Martedì 10 dicembre Rafał Kazimierz Trzaskowski, sindaco di Varsavia e membro del partito liberale Piattaforma Civica, ha annunciato di voler collaborare con i sindaci delle città di Budapest, Bratislava e Praga nell’instaurare un rapporto di collaborazione diretta tra queste città e l’Unione Europea.
La proposta, che potrebbe prendere una forma più concreta nelle prossime settimane, pone Trzaskowski e gli altri sindaci in contrasto con le politiche dei rispettivi governi nazionali, e in particolare con gli esecutivi polacco e ungherese.
La questione economica
Alla base della proposta di Trzaskowski ci sono considerazioni di natura economica. Da alcuni mesi ormai l’Unione Europea sta valutando di vincolare la concessione di fondi strutturali al rispetto dello stato di diritto e della democrazia da parte dei vari esecutivi nazionali. Il governo polacco è sotto la lente d’ingrandimento dell’UE dopo le recenti riforme che, secondo alcuni analisti, limiterebbero la tenuta democratica del paese e subordinerebbero il potere giudiziario a quello esecutivo. I nazional-conservatori di Diritto e Giustizia (PiS), partito che governa la Polonia dal 2015, hanno messo in campo un braccio di ferro con l’Unione Europea proprio su questo tema.
Il più grande timore di Trzaskowski è che l’UE chiuda i cordoni della borsa e tagli i fondi concessi alla Polonia. La città di Varsavia a partire dal 2014 ha beneficiato di oltre quattro miliardi di euro di fondi europei, e il venir meno di queste entrate metterebbe in grande difficoltà l’amministrazione cittadina. Da qui il tentativo di ottenere questi fondi strutturali in maniera diretta, dialogando con l’Unione Europea e di fatto aggirando il proprio governo nazionale.
Un’asse politico pro-UE
La proposta di Trzaskowski è rivolta alle altre tre capitali dei paesi del blocco di Visegrad, tutte rette da esecutivi liberali e europeisti, in netto contrasto con formazioni sovraniste come Diritto e Giustizia (PiS) o l’ungherese Fidesz, il partito di Victor Orban.
Trzaskowski si è rivolto innanzitutto a Gergely Karácsony, eletto sindaco di Budapest lo scorso ottobre e membro di Dialogo per l’Ungheria (PM), partito di centrosinistra e ecologista, che ha strappato la capitale ungherese dalle mani del candidato del partito di Victor Orban.
Il sindaco di Praga, Zdeněk Hřib, è membro del Partito Pirata Ceco e ha espresso posizioni vicine al liberalsocialismo: prima della sua discesa in campo nel 2013, Zdeněk Hřib in qualità di medico ha collaborato spesso con l’Organizzazione mondiale della Sanità e con le istituzioni europee.
Matúš Vallo, oggi sindaco di Bratislava, è il terzo interlocutore del sindaco di Varsavia: battitore libero, si è candidato come uomo di punta di una lista civica che alle elezioni del dicembre 2018 ha sconfitto di misura Ivo Nesrovnal, sindaco uscente e membro dei conservatori slovacchi.
Del resto lo stesso Trzaskowski è membro del partito Piattaforma Civica (PO), formazione liberale che rappresenta la destra europeista principale avversaria dei sovranisti polacchi di Diritto e Giustizia (PiS). Sembra molto chiaro, dunque, che nelle intenzioni del sindaco di Varsavia non ci sia solo il tentativo di assicurarsi i fondi strutturali dell’Unione Europea, ma anche la volontà di costruire un asse politico con le forze liberali ed europeiste in funzione anti-sovranista e in opposizione frontale al proprio governo nazionale. L’anti-Visegrad sempre prendere forma.
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