Al regime di Lukashenko bisogna riconoscere gli importanti traguardi raggiunti nella lotta contro la povertà e in una più equa distribuzione della ricchezza nella popolazione. Tuttavia, nel 2015 l’economia bielorussa ha subito la più grande crisi economica dal 1994. Di conseguenza, le politiche implementate per arginarla hanno avuto impatti significativi sulla popolazione meno abbiente.
La lotta alla povertà
In seguito alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, la Bielorussia fu segnata da una grave crisi economica che portò quasi la metà della popolazione in condizioni di povertà. Fu in tale situazione di malessere economico e sociale che, nel 1994, Lukashenko riuscì a vincere le elezioni presidenziali, attirando l’elettorato con lo slogan “portare via le persone dall’abisso”.
Dal 1994, la Bielorussia ha registrato una crescita economica senza precedenti. Secondo i dati raccolti da World Bank, la contrazione annuale del PIL di -11.7%, sofferta nel 1994 fu, tre anni più tardi, bilanciata da una crescita di 11.4%. Di conseguenza, i salari iniziarono ad aumentare e le condizioni economiche del paese intero a migliorare. La percentuale di popolazione in povertà iniziò a ridursi soprattutto dal 2000, raggiungendo un tasso di povertà di 5.7% nel 2016. Allo stesso tempo, la distribuzione della ricchezza nel Paese iniziò a migliorare, raggiungendo un coefficiente di Gini dello 0,253 nel 2016 (dove 0 corrisponde ad un’equa distribuzione della ricchezza in seno alla società e 1 corrisponde all’ipotetica situazione in cui la ricchezza sia concentrata nella mani di un singolo in seno alla società).
Tra le ragioni di una tale crescita economica bisogna ricordare il contributo dato dai settori agricoli e manifatturieri bielorussi, i quali rappresentano gran parte dell’intera produzione nazionale. Tuttavia, sono la quasi totale dipendenza energetica dalla Federazione Russia, la quale vende il proprio gas a Minsk a prezzi nettamente inferiori agli altri acquirenti, e la grande quantità di sussidi russi, arrivati in Bielorussia con lo scopo di legittimare l’autoritarismo di Lukashenko tramite la crescita economica, a costituire le fondamenta di tale crescita economica.
Le ragioni della nuova crisi
Le frizioni internazionali con Mosca, l’invecchiamento della popolazione e una riduzione del tasso di occupazione hanno, però, causato una nuova crisi economica. Nel 2015, la Bielorussia sperimentava la più grande crisi economica dalla prima elezione di Lukashenko, registrando una contrazione annuale del PIL del -3,83%.
Secondo Belarus Digest, le ragioni della crisi sarebbero da identificarsi nella disoccupazione e nelle “zone di residenza“. Il sistema bielorusso non garantisce un appropriato sostegno, né sufficienti sussidi ai disoccupati. Allo stesso tempo, Minsk si presenta come l’unico centro di ricchezza: coloro che abitano nella capitale tendono ad essere più ricchi rispetto a tutto il resto della popolazione che vive al di fuori di Minsk. Infine, le autorità non sembrano sforzarsi per trovare soluzioni di maggior occupazione dal momento che il presidente bielorusso afferma che “solo i pigri in Bielorussia non riescono a guadagnare abbastanza denaro”.
Le imminenti elezioni parlamentari
Il 17 novembre, si terranno le elezioni parlamentari in una Bielorussia che non garantisce competizione tra i partiti politici, né il corretto svolgimento elettorale. Il prossimo anno, invece, sarà il turno delle elezioni presidenziali. Pertanto, non sono attesi grossi colpi di scena, anche se, soprattutto in seguito al ritorno dell’ambasciatore statunitense a Minsk, potrebbero avere un impatto sull’economia.
Foto: BORGEN magazine