Si sono chiuse alle 19 le urne per il primo turno delle elezioni presidenziali in Croazia, e alle 22 erano già noti i risultati finali: in testa l’ex premier socialdemocratico Zoran Milanović (SDP-S&D) con il 29.5%, seguito dalla presidente uscente Kolinda Grabar-Kitarović (HDZ-EPP) al 26.7%. Un risultato che conferma il tradizionale bipolarismo croato, che rischiava di essere stravolto dall’ascesa del nazional-populista cantante folk Miroslav Škoro, che si è portato a casa i voti di una buona fetta dell’elettorato di destra deluso dalle gaffe e dalla performance appannata della Grabar-Kitarović.
Gli altri 8 candidati si sono spartiti il restante 20% dei voti – tra questi anche il 4,6% per l’artista Dario Juričan, che aveva cambiato il proprio nome in quello del sindaco di Zagabria Milan Bandić e prometteva “più corruzione per tutti, non solo per alcuni”. Ancora non è stato contato il voto della diaspora, che non dovrebbe comunque modificare più di tanto il risultato finale (in Bosnia-Erzegovina ha trionfato la Kitarovic, mentre in Germania ha vinto Škoro).
A livello geografico, Milanović ha vinto nella capitale Zagabria e nelle regioni del nord e dell’ovest del paese, Istria inclusa. I candidati di destra sono stati invece in vantaggio nelle regioni della Slavonia (Škoro) e della Krajina e Dalmazia (Grabar-Kitarović).
Al secondo turno, che si terrà il 5 gennaio, Grabar-Kitarović resta la favorita: una fetta dell’elettorato HDZ che al primo turno le ha preferito Škoro potrebbe tornare a votarla pur di non vedere il detestato Milanović al palazzo del Pantovčak. Dall’altra parte, per vincere al secondo turno Milanović dovrà mobilitare non solo gli elettori dei vari candidati liberali e di sinistra, ma soprattutto una buona fetta degli astenuti, che anche questa volta rappresentano la metà del corpo elettorale croato. Una sfida difficile.