Lo scorso 11 marzo, alcuni agenti armati dei servizi segreti federali russi hanno fatto irruzione in alcune case della città di Bachčysaraj, violando la privacy e il domicilio di sette famiglie appartenenti alla minoranza dei tatari di Crimea. È seguita una nuova ondata di arresti che ha coinvolto lo storico Seytumer Seytumerov, il padre Enver Mustafayev (successivamente rilasciato) e i tre attivisti di Crimean Solidarity Osman Seytumerov, Ahmet Suleymanov e Rustem Seitmemetov. Tutti i detenuti sono stati accusati ai sensi dell’articolo 205.5 del codice penale russo per “Organizzazione di attività in un’associazione terroristica e partecipazione a tali attività in suddetta associazione”.
La “letteratura proibita” e l’incursione del FSB
Ahmet Suleymanov è un attivista e giornalista di Crimean Solidarity; in rete ha pubblicato diverse informazioni sugli arresti e i processi politici sulla questione tatara. Di recente ha limitato tale attivismo civico, ma solo a causa di gravi problemi cardiaci; problemi che potrebbero aggravarsi a causa delle condizioni precarie nell’attuale carcere di Sinferopoli. Assieme ai fratelli Osman e Rustem Seytumerov e allo storico Seytumer Seytumerov sono stati arrestati lo scorso 11 marzo con l’accusa di coinvolgimento nel partito pan-slamista Hizb ut-Tahrir, un’organizzazione pacifica legale in Ucraina e in molti altri paesi, ma bandita per terrorismo in Russia.
Nessuna prova è mai stata fornita alla Corte Suprema della Russia, che nel 2003 ha dichiarato Hizb ut-Tahrir un gruppo terrorista; eppure, queste accuse ai sensi dell’articolo 205.5 del codice penale russo prevedono una condanna da 10 a 20 anni di reclusione per gli accusati.
Nonostante le autorità russe fossero prive di mandato, nessuno ha potuto impedire l’ennesima operazione di “ricerca di letteratura e tecnologia proibita”. Agli avvocati delle persone accusate, giunti in loco, è stato impedito di essere presenti durante la perquisizione. “La ‘ricerca’ è da interpretare in modo molto approssimativo, in quanto l’FSB porta sempre con sé del materiale perseguibile e, in assenza di avvocati, afferma di averlo ‘trovato’”, afferma Edem Semedlyaev, uno degli avvocati che non ha potuto assistere alle perquisizioni.
In almeno un caso, infatti, la “letteratura proibita” è un’invenzione dell’FSB, interessato a scovare materiale scritto o tecnologia informatica che riescano a compromettere l’innocenza di attivisti, giornalisti e relative famiglie. Le operazioni sono volte a terrorizzarli al fine di farli tacere sulle persecuzioni e su altre violazioni dei diritti umani dei tatari di Crimea da parte delle autorità russe, aggravatasi in seguito all’occupazione della penisola nel 2014.
Le denunce inascoltate
La procura di Crimea ha già avviato un procedimento penale ai sensi dell’art. 146 “Privazione illegale della libertà o rapimento”. Igor Ponočovniy, procuratore della Repubblica autonoma di Crimea, ha affermato che “le ricerche illegali nel territorio temporaneamente occupato sono diffuse e sistematiche e non hanno nulla a che fare con le forze dell’ordine, in quanto mirano esclusivamente a intimidire la popolazione e perseguire le persone”. Inoltre, come affermato dal Commissario per i diritti umani Lyudmyla Denisova, i tatari di Crimea tenuti illegalmente in custodia nel territorio russo continuano a subire pressioni e violenze di diverso ordine, senza ricevere le cure necessarie.
Secondo gli esperti del Crimean Tatar Ressource Center, nel 2019 sulla penisola si sono verificati più di 150 arresti e oltre 300 violazioni alla libertà dei tatari di Crimea. Il Centro condanna fermamente queste reiterate azioni illegali da parte delle forze di sicurezza russe che violano la libertà di espressione e di culto degli abitanti della penisola occupata. La Federazione russa sta abusando della sua legislazione per scopi politici, in particolare per reprimere la lotta non violenta dei tatari di Crimea e la loro protesta contro l’occupazione della Crimea. Ma, mentre il Centro invita la comunità internazionale e le organizzazioni internazionali per i diritti umani a intensificare la pressione sulla Russia e porre fine alla persecuzione politica sulla penisola, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov continua a sostenere l’idea che parlare di violazioni dei diritti umani nell’annessa Crimea è pura invenzione.
Immagine: ATR.ua