Dopo mesi di instabilità e precarietà politica, è infine successo ciò che molti da tempo si aspettavano: il governo di Viorica Dancila è stato posto di fronte ad una mozione di sfiducia.
Già da maggio il partito al governo PSD (Partidul Social Democrat) si era ritrovato a fronteggiare una serie di avversità: la condanna per abuso d’ufficio del suo leader Liviu Dragnea, l’insuccesso alle elezioni europee in cui ha perso oltre il 15 percento dei consensi rispetto a quelle del 2014, e infine, ad agosto, l’abbandono della coalizione di governo da parte dell’alleato minore ALDE (Alianta Liberalilor si Democratilor) di Calin Popescu Tariceanu.
Proprio la scelta di Tariceanu di mettere fine all’esperienza governativa è stata l’evento chiave che ha confermato che la sfiducia sarebbe stata ormai solo questione di tempo.
Redatta dal maggior partito di opposizione Partidul National Liberal (PNL), e appoggiata da altre cinque formazioni, compreso l’ex alleato di governo ALDE, la mozione di sfiducia è stata deposta in parlamento venerdì 27 settembre. 237 le firme raccolte, numero che garantirebbe matematicamente la maggioranza in entrambe le camere, e quindi l’effettiva possibilità di procedere verso la sfiducia.
Stando ad alcune indiscrezioni, sarebbe stata firmata anche da alcuni esponenti del PSD stesso.
La mozione è stata discussa giovedì 3 ottobre, mentre la votazione finale è stata fissata per la settimana dopo, il 10, durante una sessione congiunta delle due camere.
Inutile il tentativo del PSD di anticipare il voto finale a sabato 5 ottobre. L’opposizione ha infatti fatto fronte comune per evitare che coincidesse con il fine settimana, durante il quale notoriamente la presenza e partecipazione ai lavori parlamentari è ridotta.
Tuttavia, la scelta di fissare il voto una settimana dopo la discussione parlamentare è stata ampiamente criticata dagli altri partiti d’opposizione, che temono una possibile riorganizzazione da parte del PSD per ricomporre una maggioranza e impedire così che la sfiducia venga approvata.
Dichiarazioni
Diverse le reazioni e dichiarazioni del mondo politico. L’attuale presidente Klaus Iohannis sostiene la sfiducia all’esecutivo di Dancila, che definisce un “governo fallito“.
Iohannis auspica un governo di transizione che possa garantire un’efficace gestione politica nella delicata situazione attuale in cui si trova il paese: a novembre infatti si terranno le presidenziali, bisogna inoltre strutturare e approvare il budget nazionale per l’anno venturo, e organizzare le elezioni locali e parlamentari fissate per il 2020. Come traspare dalle parole di Iohannis, il PNL ricoprirebbe all’interno del nuovo esecutivo sicuramente una posizione chiave; idea confermata dalla possibile nomina del leader del PNL Ludovic Orban a primo ministro.
Dall’altra parte, Viorica Dancila si dimostra fiduciosa nella tenuta del governo, data l’eterogenea e aleatoria composizione del blocco dell’opposizione, definito “un miscuglio di interessi, opportunismo e ipocrisia”.
Lo scenario futuro
Sono stati diversi i tentativi da parte dell’opposizione di far cadere il governo socialdemocratico, in carica dal dicembre 2016; finora le mozioni di sfiducia sono sempre fallite a causa del mancato raggiungimento del quorum necessario. Adesso la situazione appare notevolmente diversa, data la rinnovata forza parlamentare delle opposizioni.
Tuttavia lo scenario politico dell’immediato futuro appare poco nitido.
I sei partiti di opposizione che hanno firmato la mozione hanno agende, interessi, ideologie e visioni molto diversi. Molto precarie sono quindi le fondamenta su cui si baserebbe l’esecutivo che potrebbe succedere a Dancila. PRO Romania di Victor Ponta, nato nel 2017 dalla scissione con il PSD, e uno dei partiti che sostengono la mozione, ha dichiarato infatti che non sosterrebbe un governo formato da partiti di centrodestra, trovando più appropriato un esecutivo di centrosinistra, formato da PRO Romania stesso, ALDE, e da quella parte di PSD ostile a Dancila.
Inoltre, nonostante il numero di firme raccolte testimoni la presenza formale di una maggioranza a favore della sfiducia, non è tuttavia scontato che tutti i parlamentari siano disposti a convertire la loro firma in voto.
In conclusione, la stabilità in Romania pare ancora lontana e il futuro rimane nebuloso, il tutto a ridosso delle presidenziali, su cui l’attuale crisi di governo avrà inevitabilmente conseguenze. Si aspetta la votazione di giovedì, a seguito della quale il quadro potrà acquisire maggiore definizione.
Foto: balkaninsight.com