Un esecutivo destinato a fallire
Il 26 febbraio scorso il presidente Klaus Iohannis ha nominato il nuovo primo ministro, il membro del PNL Vasile-Florin Citu.
Il precedente governo di Ludovic Orban era infatti stato sfiduciato il 5 febbraio attraverso una mozione appoggiata dai socialdemocratici, che aveva ottenuto 261 voti (233 il minimo per passare). Essa era stata presentata a seguito del tentativo da parte del governo liberale di apportare modifiche al sistema di elezione dei sindaci, portandolo da un turno a due turni (qui per saperne di più).
Giovedì 5 marzo sono terminate le udienze presso le commissioni parlamentari per accettare o meno la lista dei ministri proposta da Citu. Nove ministri hanno ricevuto avviso positivo, fra cui il ministro della difesa, dell’economia, degli affari interni e degli affari esteri. Altri sette invece un giudizio negativo – fra essi giustizia, sanità, educazione e lavoro e protezione sociale.
Il nuovo governo verrà sottoposto a voto di fiducia giovedì prossimo, il 12 marzo, in seduta comune di Camera e Senato.
Non sarà semplice per Citu ottenere l’investitura: le opposizioni preferirebbero un primo ministro indipendente, e il PSD – che ha ancora la maggioranza dei seggi in parlamento – ha dichiarato che non voterà per l’esecutivo, anche se garantirà il quorum presentandosi alle camere.
Citu è stato ministro delle Finanze nel governo Orban, e ha attirato su di sé ostilità a causa delle dure misure proposte per gestire il crescente deficit statale.
L’attuale scenario confermerebbe l’intento di Iohannis, già palesato a inizio febbraio, di portare le camere verso lo scioglimento, senza ricercare una vera soluzione all’interno dell’attuale configurazione parlamentare, e avere così elezioni anticipate a giugno, insieme a quelle locali. Il fine ultimo sarebbe far fruttare l’ampio consenso popolare di cui, secondo i sondaggi, gode al momento il PNL (47 percento), e mettere fine all’instabilità politica rumena. Dal PSD sono sempre maggiori le critiche contro il capo dello stato “in continua campagna elettorale per il PNL”. A sua volta il PNL e Iohannis attaccano il PSD “disperatamente aggrappato ai meccanismi del potere” e che insiste a bloccare qualunque iniziativa di riforma.
Da ottobre sono già caduti due esecutivi, e l’incertezza provocata da un parlamento frammentato desta molta preoccupazione, e ha impatti socioeconomici non trascurabili.
La sfida per Bucarest
Nelle ultime settimane l’altro tema caldo della scena politica nazionale è costituito dalla scelta dei candidati per le elezioni comunali di Bucarest. Nell’intento di abbattere il fortino social-democratico, i partiti di centrodestra si sono riuniti con un unico candidato, il fondatore ed ex leader di Unione per la Salvezza della Romania (USR) Nicusor Dan.
Nato nel 1969, Dan è matematico e attivista civico. Si era già candidato nel 2012, quando ottenne circa l’8.5 percento dei voti, e nel giugno 2016, arrivando secondo dietro l’attuale sindaco Firea.
È un candidato formalmente indipendente, e anche per questo è stato scelto come colui che può rappresentare tutti i partiti della destra, in una collaborazione elettorale composta da PNL, USR e il suo alleato PLUS (Partito della Libertà, dell’Unità e della Solidarietà).
L’attuale sindaco continua a godere di un non indifferente appoggio popolare, come evidenziato da un sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca CURS nel periodo 23 gennaio-6 febbraio. Per il 40 percento delle persone intervistate lei resta la candidata più adatta e preparata. Nicusor Dan si posizionerebbe solamente in terza posizione con il 26 percento, dopo Traian Basescu (già ex sindaco di Bucarest nel periodo 2000-2004, e presidente della Romania dal 2004 al 2014 per due mandati consecutivi).
La scelta di Dan ha provocato malumori all’interno della coalizione di centro-destra formata dall’USR e da PLUS, il partito dell’ex premier Dacian Ciolos, che avrebbe preferito puntare su un altro candidato, Vlad Voiculescu. Per settimane le due formazioni sono state occupate in trattative serrate, cercando accordi per spartirsi il municipio.
Le negoziazioni sono fallite a fine febbraio, nel momento in cui il PNL, il partito più forte del centro-destra, ha dichiarato la sua preferenza per Dan, il quale verrà comunque appoggiato – a malincuore – anche da PLUS.
Un centro-destra unito resta infatti l’unica possibilità per togliere lo scranno cittadino più alto a Gabriela Firea e al PSD.
Fonte foto: b1.ro