Norilsk disastro ambientale

RUSSIA: Disastro ambientale a Norilsk, il diesel inonda l’Artico

Lo scorso 29 maggio, una cisterna di carburante della centrale elettrica NTEK (Norilsk-Taimyr Energy Company) è esploso nella città di Norilsk, nella Siberia Artica. La terribile fuoriuscita ha inondato le acque del fiume Ambarnaya con oltre 20mila tonnellate di diesel e inquinanti chimici.

La negligenza dei dirigenti della centrale, insieme alla scarsa tempestività delle autorità locali nel comunicare l’accaduto al governo centrale, ha fatto sì che il carburante fuoriuscito si espandesse a macchia d’olio nelle acque fluviali, contaminando un’area complessiva di circa 350 km quadrati e spostandosi di oltre 12 km dal luogo della perdita originaria.

A quanto si apprende dalle prime stime, quella di Norilsk sarebbe una delle più gravi catastrofi ambientali nella storia recente della Russia. In termini di volume di inquinanti e sostanze tossiche fuoriuscite, il disastro di Norilsk sarebbe secondo solo all’incidente petrolifero di Murmansk del 1994.

Le responsabilità

Secondo le prime perizie, sembrerebbe che il collasso del serbatoio sia stato causato da un cedimento del terreno sottostante, reso friabile dal prematuro scioglimento del permafrost artico a causa di un inverno insolitamente caldo. La NTEK, compagnia energetica controllata da Norilsk Nickel, colosso leader mondiale nell’industria di nickel e palladio, ha tuttavia negato le accuse di omertà tramite le dichiarazioni del direttore Sergej Lipin.

Ad ogni modo, il Comitato Investigativo della Federazione Russa ha avviato un’inchiesta sull’incidente ambientale e sulla mancata tempestività nella comunicazione da parte di NTEK; inoltre, nonostante non sia ancora stata ancora depositata alcuna accusa formale, il direttore della centrale, Vjačeslav Starostin, sarà in stato di fermo sino al 31 luglio.

Come minimizzare la catastrofe?

Il ministro delle Risorse Naturali Dmitrij Kobylkin si è inoltre dichiarato scettico sulle possibilità di limitare al minimo le conseguenze dell’incidente senza una task force congiunta di esercito, governo e ministero delle Situazioni d’Emergenza.

Così, dopo aver aspramente criticato i dirigenti della centrale di Norilsk – responsabile di aver informato le autorità con due giorni di ritardo –  il presidente Vladimir Putin ha accontentato le richieste ministeriali e dichiarato lo stato d’emergenza federale nella regione di Krasnojarsk.

Il ministro Kolbykin ha anche criticato la strategia del governatore della regione di Krasnojarsk, Aleksander Uss, secondo il quale bisognerebbe bruciare il carburante drenato dalle acque dell’Ambarnaya: una pratica non certo ambientalista, e che potrebbe avere effetti disastrosi all’interno del circolo polare artico.

Anche Aleksej Knižnikov, rappresentante del WWF, ha dichiarato in proposito che la dinamica più adatta a minimizzare le conseguenze del disastro ambientale sarebbe quella di drenare l’acqua contaminata in speciali serbatoi, e lì separare le componenti di diesel.

Infine, il gigante russo dell’energia Gazprom ha tempestivamente risposto all’appello del governo ed ha subito inviato una squadra di 70 soccorritori e specialisti da San Pietroburgo, Megion, Nojabrsk e dal Chanty-Mansijsk. La compagnia fornirà inoltre alla task force tutta l’attrezzatura specialistica necessaria, tra cui idrovore, pompe petrolifere, ruspe, tende, bracci meccanici e sistemi di supporto autonomi. Gazprom si farà anche carico di buona parte degli spostamenti e della logistica della task force, per la quale trasferirà a Norilsk gli elicotteri e i mezzi delle proprie centrali nelle penisole di Gydan e di Jamal.

Il disastro di Norilsk si aggiunge dunque a una lunga serie di problematiche ambientali – quali il già citato incidente di Murmansk del 1994 o il preoccupante inquinamento del Mare di Kara – che rischiano di acuire ancor più il precario stato di conservazione dei ghiacci artici.

Immagine: Ilya Torgonskyi (IG)

Chi è Guglielmo Migliori

Bolognese classe 1996, laureato in Relazioni Internazionali e Studi Est-Europei con un focus sulla sicurezza energetica. Ha studiato a Bologna, Maastricht, Mosca, e San Pietroburgo. Dopo aver lavorato a Belgrado nel settore commerciale, si è trasferito a Vienna per lavorare nel campo delle relazioni internazionali e della sicurezza energetica.

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