Georgi Gospodinov

LIBRI VOLAND: “Noi diversi” di Veselin Marković

 

Noi diversi di Veselin Marković

traduzione di Anita Vuco

a cura di Daniela Di Sora

Voland edizioni, 2020

pp.400

€ 18,00

 

Il romanzo Noi diversi di Veselin Marković (in serbo Mi različiti) è uscito nel 2010 ed è stato pubblicato in una nuova edizione dalla casa editrice serba Arhipelag nel 2016, vincendo numerosi premi nel paese di origine dell’autore oltre ad essere stato tradotto in numerose lingue. Considerato una delle opere più significative della narrativa serba contemporanea, il romanzo è adesso disponibile per il pubblico italiano grazie a Voland, che, nel 2020, lo ha pubblicato nell’eccellente traduzione di Anita Vuco; il volume è curato da Daniela di Sora. Prosegue l’opera di divulgazione della letteratura “minore” portata avanti con impegno da Voland, che, questa volta, ci permette di scoprire una delle voci più interessanti delle letterature provenienti dai paesi dell’ex Jugoslavia.

Il tema del “diverso”

Già presente sin dal titolo, il tema principale del libro è la diversità. Nel romanzo si intersecano due storie personali: Vladimir è cresciuto con il peso sulla coscienza di una morte di cui si sente colpevole, mentre Valentina soffre di una rarissima patologia della pelle, che sin da bambina l’ha portata a frequenti cure in ospedale e, successivamente, a una vita costantemente “marchiata”. Due esistenze, dunque, che sono legate da un comune sentimento di diversità rispetto al resto del mondo e che fanno risaltare uno dei temi preferiti dallo scrittore: la solitudine.

Non documentario, ma letteratura

Nell’interessante Postfazione di Anita Vuco colpisce un’idea di Marković: la letteratura, per essere tale, deve rispondere in primo luogo a elementi stilistici e formali piuttosto che essere asservita a problematiche sociali: la letteratura è tale se risponde a elementi formali e non solo contenutistici, che, pure, nel caso di Marković, sono estremamente interessanti, Effettivamente, lo scrittore serbo cura la forma, la struttura narrativa, la crescita dei personaggi e il ritmo diegetico con grande capacità: in questo senso va inteso il suo rifiuto dei libri “documentari”. Tra i tanti scrittori del passato, Marković individua in Nabokov e Proust due modelli narrativi: di questi autori del Novecento si è occupato anche nella sua produzione di critica letteraria  e di Nabokov è stato anche traduttore. 

Un libro che unisce il ritmo del “giallo” all’analisi psicologica

Marković è uno scrittore che cesella e che ha costantemente sotto controllo la forma, realizzando un lavoro dallo stile classico, ma, al tempo stesso, capace di coinvolgere e di catturare il lettore come un giallo, facendogli tenere costantemente il fiato sospeso. Il prologo doppio del romanzo è da solo un piccolo capolavoro di scrittura. La tranquillità dell’infanzia in campagna di Vladimir (che ricorda le atmosfere luminose e sognanti del libro di Florian che abbiamo recensito qualche mese fa), accostata enigmaticamente allo strano “gioco” in ospedale di Valentina, ci fa capire, attraverso piccole allusioni, che la tragedia incombe

E, infatti, Valentina sa di essere destinata a una morte prematura, che riuscirà forse a raggiungere i quarant’anni, “ma i cinquanta quasi certamente no”. La sua condizione esistenziale è unica: “Circa un bambino ogni due milioni nasce senza quel gene. E quel bambino sono proprio io. Una su due milioni”. Intanto, Vladimir rintraccia il suo ultimo ricordo felice prima della tragedia che ha cambiato la sua vita e quella della sua famiglia:

“Sto cercando di capire qual è l’ultimo ricordo felice della mia infanzia. Il confine posso tracciarlo facilmente, sin troppo facilmente. Un pomeriggio d’inverno la mia vita è andata in frantumi e ricordi felici non ce ne sono stati più. Accadde verso l’inizio dell’inverno, così non soltanto il nostro era stato un Capodanno senza albero né regali, ma eravamo rimasti lì senza parlare, nel silenzio di quella casa solitaria. Per ritrovare un bel ricordo, a cui potersi aggrappare nel tentativo di sfocare tutte le immagini successive, la mia mente è costretta a tornare indietro nel passato, a risuscitare gli insetti più resistenti e le ultime foglie ingiallite”.

Il passato è sempre presente nelle vicende di Vladimir e Valentina, che, tuttavia, non rimangono immobili, ma agiscono alla ricerca di risposte. Ed è la casualità e l’imprevedibile ironia del destino a caratterizzare questo libro di ricerca della verità individuale: i personaggi si sviluppano, indagano e crescono in un continuo tentativo di tornare a spiegare la (loro) realtà.

FOTO: voland.it

Chi è Federico Donatiello

Sono nato a Padova nel 1986, città in cui mi sono laureato in Letteratura medievale. Sono dottore di ricerca sempre a Padova con una tesi di storia della lingua e della letteratura romena. Attualmente sono assegnista di ricerca a Padova e docente di letteratura romena a "Ca' Foscari" a Venezia. Mi occupo anche di traduzioni letterarie e di storia dell'opera italiana.

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