ROMANIA: L’uomo che fregò il vino ai comunisti

Per i greci era Dioniso, per i romani Bacco, in Romania la divinità del vino si chiamava Gheorghe Ștefanescu: negli anni ’70 è divenuto l’uomo più ricco del paese, riuscendo a frodare lo Stato per 5 milioni di dollari, (solo) il decimo più grande illecito della storia romena (considerando i miliardi dei tempi recenti) e l’unico caso di corruzione che trapelò dalla stampa minuziosamente controllata dal regime. L’ascesa e il tramonto di questa leggenda furono poi narrate, in chiave propagandistica, nel film Secretul lui Bachus (‘Il segreto di Bacco’), del 1984: la storia dell’alchimista che riuscì a trasformare l’acqua in vino e il vino in oro ebbe un successo colossale e gli valse il titolo post-mortem di “Bachus”.

Vino, oro e corruzione

Le premesse di questo speciale mito balcanico vanno ricercate agli inizi degli anni ’50, quando venne nazionalizzato il commercio di bevande alcoliche e limitato il consumo di alcol. Un ventennio dopo, Ștefanescu trova la formula del successo: comprare vino dai vigneti di Cotești, i cui proprietari dichiaravano una produzione minore del reale (a causa di calamità naturali) per poter aumentare i guadagni con la vendita del surplus “segreto”, miscelare vino a basso costo con vino di maggiore qualità oppure rakija, ad alta gradazione alcolica, con grappa di prugne e acqua, poi, rivendere tutto ad un prezzo inflazionato. Un sistema semplice, “a conduzione familiare”, che inizialmente coinvolgeva pochi fidati, ma che aveva reso il deposito di Calea Griviței 325 uno dei luoghi più famosi e amati della capitale. Dopo aver mantenuto un profilo basso i primi anni, dal 1974 “nea Gică” diventa una star, l’attività esplode: il vino arriva in città con i vagoni ferroviari, il polveroso parcheggio si riempie di Lada, per le mani di Ștefanescu girano gioielli e lingotti d’oro, non esiste festa bucarestina a cui non ci sia una bottiglia di Bachus.

La rete di conoscenze raggiunge livelli impressionanti. Era evidente che, perché un colosso del genere rimanesse fuori dai radar della Securitate, la polizia segreta romena, il circolo di corruzione  e fidelizzazione dovesse aver raggiunto anche alti funzionari del partito e membri della Securitate stessa. Quando l’impero cadde, le accuse non risparmiarono nessuno. Nel dossier “Fermezza ‘78” o, come passò alla storia, “Il vino”, furono indagate e condannate 284 persone.

La fine dell’età dell’oro

C’è chi dice che dal ’74 i famosi vini di Ștefanescu fossero in realtà un mix di acqua, alcol, coloranti e aromi. La scoperta della falsificazione, quattro anni dopo, sarebbe avvenuta a causa di un matrimonio posticipato: un ufficiale della Securitate avrebbe comprato vino per il matrimonio della figlia, solo per dover poi rinviare di una settimana i festeggiamenti… il tempo necessario perché il vino si trasformasse in acqua! In realtà le transizioni del commerciante erano seguite da tempo e per quanto tutti i documenti fossero in regola e la sua attività fosse premiata nel settore, è stato tradito dalla passione per l’oro, sua unica indiscrezione in un regime che non permetteva di possederne in grandi quantità. Dopo essere stato colto in flagrante durante una compravendita di gioielli, la situazione è precipitata. Seguono due anni di indagini e nel 1980 arriva la sentenza capitale, eseguita nel dicembre del 1981 al penitenziario di Jilava.

Chi era Ștefanescu?

Se Ceaușescu sognava l’Epoca de aur (‘età dell’oro’, così amava chiamare gli anni del suo regime), Ștefanescu l’ha a suo modo realizzata.  Dietro al mito stava un uomo semplice, discreto, senz’altro astuto. All’apice della sua fama Gheorghe aveva sui 50 anni, al suo bancone, con basco e matita dietro l’orecchio, passava abbastanza inosservato. Un uomo fatto da sé, che, non molto diversamente dal Conducător, aveva terminato quattro classi, altre quattro le aveva frequentate alle scuole serali. Fortuna con il mestiere di famiglia, cinque generazioni di commercianti di vino; e di certo non gli si può rimproverare di non aver tenuto alto l’onore: riuscì a vendere illegalmente 400.000 litri in poco più di sette anni.

“Volevo offrire una buona vita ai miei figli” aveva dichiarato ad uno degli interrogatori. La leggenda invece tramanda un’altra frase, la risposta pronunciata di fronte a Ceaușescu stesso, che gli avrebbe chiesto cosa voleva farsene di tutti quei soldi: “volevo rovesciare il regime”. Un Bacco moderno, che attraversa Bucarest e la sconquassa.

Foto: stiri-tvr.ro

Chi è Andreea David

Nata in Romania nel 1995, attualmente studia Filologia moderna presso l'Università degli studi di Padova. Un po' romena un po' italiana, cerca il suo posto nel mondo scrivendo su East Journal di cultura e amenità.

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