Ora è ufficiale: a partire dal 2020, l’Ucraina non importerà più energia elettrica dalla Russia. La decisione, ufficializzata dal presidente Zelensky lo scorso 25 dicembre, mette fine a mesi di aspre discussioni tra i ranghi della Verchovna Rada, il parlamento ucraino. La formulazione dei nuovi emendamenti, ben più drastica delle premesse, è destinata a modificare radicalmente gli equilibri geopolitici e le relazioni tra Kiev e Mosca.
L’iter legale: la riforma del mercato energetico ucraino
Il caso era nato il 18 settembre, quando il Parlamento ucraino aveva approvato un emendamento della legge sul mercato dell’elettricità che, qualora entrato in vigore, avrebbe ammorbidito il regime sanzionatorio nei confronti di Mosca, permettendo nuovamente l’acquisto di energia elettrica sul mercato infra-giornaliero e da paesi non membri della Comunità Energetica Europea, quali appunto la Russia e la Bielorussia.
Negli scorsi mesi, la misura adottata dalla Verchovna Rada, definita dall’analista Andrian Prokip “un cavallo di Troia del Cremlino”, aveva infuocato il dibattito parlamentare ucraino. Gli obiettivi indicati dal capo del comitato per l’energia Andriy Gerus, ossia la necessità di stimolare la competitività e abbassare i costi nel mercato delle energie, non erano stati ritenuti sufficienti a giustificare un tale azzardo in uno scenario di relazioni estremamente tese tra Kiev e Mosca, aggravato inoltre dalla ripresa dell’export russo verso l’Ucraina.
Come cambia il mercato ucraino dell’energia elettrica
Lo scorso 25 dicembre, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definitivamente approvato la legge 330-IX, che introduce ufficialmente il divieto di acquisto di energia elettrica dalla Federazione russa. Come specificato da Zelensky, l’intento è quello di garantire un appropriato controllo del prezzo dell’elettricità e la tutela della competitività nel mercato, insieme a una complessiva riorganizzazione della produzione termo-elettrica nel paese.
La Commissione Nazionale per la Regolazione Statale dell’Energia e dei Servizi Pubblici potrà infatti imporre un calmiere nel Mercato del Giorno Prima , ma non dopo un adeguato consulto con la Commissione Anti-Monopolio Ucraina. A partire dal primo aprile 2020, la Commissione potrà infine modificare l’importo delle tariffe doganali su produzione e forniture di energia elettrica e termo-elettrica, mentre il Consiglio dei Ministri manterrà il diritto di rimuovere il divieto per uno specificato periodo di tempo al fine di evitare eventuali emergenze della rete elettrica nazionale.
Sicuramente, la decisione di Kiev di vincolarsi ancor più alla Comunità Energetica Europea si pone in continuità con il percorso politico intrapreso a partire dal 2014. Secondo l’International Energy Agency(l’Agenzia internazionale per l’energia), la scelta di smarcarsi ulteriormente dalle forniture russe aiuterà l’Ucraina a diversificare i propri approvvigionamenti energetici ed attrarre nuovi investimenti stranieri sulle energie rinnovabili.
Alcune stime prevedono poi un aumento del 10-15% delle quote di mercato della società energetica nazionale ucraina Energoatom, attualmente fornitrice del 55% del fabbisogno elettrico nazionale e già protagonista, nei mesi scorsi, di un’accesa querelle col governo, accusato di vendere il settore energetico ucraino alla Russia.
Basta tuttavia dare un’occhiata alle statistiche Comtrade delle Nazioni Uniti per capire che il recente veto ucraino, che elimina “solamente” il 2,2% delle importazioni energetiche da Mosca, rappresenta un piccolo passo di un percorso ancora lunghissimo per un’economia strutturalmente dipendente dalle forniture energetiche russe.
Senza dubbio alcuno, l’Ucraina rimane dunque un punto cardinale nella bussola del Cremlino, interessato non solo a ripristinare la propria egemonia politico-economica sul paese, ma anche a tutelare gli oleodotti e gasdotti russi che garantiscono il transito delle esportazioni di idrocarburi verso l’Europa.
È dunque un caso che la nota rilasciata dalla Presidenza russa il 31 dicembre non fornisca alcuna reazione ufficiale al provvedimento preso da Zelensky, ma anzi lo trascuri completamente per dare invece enfasi all’importantissimo accordo per il gas stipulato nei giorni scorsi?
Immagine: president.gov.ua