In molte comunità slavo-ortodosse il 24 maggio, giorno dedicato ai santi Cirillo e Metodio si celebra la festa della Cultura e della Scrittura slava. In Bulgaria nello stesso giorno ricorre la giornata nazionale dell’Educazione e della Cultura bulgara e della creazione dell’alfabeto slavo; una celebrazione molto sentita, tanto da avere un suo inno.
Il 21 maggio scorso, l’Istituto di cultura e informazione russa di Sofia ha inaugurato per l’occasione una mostra all’aperto davanti alla sua sede, intitolata “Le radici della scrittura slava” (Istoki slavjanskoj pis’mennosti). In nessuno dei documenti, didascalie e immagini che compongono l’esposizione appare però il benché minimo riferimento alla Bulgaria. I due santi fratelli vengono descritti in qualità di “riformatori dell’alfabeto slavo, creatori dello slavo ecclesiastico, primi promotori della scrittura e della cultura in Russia”. L’indignazione dei cittadini e delle autorità bulgare non si è fatta quindi attendere.
“Una distorsione inammissibile della verità storica e scientifica”
Uno dei primi a reagire è il presidente bulgaro Rumen Radev, dopo il consueto omaggio al monumento di Cirillo e Metodio situato di fronte alla Biblioteca nazionale. Il presidente ha citato l’illustre slavista e accademico russo Dimitrij Lichačëv, il quale dimostrò nei suoi studi come “la Russia debba alla Bulgaria la propria nascita spirituale e l’inizio della letteratura russa”. Radev ha riportato concetti che aveva ribadito anche lo scorso anno davanti al presidente Vladimir Putin, in occasione del Forum economico internazionale di San Pietroburgo.
Il giorno prima, lo storico e vicerettore dell’Università di Veliko Tărnovo Milko Palangurski ha dichiarato al quotidiano Dnevnik che la vicenda “è parte integrante della politica russa nei confronti della Bulgaria e delle ex-repubbliche sovietiche” allo scopo di “erodere quei tratti nazionali esistenti in ciascuno di questi paesi”. Il professore ha affermato più volte l’assoluta assenza di casualità nelle mosse della diplomazia russa, che avvengono perseguendo un preciso obiettivo; “così si è iniziato con l’Ucraina, l’Ossezia e la Georgia”.
La mattina del 27 maggio, la sezione bulgara del PEN international – l’organizzazione internazionale non governativa degli scrittori – ha redatto una nota di protesta indirizzata al primo ministro Boyko Borisov, al ministro degli affari esteri Ekaterina Zacharieva e al ministro della cultura Boil Banov. Esprimendo “indignazione per la falsificazione di fatti storico-culturali”, gli scrittori firmatari hanno riconosciuto lo scopo volutamente provocatorio nella stessa, volta a minare l’importanza del contributo bulgaro alla cultura mondiale:
“È inammissibile che nel pieno centro di Sofia, in occasione della più importante ricorrenza bulgara, si possa insinuare che la Bulgaria non abbia contribuito alla creazione dell’alfabeto glagolitico e cirillico, né alla traduzione della letteratura liturgica dal greco all’antico bulgaro [lo slavo ecclesiastico antico, nda] e alla sua diffusione in Europa orientale e occidentale.”
Nello stesso giorno, una comunicazione dall’Accademia bulgara delle scienze (Bălgarska akademija na naukite, BAN) ha accusato l’esposizione di voler “soppiantare fatti palesemente noti a tutta la slavistica oggettiva mondiale, quella russa compresa”. La BAN ha puntualizzato la differenza tra lo slavo ecclesiastico antico, o paleoslavo, e lo slavo ecclesiastico citato nei pannelli della mostra; il secondo è “l’elaborazione russa della lingua bulgara del XVII secolo”, di certo non operata da Cirillo e Metodio, i quali oltretutto “non hanno mai messo piede in terra russa”. Viene infine precisato che i due fratelli santi non sono i creatori dell’alfabeto cirillico, ma di quello glagolitico, “salvato dai re bulgari Boris I e Simeone I”.
Il ministro degli esteri Zacharieva ha manifestato subito il suo pieno sostegno alla BAN e a tutti gli studiosi intervenuti sull’argomento in difesa della Bulgaria.
“La Bulgaria vuole privatizzare il cirillico”
La controffensiva russa è stata immediata. L’agenzia RIA Novosti ha pubblicato la mattina stessa del 27 maggio un articolo, firmato da Irina Alksnis, dal titolo “La Bulgaria non può perdonare alla Russia i suoi stessi errori”. Il paese balcanico sarebbe diventato “uno degli esempi più eclatanti di autodistruzione e smantellamento della propria economia a favore di Bruxelles”, logorato dal senso di colpa per aver voltato le spalle alla Russia. La Bulgaria preferirebbe quindi attaccare quest’ultima, tentando di “privatizzare l’alfabeto cirillico“, piuttosto che “accettare le responsabilità delle proprie azioni”, conclude Alksnis.
Il senatore e membro del Consiglio federale russo Andrej Klimov è intervenuto sulla questione asserendo che, per quanto sostenere “la negazione dell’importanza della Bulgaria nella divulgazione della scrittura” sia “una totale assurdità”, “svegliarsi alle sei del mattino e dire ‘gloria al popolo bulgaro per averci aiutato mille anni fa’ sarebbe forse davvero troppo”.
Altri commenti non sono mancati. Aleksandr Makušin, appartenente alla Società storico-militare russa (Rossijskoe voenno-istoričeskoe obščestvo), ha definito l’accaduto come l’ennesimo caso della “ormai abituale retorica anti-russa” del paese. Sul portale Polit Rossija la faccenda viene liquidata come il tentativo della Bulgaria “di prendersi il merito della creazione dell’alfabeto cirillico e del battesimo della Rus’”, mentre la politologa Natalija Eliseeva ha sentenziato che l’unico scopo delle accuse bulgare è quello di “sollevare uno scandalo”.
Provocazioni recidive
Non è la prima volta che la Russia lancia provocazioni alla Bulgaria proprio nella giornata dedicata a Cirillo e Metodio. Il 24 maggio del 2017, durante una visita a Skopje lo stesso Putin aveva affermato che l’alfabeto cirillico proveniva dalle “terre macedoni”. In quell’occasione il premier Borisov era prontamente intervenuto, esponendo il fatto al console russo in Bulgaria; la portavoce del presidente russo aveva poi spiegato che l’espressione usata era da intendersi come una più ampia “concezione geografica”.
Al momento attuale, invece, nessuno dei due leader si è pronunciato sull’accaduto. Il patriarca russo Kiril ha condotto le celebrazioni del 24 maggio non lontano da Mosca, senza alcun riferimento alla Bulgaria.
foto: ploshtadslaveikov.com