In principio era il Kairat. La potenza, la forza. Fu in questo modo che la Repubblica Socialista Sovietica del Kazakistan partecipò per la prima volta alla massima divisione nazionale. Nel 1960, infatti, ci fu un riordino del calcio in Urss e la Classe A passò da 12 a 22 squadre. L’obiettivo era quello di dare spazio anche ad altre squadre che arrivavano dalla periferia dello sterminato stato. Fra le altre furono incluse il Pakhtakor Tashkent, il Kalev Tallinn, il Daugava Riga, lo Spartak Vilnius, il Neftyanik Baku, lo Spartak Erevan e, appunto, il Kairat Alma-Ata. La fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta fu un periodo di grande interesse per il calcio in Unione Sovietica. La nazionale era campione olimpico e nel 1960 si aggiudicò anche l’Europeo.
Lontano da Mosca nasceva la curiosità per il gioco e sempre più persone volevano vedere le migliori squadre del paese. In questo contesto il Presidente della Repubblica kazaka, Dinmukhamed Kunayev, aveva voluto una riorganizzazione del calcio per dare alla propria terra una squadra competitiva e rappresentativa. Si proposero molti nomi: Yeginshi (Coltivatori), Onim (Raccolto) o Dala Burkiti (Aquila delle Steppe), ma alla fine fu scelto Kairat, che significa “potenza“. L’idea di creare una forte squadra rappresentativa di tutto il territorio sarà una tendenza che ritroveremo anche in futuro.
Prima della promozione “forzata” la squadra non stava brillando particolarmente in seconda divisione e anche l’inizio dell’avventura in Classe A fu abbastanza traumatico. Nonostante ciò, il Kairat seppe trovare il proprio posto nel calcio sovietico e, dal 1960 al 1991, rimase per 24 stagioni in prima divisione.
Dopo l’Urss
Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, il Kairat non riuscì ad imporre il proprio dominio. Il calcio kazako degli anni Novanta era diventato molto più policentrico rispetto al passato e si affermarono diverse squadre come l’Ertis di Pavlodar, l’Elimay di Semipalatinsk e il Taraz dell’omonima città. Ma verso la fine degli anni Novanta successe qualcosa che cambiò gli equilibri di tutto il paese e non solo quelli calcistici. Nel 1997 la capitale fu spostata in una cittadina nell’area centro-settentrionale del Paese, che venne rinominata Astana – letteralmente “Capitale” -, sostituendo Alma-Ata, che aveva assunto il nuovo nome di Almaty. Nel marzo 2019 Astana ha tuttavia cambiato denominazione in Nursultan, in onore del vecchio presidente Nursultan Nazarbaev.
Con lo spostamento della sede della capitale, Astana fu oggetto di grandi investimenti e la sua fisionomia cambiò radicalmente. Lo sport fu uno dei mezzi grazie al quale Astana ha affermato la propria centralità nel paese. Ma non solo: a partire dagli anni Dieci dei Duemila lo sport è diventato anche lo strumento per portare il “brand kazako” in giro per il mondo.
La nascita dell’Astana
Tutto inizia nel 2008, quando il Megasport e l’Alma-Ata si fondono insieme per dare vita al Lokomotiv, che tuttavia decide da subito di spostarsi ad Astana. La squadra ha notevoli disponibilità e riesce a mettere sotto contratto due bandiere del calcio russo come Andrej Tichonov ed Egor Titov. Nel 2010 la squadra vince la Coppa nazionale, mentre nel 2011 si afferma in Supercoppa. Sempre nel 2011 cambia nome e diventa Football Club Astana.
L’ultimo passaggio fondamentale è quello dell’affiliazione della squadra al Club Presidenziale Professionistico Astana, creato su iniziativa del Presidente della Repubblica del Kazakistan Nazarbaev nel dicembre 2012. Da allora l’Astana ha raccolto un secondo posto e sei titoli consecutivi, più diverse partecipazioni alle coppe europee (una ai gironi di Champions League e due a quelli di Europa League).
Ma che cos’è questo Club Presidenziale? È un ambizioso progetto, finanziato dal fondo di welfare nazionale “Samruk-Kazyna”, la cui mission principale è sviluppare e promuovere l’immagine internazionale di Astana e del Kazakistan, facendo leva sulle squadre – di calcio, ma anche ciclismo, basket ecc. – che portano il nome “Astana”. Semplificando moltissimo è come se lo Stato sostenesse apertamente una delle formazioni che partecipano al campionato, non solo nelle competizioni continentali, ma anche in quelle nazionali. Così l’Astana pur essendo un club giovane, ha un grande capitale a disposizione e già a partire dalla prima stagione, ha potuto acquistare dagli altri club la maggior parte dei giocatori della nazionale. Non meraviglia allora che siano stabilmente in testa alla Premier League kazaka.
E fuori da Nursultan come si vive il calcio? C’è il Kairat che dopo anni di crisi è tornato a competere con i rivali, piazzandosi secondo negli ultimi cinque campionati. E la rivalità cresce di stagione in stagione. Perché nonostante le vittorie dell’Astana, il calcio continua ad essere una questione di appartenenza: tutte le squadre in Kazakistan hanno una propria base di tifosi ed è quasi impossibile trovare qualcuno di Almaty che sostiene l’Astana. Tendenzialmente il tifoso tifa per la squadra della città dove vive.
Fra Europa e Asia
Se le rivalità sopravvivono, quello su cui i kazaki sembrano essere tutti concordi è il fatto di giocare in Europa. Il Kazakistan infatti fa parte della Uefa dal 2002. E tutti nel Paese appoggiano questa decisione: società, media e tifosi. Ai loro occhi la Uefa li ha introdotti nel vero calcio. E anche se il livello della nazionale non è abbastanza buono per il Vecchio Continente, tutti credono che il futuro sia a ovest. Far parte della Uefa è un altro aspetto della strategia di promozione del “brand kazako” nel mondo.
L’uomo che si occupò del passaggio dalla Confederazione asiatica a quella europea è Rachat Aliev, politico, diplomatico e allora marito di Dariga Nazarbaeva, figlia del presidente Nazarbaev. Tra il novembre del 2000 e il gennaio del 2001, Aliev intavolò i negoziati incontrandosi con il presidente della Fifa, Joseph Blatter, e l’allora presidente Uefa, Lennart Johansson: le confederazioni non sollevarono alcuna obiezione e nel maggio 2001 la Afc dichiarò che il Kazakistan era libero di prendere la propria decisione e la Uefa si dichiarò aperta all’ammissione. Il voto si tenne alla riunione del Congresso del 25 aprile 2002 a Stoccolma e il Kazakistan venne ammesso a far parte della confederazione europea. Aliev cadde poi in disgrazia e nel 2007 venne coinvolto in una serie di scandali, fino ad essere costretto a fuggire e a rifugiarsi in Austria, dove richiese asilo politico.
Ma nonostante una squadra competitiva a livello europeo e una nazionale in crescita, sui prati del Kazakistan non crescono solo rose, anzi. Gli attesi progressi tardano ad arrivare, soprattutto a causa della corruzione. Per esempio, solo qualche mese fa l’ex presidente del “Club Presidenziale Astana” è stato arrestato perché si era intascato una bella somma delle risorse elargite per le attività del club. Infine, alcune avverse condizioni climatiche mettono a dura prova le strutture kazake. La qualità dei manti erbosi è assolutamente insufficiente e l’unico stadio certificato dalla Uefa è quello dell’Astana, ma solo perché ha l’erba sintetica. Insomma la strada da Nursultan all’Europa del calcio è ancora lunga.
Foto: futbolgrad