Robert Biedron, candidato della coalizione Lewica (Sinistra).

POLONIA: Robert Biedroń, una svolta per la sinistra?

A inizio gennaio Lewica (Sinistra), la coalizione che riunisce i tre maggiori partiti di centrosinistra polacchi, ha annunciato la candidatura di Robert Biedroń alle elezioni presidenziali che si terranno nel mese di maggio. La notizia arriva qualche mese dopo le elezioni parlamentari dell’ottobre 2019, durante le quali per la prima volta dal 2015 i socialdemocratici sono riusciti a rientrare in parlamento, conquistando 49 seggi alla camera bassa (Sejm) e 2 seggi al Senato, dove hanno espresso in molti collegi candidature in comune con i liberali di Piattaforma Civica.

Una biografia tra attivismo e politica istituzionale

Robert Biedroń non è certo una meteora della vita politica polacca. Nato in una famiglia che esprimeva la contraddizione profonda della Polonia degli anni ’80, con una madre attivista del sindacato Solidarnosc e un padre iscritto al Partito Operaio Unificato Polacco, è da anni un noto attivista per i diritti LGBT. Dopo aver fatto parte del gruppo di attivisti inglesi OutRage!, infatti, nel 2001 Biedroń ha fondato ed è stato uno dei principali animatori dell’associazione Campagna Contro l’Omofobia (Kampania Przeciw Homofobii).

Negli anni dell’università è stato iscritto alla Socialdemocrazia della Repubblica di Polonia, erede del partito comunista polacco degli anni del regime e oggi principale componente dell’Alleanza della Sinistra Democratica, uno dei tre partiti che formano la coalizione Lewica (Sinistra). Distaccatosi dal partito nel 2005 dopo la sua mancata elezione per un pugno di voti alle politiche di quello stesso anno, è entrato a far parte del Movimento Palikot, una formazione di centrosinistra nata da una scissione del partito liberalconservatore Piattaforma Civica. Alle politiche del 2011 ha ottenuto un seggio al Sejm con oltre 16.000 preferenze nel distretto di Gdynia, diventando il primo deputato polacco dichiaratamente omosessuale: durante gli anni in cui è stato in carica ha dichiarato di essere stato più volte fermato e picchiato per strada da militanti di estrema destra.

Sindaco di Słupsk: austerità e politiche di cittadinanza attiva

Biedroń ha replicato poi il successo delle elezioni del 2011 qualche anno dopo, nel 2014, quando è stato eletto sindaco di Słupsk con ben il 57% dei voti al secondo turno: anche in questo caso per la prima volta nella storia della Polonia è stato un candidato apertamente omosessuale a vincere le elezioni amministrative. E nella città a una manciata di chilometri di distanza dalla costa del Mar Baltico, il nuovo sindaco ha messo in campo politiche decisamente inedite per l’area.

Innanzitutto le politiche di Robert Biedroń si sono concentrate sulla riduzione del debito pubblico della cittadina. Grazie al taglio dei costi del consiglio comunale, dei privilegi del sindaco come le auto di rappresentanza e a una riorganizzazione delle spese degli uffici, il debito della città di Słupsk è passato dai 300 milioni di zloty del 2014 ai 232 milioni del 2017.

Ma la vera novità della nuova amministrazione sono state le politiche di cittadinanza attiva: appena insediata, la giunta ha fatto installare un simbolico divano rosso nella piazza principale del paese, sul quale i cittadini possono incontrare i membri del consiglio comunale, porre domande, fare richieste. Subito dopo Robert Biedroń ha dato il via alla creazione di corpi consultivi che si confrontano costantemente con la giunta per strutturare politiche più vicine alle esigenze degli abitanti: nel giro di un anno si è formato il Consiglio per lo Sviluppo Sostenibile, il Consiglio delle Donne e il Consiglio degli Anziani della città. Nel 2017 il sindaco ha inoltre rifiutato di ospitare in città un circo che faceva esibire animali in cattività, e ha invece aperto un nuovo rifugio per animali selvatici feriti.

La nascita di Wiosna tra leaderismo e forme di democrazia diretta

Nel 2018, in occasione delle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale, Robert Biedroń ha deciso a sorpresa di non candidarsi. Ha invece appoggiato la sua vicepresidente, Krystyna Danilecka-Wojewódzka, eletta poi con oltre il 53% dei voti. Da subito questa scelta è apparsa a tutto il mondo politico polacco come un tentativo di allargare la popolarità locale di Robert Biedroń a livello nazionale, creando una formazione politica che colmasse il vuoto a sinistra di Piattaforma Civica (PO), partito giudicato troppo liberale e centrista.

