Il 5 novembre le comunità rom di vari paesi europei hanno celebrato la giornata internazionale della lingua romanì (in lingua, Maśkarthemutno Dives palal i Romani Ćhib). Tale ricorrenza è stata ufficialmente istituita dall’Unesco nel 2015, nel desiderio di dare un segnale a favore dell’inclusione di questa lingua particolarmente vulnerabile nel patrimonio culturale europeo comune, e favorire la sua preservazione presso le minoranze del vecchio continente.
All’incirca dieci-dodici milioni di persone di origine rom abitano oggigiorno in Europa, tra cui sei milioni nei paesi dell’Unione Europea: i rom costituiscono la più grande minoranza etnica del continente, nonché quella che subisce il maggior numero di discriminazioni. Un recente sondaggio dimostra infatti come, all’interno dei paesi dell’Unione Europea i pregiudizi verso i rappresentanti di queste comunità rimangano particolarmente diffusi.
La Giornata internazionale della lingua romanì è stata celebrata per la prima volta dieci anni fa a Zagabria, su iniziativa dell’associazione per l’educazione rom in Croazia “Kali Sara”. La data selezionata è quella del 5 novembre, in onore del giorno in cui nel 2008 fu pubblicato il primo dizionario romanì-croato/croato-romanì nel paese, a cura di Veljko Kaitazi. L’anno seguente, nella stessa data, un importante simposio sulla lingua romanì ebbe luogo nella capitale croata: vi parteciparono studiosi di romologia, linguisti ed attivisti rom da tutto il mondo. In tale occasione, venne firmata la Dichiarazione sulla lingua romanì, un documento con cui si invitava il mondo intero ad unirsi all’iniziativa di divulgare e difendere questa lingua, preservando l’identità culturale delle minoranze rom, ed adottando misure per favorire l’istruzione ed alfabetizzazione dei parlanti.
A livello storico, la lingua romanì, che condivide caratteristiche grammaticali e lessicali con alcune delle lingue del subcontinente indiano, venne ufficialmente riconosciuta come lingua delle comunità europee durante il primo congresso rom del 1971, tenutosi nella cittadina di Orpington nei dintorni di Londra. A questo evento, finanziato in parte dal governo indiano ed in parte dal Consiglio ecumenico delle Chiese, parteciparono 23 rappresentanti provenienti da nove paesi europei (Cecoslovacchia, Germania, Gran Bretagna, Finlandia, Francia, Irlanda, Jugoslavia, Norvegia, Spagna, Ungheria), i quali formarono un gruppo di lavoro operante sui temi della standardizzazione ed unificazione della lingua romanì, nonché sulla definizione di una lingua letteraria comune.
Per quanto riguarda il contesto dell’Unione europea, il romanì è stato incluso in diverse regolamentazioni e convenzioni internazionali, fra cui la più importante è la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie del Consiglio d’Europa, che supporta il riconoscimento della lingua rom, così come il suo utilizzo all’interno dei sistemi educativi, nella sua forma scritta e orale, nella vita pubblica e in quella privata.
È importante ricordare come, nello spazio sud-orientale europeo, negli anni che seguirono il congresso di Orpington del 1971, diverse iniziative ebbero luogo in favore del riconoscimento di questa lingua a livello pubblico. Fra queste, particolarmente rilevante fu la pubblicazione della prima grammatica rom nell’allora Repubblica jugoslava di Macedonia nel 1980, a cura di Krume Kepeski and Šaip Jusuf. Nel 1986, fu il turno di una storica conferenza sulla lingua e la cultura rom a Sarajevo, che riunì per la prima volta studiosi internazionali esperti in linguistica descrittiva ed interessati a contribuire alla standardizzazione della lingua romanì. Nel 1992, la Costituzione della Repubblica di Macedonia riconobbe la lingua romanì come una delle diverse lingue presenti nel paese.
Come risultato degli sforzi costanti di attivisti ed intellettuali rom, la lingua romanì è oggi inclusa nel curriculum di insegnamento di diversi paesi dell’ex Jugoslavia, nonché utilizzata in alcuni media statali, come nel caso della RTV della provincia autonoma della Vojvodina in Serbia, dove esiste una vera e propria redazione rom. In occasione della giornata internazionale della lingua romanì, anche quest’anno si sono tenute diverse iniziative in tutti i paesi dell’area.
In Croazia è stata organizzata una tavola rotonda presso la sede della Matica Hrvatska a Zagabria, durante la quale è stata presentata una monografia dedicata allo status della lingua romanì a livello internazionale. Il parlamentare Veljko Kajtazi ha colto l’occasione per ricordare i risultati positivi raggiunti nel corso degli ultimi dieci anni in Croazia, dove la lingua e la cultura rom sono riuscite a entrare nelle istituzioni del paese, tra cui la Facoltà di filosofia a Zagabria, l’Accademia Croata delle Scienze e delle Arti e la Matica Hrvatska.
