Oplà: Ilir Meta si prepara all’ennesimo salto al trapezio della sua carriera politica. Abbandonare la barca del governo di centrodestra di Sali Berisha, che pare destinato a cadere con le elezioni di giugno, e in cui Meta è stato ministro degli esteri e dell’economia, per tornare all’alleanza coi socialisti di Edi Rama. Come ai bei vecchi tempi. Ma con l’antipolitica che monta anche nel paese delle aquile, stavolta il vecchio volpone rischia un salto senza rete.
Secondo Artur Nura, corrispondente di Radio Radicale, “l’annuncio, fatto il 1° aprile, è sembrato uno scherzo, ma non è così.” Il 3 aprile, Ilir Meta si è dimesso dagli incarichi di governo, riferendo “aver accolto l’invito del Partito Socialista in merito ad una eventuale cooperazione per costituire una coalizione pre-elettorale.” A benedire l’unione, tra gli altri, l’ex premier greco e leader del PASOK, George Papandreou, a nome (sembrerebbe) del Partito socialista europeo. L’accordo tra il Partito socialista albanese (PS) e il Movimento socialista per l’integrazione (LSI) di Ilir Meta verterebbe sulle tre leggi necessarie per accelerare l’integrazione europea dell’Albania, leggi che nell’ultima legislatura sono rimaste al palo proprio per la serrata opposizione dei socialisti ad un accordo con la maggioranza democratica.
Un politico per tutte le stagioni? Tra scandali e assoluzioni
Già membro del movimento studentesco, Ilir Meta entra coi socialisti nel Parlamento di Tirana nel 1992 e ci resta per i successivi 21 anni. E’ vice-premier di Pandelj Majko nel 1998, e gli succede come primo ministro dal 1999 al 2002, dopodiché passa al ministero degli esteri e si scontra frontalmente col nuovo premier socialista Fatos Nano.
Nel 2004 abbandona i socialisti per fondare un proprio partito, il Movimento socialista per l’integrazione (LSI), che ottiene cinque deputati su 140 nel 2005 e quattro nel 2009, uscendone come l’ago della bilancia nello stallo tra socialisti e democratici.
Dopo cinque anni all’opposizione assieme ai socialisti, nel 2009 Meta cambia schieramento e decide di appoggiare il vecchio arcinemico Sali Berisha del Partito democratico (PD), di centrodestra. Berisha ricambia nominando Meta vicepremier, ministro degli esteri, e ministro per l’economia, il commercio e l’energia. (Una foto galeotta sembra ritrarlo in quel periodo a Tirana in presenza del ministro degli esteri italiano Franco Frattini e del faccendiere Walter Lavitola).
Ma nel 2011 Meta deve dimettersi, a seguito di uno scandalo di corruzione: un video lo ritrae mentre discute con un altro ex ministro dell’economia di una tangente di 700.000 € e del 7% sulla costruzione di una centrale idroelettrica, e si vanta di aver influenzato perfino la Corte suprema. Un anno dopo, la stessa Corte suprema lo assolve per mancanza di prove, tra le accuse dei socialisti.
Oggi, il nuovo ribaltone e il ritorno all’alleanza col PS. Ma i tempi cambiano. L’antipolitica soffia anche a Tirana, con un nuovo partito nazionalista dato al 15%, l’Alleanza Rossonera, che contende al PD i voti di destra, e un nuovo partito centrista dato al 5%, il Nuovo Spirito Democratico dell’ex presidente della repubblica Bamir Topi, che potrebbe raccogliere i voti di in uscita da PD e LSI. Grillomontismo in salsa schipetara? Alle elezioni a Tirana mancano ancora due mesi, ma la fine del bipolarismo PD/PS degli ultimi vent’anni sembra probabile.