Quello che sta succedendo in Polonia sulla questione voto ha davvero dell’incredibile. Il problema centrale ruota intorno alle elezioni presidenziali in programma per il 10 maggio. Nell’emergenza pandemica attuale, sono tutti concordi nel non obbligare le persone a recarsi alle urne, ma nessuna forza politica sa cosa fare per risolvere il dilemma: come votare o come non votare, facendo coincidere aspetti costituzionali con interessi politici.
Obiettivo del governo: votare a tutti i costi
Il partito alla guida del paese Diritto e Giustizia (PiS) da settimane è impegnato a cercare la formula corretta per votare a tutti i costi. Dapprima si era pensato di procedere con il voto per corrispondenza per la popolazione più anziana, mandando fisicamente alle urne il resto dei cittadini. Con l’aggravarsi dell’emergenza in tutta Europa, questa soluzione è apparsa ben presto impraticabile. Il PiS ha pensato quindi di adattare la procedura del voto per posta per tutti gli aventi diritto. Questo significherebbe una mobilitazione dei servizi nazionali di corrispondenza che non ha precedenti nella storia. Sono 30 milioni i plichi elettorali da recapitare nelle case dei cittadini polacchi, più altrettanti per un eventuale secondo turno di ballottaggio. Il tutto da organizzare in pochissime settimane, con una serie di incognite che getterebbero un’ombra cupissima sulla legittimità del voto.
In primis, l’elezione avrebbe una visibile parvenza di incostituzionalità. La Corte Costituzionale polacca ha infatti escluso la possibilità di modificare la procedura di voto nei sei mesi precedenti la tornata elettorale. Le opposizioni sono intenzionate a boicottare il voto con tali premesse, e la maggioranza degli elettori è contraria a questi tentativi forzati di votare a qualsiasi costo. Le già citate difficoltà tecniche nell’organizzazione chiudono il cerchio di un processo elettorale davvero poco legittimato.
Le modifiche volute dal PiS sono ferme al Senato, dove il governo non ha la maggioranza. L’opposizione avrà tempo fino a pochissimi giorni prima del voto per emendare la legge, allungando ancora di più le tempistiche per l’approvazione finale che spetta al Sejm, la Camera dei deputati polacca, controllata dal PiS.
Nell’incertezza totale, il governo ha nominato un uomo vicino al PiS alla guida delle poste nazionali, incaricate della gestione del voto per corrispondenza, dando vita a ulteriori polemiche. Nel frattempo, lo stesso partito di governo ha presentato al parlamento una proposta di rinvio del voto al 2022.
L’apparente incongruenza nelle proposte del PiS nasconde una tattica politica ben ragionata. Per estendere il mandato dell’attuale presidente c’è bisogno di una modifica costituzionale, possibile solamente con i voti delle opposizioni. In questo modo il partito al governo vuole mettere alle strette la minoranza, costringendola a collaborare verso una soluzione che, sebbene non ottimale per il PiS, garantirebbe al presidente uscente due anni in più alla guida del paese, e agli uomini di Kaczyński di guadagnare abbastanza tempo per rispondere alla probabile crisi economica post-epidemia e riorganizzare l’intera proposta elettorale.
Un rifiuto delle opposizioni di emendare la costituzione in questo senso legittimerebbe automaticamente il voto per posta come unica soluzione possibile, mettendo nei guai i partiti oppositori e validando politicamente la proposta originaria del PiS di votare comunque.
Obiettivo dell’opposizione: rinviare il voto in autunno
Nel rebus elettorale, le opposizioni si trovano in una posizione molto complicata da gestire politicamente.
La soluzione migliore per loro, e anche la più ragionevole a uno sguardo esterno, sarebbe a portata di mano del governo. Se l’esecutivo dichiarasse lo stato di emergenza, come fatto per esempio dalla vicina Ungheria, le elezioni verrebbero automaticamente sospese fino alla fine dell’emergenza. L’opposizione eviterebbe così di partecipare a un voto già scritto, in condizioni eccezionali che certamente penalizzano qualsiasi sfidante del presidente uscente, rendendo impossibile una reale campagna elettorale. Ma la decisione sullo stato emergenziale spetta al governo, quindi l’opposizione si trova a dover cercare un’altra strada.
Il voto per corrispondenza sarebbe la soluzione peggiore. Si andrebbe incontro a una vittoria certa di Andrzej Duda, il Capo dello stato uscente, candidato de facto del PiS. Oltre alle questioni morali ed etiche sull’opportunità di votare in piena emergenza, la preoccupazione dell’opposizione è quindi di natura politica. Non ci sono molte altre carte da giocare per la minoranza, costretta a osservare le mosse del PiS e a tentare questa volta di difendere il senso comune della maggioranza dei cittadini polacchi, elettori del PiS inclusi, che preferirebbero il rinvio del voto.
L’opposizione ha presentato in Senato un emendamento alla proposta di votare per corrispondenza. La modifica introdurrebbe una procedura telematica per quanti muniti di connessione funzionante. Non c’è bisogno di un costituzionalista polacco per accorgersi dell’incostituzionalità di questa ulteriore trovata.
La soluzione più probabile rimane quella di votare per posta, ma in una tale situazione nulla è da escludere. Qualsiasi sarà la fine di questa storia, a farne le spese è oggi la salute dei cittadini polacchi mentre domani sarà quella della democrazia del paese e della sua costituzione.
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