di Kaspar Hauser
A Kiev ormai c’è la dittatura. L’unico modo per uscirne è non far morire il “sogno europeo del popolo ucraino“. È così che, in una lettera-appello inviata dal carcere ai media europei, l’ex premier Yulia Timoshenko chiede all’Ue di portare avanti il processo di integrazione europea dell’Ucraina e siglare un accordo con Kiev per la creazione di una zona di libero scambio.
L’Unione Europea finora si è limitata a definire il “politico” il processo contro la Timoshenko ma le relazioni commerciali con l’Ucraina proseguono, a essere congelate sono quelle diplomatiche. La Timoshenko è in carcere da tre mesi: secondo Bruxelles non doveva restarci più di qualche settimana. Le cancellerie europee, in altre economiche faccende affacendate, hanno ritenuto che la condanna sarebbe bastata quale atto simbolico e che un indulto preparato ad hoc avrebbe liberato la “zarina del gas”. Nulla di ciò è accaduto. L’affaire Timoshenko sembra essere sfuggito di mano tanto all’Europa quanto a Yanukovych.
Da dietro le sbarre della cella in cui si trova rinchiusa da quasi tre mesi, l’eroina della Rivoluzione arancione chiede all’Ue di “non badare al deliberato sabotaggio del processo da parte del governo ucraino” e di proseguire nel processo di avvicinamento tra Kiev e l’Europa rappresentato dall’accordo di associazione e libero scambio. Un avvicinamento che potrebbe anche renderle la libertà. L’affaire Timoshenko è infatti sul piatto delle trattative. “Non vorrei vedere il futuro europeo del mio Paese danneggiato per nessuna ragione – scrive la Timoshenko nella lettera – tantomeno per il mio benessere”.
La Timoshenko prosegue la sua missiva affermando che in Ucraina “non c’è più la divisione dei poteri in legislativo, giudiziario ed esecutivo” perché “tutto il potere è concentrato nelle mani di una sola persona”.
La leader dell’opposizione, inoltre, è scettica sul fatto che l’Ucraina possa uscire da sola da questa situazione perché “la società civile è giovane, le istituzioni democratiche sono deboli” e “i tribunali, il parlamento e i mezzi di comunicazione sono stati totalmente assoggettati dalle autorità“. Per salvare la democrazia ucraina, quindi, a suo avviso, è necessario che l’Ue sigli con Kiev un accordo di associazione e libero scambio, in modo che la repubblica ex sovietica si avvicini all’Europa allontanandosi dalla sfera di influenza russa.
Oltre alla condanna a sette anni di reclusione per abuso di potere per il controverso contratto per le forniture di gas siglato con Mosca, sulla testa della Timoshenko pendono altre cinque inchieste: tutte avviate dopo che Yanukovych è stato eletto presidente.
Un’Europa esangue, drogata di gas russo e succube del Cremlino, alle prese con la crisi economica degli stati membri difficilmente farà qualcosa per la democrazia in Ucraina. L’Ucraina è anche scomparsa dai giornali italiani. è fondamentale quindi che giornali e blog indipendenti continuino a occuparsi di questo paese. Grazie all’amico Matteo Zola per lo spazio riservato all’Ucraina su eastjournal e grazie a Matteo Cazzulani de Il Legno Storto per tenerci aggiornati quotidianamente su ciò che succede a Kyiv. Anch’io sto lavorando per la causa ucraina e tra qualche mese vi metterò al corrente del mio lavoro!
Max Di Pasquale
E’ la dimostrazione LAMPANTE che è la MAGISTRATURA che comanda, così come avviene in ITALIA e in altri Paesi dellEst
toghe rosse a Kiyv?
O è piuttosto la politica che comanda la magistratura?
(anche l’Italia è un paese dell’est?)
Ma no, il problema è che in Ucraina non è ancora partito il nuovo tesseramento del PdL… poi le cose andranno meglio. 😉