In Bosnia ed Erzegovina, la giornata è stata celebrata nella città di Tuzla, dove Fikret Vrtagić, del Ministero della Pubblica Istruzione dell’omonimo Cantone ha affermato la volontà di offrire dal prossimo anno scolastico la lingua romanì come materia facoltativa nelle scuole. Ciò è stato ribadito anche da Amira Turbić Hadžagić, professoressa presso la Facoltà di Filologia dell’Università di Tuzla, la quale ha dichiarato di volere introdurre il romanì come materia anche a livello universitario, come primo passo verso la creazione di una cattedra in lingua e cultura rom. La ricorrenza è stata marcata anche nella Republika Srpska nella città di Bijeljina, dove ha avuto luogo la “Serata della cultura, traduzione e lingua rom”, alla presenza del famoso musicista Dušan Sekulić.
In Kosovo, la giornata è stata celebrata nella capitale Pristina con un evento ufficiale. Slaviša Mladenović, dall’Ufficio della Commissione per le Lingue ha sottolineato come, in collaborazione con la comunità locali, notevoli sforzi siano stati compiuti in difesa della lingua romanì in diverse municipalità del paese. Mladenović ha ricordato come la lingua abbia acquisito status ufficiale nei comuni di Gračanica e Prizren e come il settore non governativo sia stato supportato nel suo impegno a favore di iniziative simili ad Obilić e Kosovo Polje.
In Slovenia, l’Istituto di Studi Romologici, in collaborazione con l’Unione dei Rom della Slovenia (Zveza Romov Slovenije), ha organizzato una tavola rotonda a Murska Sobota, capitale della regione di Prekmurje avente la maggiore percentuale di presenza rom del paese. All’evento hanno partecipato giornalisti e scrittori, esperti di lingua romanì e rappresentanti di varie organizzazioni rom, nonché il direttore dell’Ufficio per le nazionalità della Repubblica di Slovenia, Stanet Baluh, il quale ha rimarcato l’importanza della lingua romanì come patrimonio culturale dell’intera popolazione europea.
In maniera analoga, a Podgorica, capitale del Montenegro, si è tenuta la conferenza “La lingua romanì nel sistema educativo”. In tale occasione, il capo della delegazione dell’Unione Europea nel paese, Aivo Orav, ha ricordato il valore dell’istruzione per le comunità rom, come arma in grado di spezzare il cerchio della povertà. Elvis Berisha, direttore della ONG rom “Phiren Amenca” ha esortato il governo montenegrino ad impegnarsi a far sì che i diritti linguistici delle comunità rom vengano rispettati, specialmente a livello educativo, ricordando come il paese si sia impegnato a livello europeo sottoscrivendo la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie.
Nella Macedonia del Nord, la giornata è stata l’occasione per presentare la “Grammatica della lingua romanì moderna”, pubblicata dalla Matica Makedonska, a cura dagli studiosi Latef Demir, Fatime Demir and Nevsija Durmish. Gli autori dell’opera hanno affermato come uno dei suoi principali scopi sia quello di servire come base per la creazione di materiali educativi indirizzati alla pratica scolastica nel paese. All’iniziativa era presente anche il primo ministro Zoran Zaev, il quale ha sottolineato la rilevanza della giornata in termini di solidarietà e supporto verso il popolo rom e la sua cultura, visti come parte integrante di quella macedone e come patrimonio dell’umanità intera. Oltre a tale iniziativa, un video di promozione della lingua romanì è stato creato per l’occasione dall’istituzione educativa Romaversitas.
Infine, la ricorrenza è stata celebrata anche in Serbia, in particolare nella provincia autonoma della Vojvodina, dove sia la radiotelevisione statale RTV che quella del Banato hanno dedicato dei servizi sul tema e ricordato come, vista la vulnerabilità della lingua, la cattedra in romanì presso il Collegio di studi professionali Mikhail Palov di Vršac giochi un ruolo fondamentale nel formare studenti di origine rom per la professione di insegnanti nelle scuole della regione. Per quanto riguarda l’uso ufficiale della lingua, ci sono molti segnali incoraggianti nel paese, dove esiste un Consiglio nazionale per la minoranza rom, e dove di recente il sito del Ministero per le costruzioni, i trasporti e le infrastrutture è stato tradotto anche in lingua romanì, stabilendo così un primato unico per l’intera regione balcanica.