I risultati delle elezioni parlamentari anticipate confermano le previsioni dei sondaggi e suggellano la sconfitta del Partito Democratico del Kosovo (PDK), al governo ininterrottamente negli ultimi 12 anni. Forte di quasi il 26% dei voti espressi è, infatti, Vetevendosoje (VV), formazione nazionalista e di sinistra, il partito ad aver ottenuto il maggior consenso tra gli elettori. Per Albin Kurti, leader del partito e candidato primo ministro, sembrano spalancarsi le porte del governo, anche in ragione dell’ottimo risultato ottenuto dall’altro partito d’opposizione, la Lega Democratica del Kosovo (LDK) – formazione di centro-destra fondata nel 1989 da Ibrahim Rugova – del volto nuovo della politica kosovara, Vjosa Osmani, intorno al 25% e, quindi, secondo partito del paese. L’affluenza si è attestata intorno al 44%, in linea con le precedenti votazioni.
Il Partito Democratico del Kosovo (PDK) del presidente della Repubblica Hasmin Thaci con il 21% dei voti non va oltre la terza posizione. Si attesta all’11% la coalizione tra Alleanza per il Futuro del Kosovo (AAK), del dimissionario primo ministro Rasmush Haradinaj e il Partito Socialdemocratico (PSD).
Nel nord del Kosovo, nei comuni a maggioranza serba, si impone la Lista Serba, partito che gode del sostegno di Belgrado e che aveva partecipato al governo Haradinaj, conquistando oltre il 90% dei voti nei 4 comuni settentrionali e, in alcune seggi, raggiungendo addirittura il 98%. A livello nazionale si aggiudica il 6%, andando quindi a rieleggere tutti i 10 seggi dedicati alla minoranza serba.
Sebbene in leggero calo in termini assoluti rispetto alle elezioni del 2017, Vetevendosoje sembra dunque destinato a prendere le redini del paese per la prima volta nella sua storia in una probabile coalizione con LDK. Il sistema elettorale kosovaro è puramente proporzionale e, secondo i dati disponibili, i due partiti insieme potrebbero contare su almeno 60 dei 120 parlamentari complessivi.
In serata il leader di Vetevendosje Albin Kurti ha affermato che “gli elettori sono intervenuti per salvare il paese dal disastro”. Di tutt’altro tenore le prime parole di Kadri Veseli, leader del PDK che ammettendo la sconfitta ha assicurato circa il fatto che il suo partito “continuerà a servire la nazione e lo stato”. Molto istituzionale il premier uscente, Haradinaj, che, rivendicando la correttezza della propria decisione di dimettersi, ha parlato di “concorrenza leale e pacifica” e “di prova di maturità politica e democratica” del Kosovo.