Sono state ben quattro le proposte di legge presentate recentemente in parlamento finalizzate a limitare il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, tutte fortunatamente bocciate. Le nuove mobilitazioni di piazza contro l’aborto rischiano però di rimettere la questione al centro del dibattito politico nazionale.
L’aborto in Slovacchia
L’aborto è oggi un diritto formalmente e sostanzialmente riconosciuto nel paese. Legalizzato nel 1957 e poi ampliato nel 1987, nella conservatrice e cattolica Slovacchia l’affermazione del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza ha beneficiato del sentimento più progressista e ateo dei vicini cechi, al tempo della legislazione sull’aborto ancora parte di un unico paese.
Con la fine del socialismo e la dissoluzione della Cecoslovacchia, il trend si è invertito, e negli ultimi vent’anni il numero di aborti praticati in Slovacchia si è ridotto drasticamente. Dei quasi 40.000 del 1993, nell’arco di 25 anni gli aborti eseguiti in Slovacchia sono scesi sotto quota 10.000. Una tendenza che fotografa l’esistenza di una questione viva e di una sensibilità di ritorno per il tema.
La legislazione in vigore attualmente nel paese rimane una delle più moderne dell’Europa centro-orientale. La legge slovacca permette l’interruzione volontaria di gravidanza fino al terzo mese, garantendo inoltre il diritto della donna ad abortire fino al sesto, nei casi di rischio di vita personale, di violenza, o in presenza di importanti anomalie nel feto.
Un diritto in pericolo
Nel senso comune di molti cittadini slovacchi, il diritto individuale della donna si scontra con il concetto cristiano di sacralità della vita, intesa come tale fin dal concepimento.
La Slovacchia è un paese tradizionalmente cattolico e attaccato alle tradizioni. Al contrario del vicino ceco, quello slovacco è un popolo storicamente sensibile alle tematiche etiche e religiose, e i settori più conservatori della società civile cercano periodicamente di riportare in primo piano il dibattito sulla questione.
Una situazione che rischia di riaprire vecchie ferite nella società slovacca. Durante l’occupazione nazista del paese, la Slovacchia fu staccata dalla nazione sorella e a capo del paese fu posto un prete cattolico. Il fantoccio filonazista Jozef Tiso, passato alla storia per essersi macchiato dei peggiori crimini, di persecuzioni e uccisioni contro le minoranze etniche, sociali e politiche.
Questione politica?
Le questioni sociali che riguardano l’individuo sono spesso discusse dal mondo della politica, ma i maggiori cambiamenti e ampliamenti delle legislazioni riguardanti i diritti civili si accompagnano a un forte coinvolgimento della società civile. Sono temi storicamente sentiti dalla popolazione in relazione alle personali sensibilità più che all’appartenenza politica. A incidere in questo caso è l’interpretazione del diritto alla vita, la fede religiosa, la questione morale. Fattori trasversali che spesso dividono l’elettorato dei diversi partiti.
Emerge un quadro confuso di quelle che saranno le decisioni dei partiti politici slovacchi su un tema destinato a giocare un ruolo importante nell’incombente campagna elettorale. L’attuale assenza di prese di posizione nette sulla questione è dettata dall’avvicendarsi delle elezioni parlamentari della prossima primavera.
I socialdemocratici non escludono la presentazione di una nuova proposta entro fine legislatura, nonostante la posizione favorevole alla legislazione vigente del premier Peter Pellegrini. Nessun ulteriore commento da parte della nuova presidente Zuzana Čaputová, che nella campagna elettorale si era espressa a favore dell’attuale legislazione sul diritto all’aborto.
Su un argomento così delicato per i cittadini slovacchi i partiti si limitano a temporeggiare, in attesa di capire in quale direzione soffi il vento del senso comune e adattare la posizione politica di conseguenza. La maggioranza degli slovacchi sembra contraria alla revisione della legge in senso restrittivo, ma dalla parte opposta la questione è avvertita in modo più importante.
Mentre si lascia il caso irrisolto, la cittadinanza più conservatrice non aspetta e nelle scorse settimane è scesa in piazza a Bratislava, dove più di cinquantamila persone si sono trovate a manifestare per chiedere la messa al bando del diritto all’aborto.
Foto: Reuters