Così è stato. A partire dal 4 settembre 2018 Robert Biedroń ha lanciato una campagna per la costruzione di un movimento politico che si opponesse al PiS (Diritto e Giustizia) su posizioni di sinistra. Nel corso dei mesi successivi l’entourage dell’ex-sindaco di Slupsk ha organizzato decine di incontri pubblici chiamati “Brainstorming con Biedroń”, a cui hanno partecipato centinaia – e in alcuni casi migliaia – di cittadini polacchi, tendenzialmente giovani e abitanti delle aree urbane, dove Biedroń gode di maggiori consensi. Ogni incontro era condotto da Robert Biedroń in persona, che ha dimostrato di essere un leader nato: nessuna paura di parlare in pubblico, con i dibattiti che molto spesso si esaurivano in un bagno di folla per il politico quarantaduenne, e grande capacità di interpretare i problemi delle persone comuni, delle classi sociali più basse e dei gruppi i cui diritti vengono ancora oggi negati in Polonia.

Dopo due mesi, a dicembre, sono stati pubblicati i tre pilastri programmatici del nuovo soggetto politico come risultati dai vari dibattiti: chiusura delle miniere di carbone polacche entro il 2035 e riconversione energetica del Paese; riforma del sistema sanitario nazionale; fine dei sussidi statali alla Chiesa Cattolica. Su queste basi nel febbraio del 2019 è nato il nuovo partito guidato da Robert Biedroń, Wiosna (Primavera), che dopo un risultato non sbalorditivo alle elezioni europee del Maggio 2019 – in cui il partito ha comunque guadagnato il 6% dei voti – ha trainato la coalizione della sinistra socialdemocratica al clamoroso rientro nel parlamento polacco dopo quasi cinque anni di latitanza alle politiche dello stesso anno.

Un candidato di sinistra che guarda al centro

Oggi, Robert Biedroń è stato scelto dalla coalizione Lewica come candidato alle presidenziali di maggio 2020. La coalizione comprende anche i socialdemocratici della Alleanza della Sinistra Democratica (SLD) e i socialisti di Sinistra Insieme (Lewica Razem). Una coalizione di sinistra europeista, che in Italia definiremmo di centrosinistra, che guarda più agli elettori indecisi di Piattaforma Civica e ai membri delle minoranze discriminate che a chi si astiene, ai lavoratori o agli abitanti delle zone rurali che votano un PiS anti-europeista, sovranista e in odore di destra sociale.

Infatti la scelta di Biedroń come candidato risponde a delle necessità politiche ben precise di tutta la coalizione. Innanzitutto Robert Biedroń è l’unico politico con una buona popolarità a livello nazionale che non viene identificato con il passato regime comunista. Ma soprattutto è leader di un partito che propone una agenda molto progressista su temi come i diritti LGBT e ecologia, ma che ha un programma economico che non è così diverso da quello dei liberali di Piattaforma Civica (PO). E se anche buona parte del suo discorso politico è rivolto contro i nazionalisti del PiS, il tentativo di Lewica è chiaro: essere una sinistra che guarda al centro per erodere la base di consenso dei liberalconservatori e diventare il nuovo principale partito di opposizione ai nazionalisti. Un obbiettivo da realizzare in tempi non brevi, se è vero che nei sondaggi la candidata di Piattaforma Civica – Małgorzata Kidawa-Błońska – resta la principale avversaria del candidato premier del PiS, Andrzej Duda, che ad oggi sembra avere ancora la vittoria in tasca.

 

foto newsbeezer.com

Chi è Davide Longo

Nato nel 1992, vivo e lavoro a Varese. Sono laureato in Scienze Storiche all'Università degli Studi di Milano, ho studiato lingua e cultura cinese e ho trascorso un periodo di studio all'Università di HangZhou, Zhejiang, Repubblica Popolare Cinese. Oggi sono docente di Italiano e Storia nella scuola secondaria di primo grado. Appassionato di storia e politica sia dell'Estremo Oriente, sia dei Paesi dell'ex blocco orientale, per East Journal scrivo di Polonia, Cecoslovacchia e Ungheria, senza disdegnare i Balcani (concepiti nel senso più ampio possibile). Ho scritto per The Vision e Il Caffé Geopolitico e sono autore di due romanzi noir: Il corpo del gatto (Leucotea, 2017) e Un nido di vespe (Fratelli Frilli, 2019).

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