Un amico tedesco si prende la briga di sacrificare trenta secondi del proprio preziosissimo tempo (è designer d’interni: a Berlino significa tanto) per scrivermi una mail. Poche righe ma indicative. «Quel ********* di Wulff si è tolto dalle ********. Alla tv hanno persino fatto paragoni con l’Italia degli ultimi quindici anni. Ci pensi?» Ci penso. Ma credo sia doveroso svicolare da ogni parallelismo. Non porterebbe tanto lontano. D’altronde che l’ex Bundespräsident non fosse un monumento di rettitudine si poteva immaginare, così come molti annusarono un possibile passo falso di Angela Merkel al momento dell’insediamento. Sia come sia: acqua passata. Di Wullf già abbiamo scritto qui.
Adesso è Gauck il futuro. Gauck è il futuro perché Gauck è il passato. In qualche modo. Doveroso occuparsene visto che tante testate nazionali ed estere definiscono Gauck eroe dell’Est o (più o meno correttamente) il piccolo Havel della DDR.
Breve bio: pastore attivista per i diritti umani in Germania Orientale, fu nel 1989 figura di spicco del movimento Neues Forum, che divenne nel 1990 Bündnis 90 (Alleanza 90) assieme a Demokratie Jetzt (Democrazia Adesso) e l’Iniziativa per la pace ed i diritti civili (Initiative für Frieden und Menschenrechte). Quindi -garanzia di rottura effettiva, sia mai ci fossero stati dubbi- a seguito della elezione a deputato divenne presidente della commissione speciale per il controllo dello scioglimento della Stasi, i servizi segreti della Germania comunista.
Appoggiato in origine dai socialdemocratici della SPD così come dai verdi (die Linke invece continua a storcere il naso) Gauck pare in questi giorni avere convinto anche la CDU della Merkel e gli alleati liberali. E se non si tratta di convinzione, definiamolo pragmatismo: risulta infatti quanto mai saggio mettere la pezza nel minor tempo possibile ad un errore in gran parte ascrivibile all’attuale cancelliere e non è questo il momento di perdersi in dibattiti o giochi di potere (occorre ricordare che Wullf non è il primo presidente-dimissionario-emanazione dei cristiano-conservatori poiché anche il precedente Köhler non terminò il mandato, sebbene a seguito di polemiche riguardanti una sua dichiarazione sulla missione militare tedesca in Afganistan e non per illeciti).
Gauck verrà eletto nel Bundesversammlung a metà marzo con una maggioranza formata da CDU-CSU, SPD, verdi e liberali. Morale della favola: per la prima volta la Germania si ritroverà con cancelliere e capo di stato ex cittadini dall’ex Est. Cosa significa questo e cosa comporterà questo? Politicamente forse non un granché, vista la incalcolabile differenza tra Gauck e Merkel e la distanza tra i rispettivi ruoli, tale da scongiurare parallelismi o cliché. Ma forse qualcosa in termini di maggiore consapevolezza sarà smossa, calcolando come assieme a Gauck viene fatta accomodare sullo scranno più rappresentativo anche la storia ultima della DDR, il motore interno che dette la definitiva spallata a un muro già riempito di crepe e il ricordo, in Germania come ovunque, frequentemente è salutare.
«Non vi aspettate che io sia un superman, una persona che non fa errori» sono state le prime parole di Gauck durante la conferenza stampa, seduto alla destra della Merkel, tra il vice cancelliere liberale Rösler, il leader della CSU Seehofer, il socialdemocratico Gabriel e i vertici dei verdi. Non siamo tanto lontani dal Wojtyła che esordisce con l’esortazione ad essere corretto in caso di errore. Umanizzazione del ruolo e sensibilità d’oltre cortina? Parole alle quali il capo del governo ha annuito comprensiva aggiungendo quanto senza dubbio Gauck potrà fornire una importante guida e stimolo per l’intera nazione.
Il piccolo Havel della Germania Est: non fu facile la carriera di Havel come presidente della repubblica perché tanti, dopo un incondizionato appoggio iniziale, gli voltarono le spalle e lui risultò talvolta scarsamente abile nel gestirsi (fu d’altronde per questa sua estraneità al ruolo che venne piazzato nel Pražský hrad). C’è da augurare al corrispettivo tedesco tutte le fortune.
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