale
Il governo proclamò la legge marziale a Istanbul, nel centro della provincia di Kocaeli e nel suo distretto di Gebze, con il coprifuoco notturno e il divieto di ogni manifestazione o incontro. I fermati dalla polizia durante gli scontri, inclusi i dirigenti del DİSK come Kemal Türkler, furono processati e condannati a pene 3 mesi a 7 anni di carcere. Tutti furono rilasciati il 26 setttembre, alla fine dei tre mesi di legge marziale. I processi continuarono per altri 14 anni, fino all’assoluzione di tutti gli imputati nel dicembre 1984. Secondo un rapporto pubblicato da giornale Türkiye Solu (Sinistra di Turchia) 10 mesi dopo, 4.318 lavoratori vennero licenziati senza indennità e inseriti nella lista nera per la loro partecipazione alle proteste.
La nuova legge su sindacati e sciopero venne controfirmata dal Presidente della Repubblica, Cevdet Sunay, il 6 agosto, nonostante le proteste. Il TİP fece ricorso alla Corte costituzionale – con il sostegno del CHP di Bulent Ecevit, che nel frattempo aveva cambiato posizione. La Corte abrogò la legge l’8-9 febbraio 1971.
“Una svolta nella storia democratica della Turchia”
Il DİSK considera il 15-16 giugno 1970 come uno dei punti di svolta nella sua storia e in quella della classe operaia, nonché nella storia democratica della Turchia. In occasione del cinquantesimo anniversario della sua fondazione, tre anni fa, il DİSK ha fatto riferimento alla “Grande resistenza dei lavoratori”:
“Non molto tempo dopo la sua formazione, il DİSK iniziò ad attirare i lavoratori. Coloro che si organizzarono sotto il suo vessillo riuscirono a far avanzare il movimento di classe con scioperi e azioni sindacali. Col tempo, i governi dell’epoca prepararono nuove leggi sindacali per mettere fuori gioco i sindacati progressisti ed eliminare il DİSK”
Dall’altro lato, come sottolineato dagli autori Canan e Yıldırım Koç, “il 15-16 giugno ha un posto speciale nel movimento della classe operaia e del sindacalismo in Turchia poiché è stata la prima protesta organizzata da lavoratori sindacalizzati in diverse confederazioni, che lavorano in settori e città diverse per i diritti non salariali”.
“Erano lì con la loro identità di classe”
Secondo Zafer Aydın, autore del libro “İşçilerin Haziranı: 15-16 Haziran” (Il giugno dei lavoratori: 15-16 giugno), sentito dal quotidiano BirGün, “il 15-16 giugno deriva la sua importanza dal fatto che segnò il movimento di protesta dei lavoratori su più larga scala nella storia repubblicana, con chiare richieste politica. I lavoratori che riempirono le strade affermarono la loro esistenza con la loro identità di classe. Il CHP, che aveva appoggiato la legislazione del Parlamento, vi obiettò poi in Senato. In tal senso, il CHP scoprì la classe lavoratrice e il suo potere.”
“Il 15-16 giugno pose inoltre fine ai dibattiti tra la sinistra socialista sul fatto che la classe lavoratrice fosse o meno un soggetto sociale. Aprì così nuove strade alla marcia del movimento sindacalista e della lotta dei lavoratori”. Secondo Aydın, “solo pochissime proteste dei lavoratori sono riuscite ad avere un effetto così ampio”. Un effetto che riverbera ancora fino a oggi.
Foto: Genel-İş