di Matteo Zola
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La Grecia corre sul filo, teso, con equilibrismo non impeccabile, ma resta in piedi malgrado Standard & Poors abbia ulteriormente tagliato il rating, malgrado le voci sempre più insistenti di chi la vorrebbe fuori dalla moneta unica europea, malgrado i continui scioperi e manifestazioni come quello che andrà in scena oggi. L’agitazione coinvolge diversi segmenti della società greca, a incrociare le braccia sono gli adetti al trasporto pubblico, le banche, gli uffici pubblici, persino gli ospedali dove è garantito soltanto il trattamento delle emergenze. Anche i giornalisti aderiscono con un black out informativo che durerà per tutta la giornata. I traghetti sono fermi nei porti e gli aerei dormono sulle piste. Scene di ordinaria rabbia dalle parti di Atene.
Rabbia, sì, infatti lo sciopero di oggi non si limiterà al semplice “incrociare le braccia” ma una catena umana di manifestanti ha già annunciato di voler circondare il Parlamento, isolandolo, proprio mentre dentro l’emiciclo si apprestano ad approvare un nuovo pacchetto di austerità da 28 miliardi di euro, con tagli alla spesa e aumenti delle tasse fino al 2015. Le misure sono parte delle condizioni necessarie per ricevere il prestito internazionale da 110 miliardi di dollari che dovrà salvare l’economia greca. Il governo intende avviare anche un programma di privatizzazione da 50 miliardi di euro.
L’obiettivo è quello di impedire ai deputati di entrare in aula per il dibattito e c’è da attendersi tensione tra le forze dell’ordine e i manifestanti che, è bene ribadirlo, non sono “anarco-insurrezionalisti” (come s’usa dire nelle emittenti italiche) ma tranvieri, autisti, impiegati, medici, infermieri, giornalisti. Il disagio sociale in Grecia resta forte e, se questa manifestazione è composta da membri della società civile, si sono registrati scontri anche violenti nelle scorse settimane. La recrudescenza delle manifestazioni e l’uso della violenza da parte di alcuni settori della società, si accompagna a un maggiore ricorso alla forza bruta da parte della polizia. Non deve stupire, quanto avviene in Grecia è la riproposizione di quanto già avvenuto in altri Paesi che hanno usufruito degli aiuti del Fondo monetario internazionale. Le politiche economiche del Fmi sono obbligatorie, e scavalcano la consultazione dei cittadini: la democrazia ne esce perciò impoverita. I cittadini, esasperati dalla disoccupazione e dall’inflazione, protestano invano. E per questo sempre più violentemente. Diventa allora necessario rafforzare gli organi di sicurezza e reprimere il dissenso. Così la democrazia viene messa ulteriormente in pericolo.
Che la Grecia sia in pericolo lo testimonia anche il dissenso di membri dello stesso partito socialista, attualmente al governo. Il ministro socialista dello Sport, Giorgos Liannis, si è dimesso per protesta dall’incarico. Manterrà però il suo seggio in parlamento come indipendente. Il partito socialista del premier George Papandreou si trova così con una maggioranza ridotta di 155 deputati su 300. Intanto un altro deputato socialista, Alexandros Athanassiadis, ha annunciato che voterà contro le nuove misure e diversi suoi colleghi hanno espresso perplessità sul pacchetto di austerità. Un pacchetto, lo ricordiamo, di misure da attuare per ottenere l’agognato aiuto del Fmi.
Intanto il presidente della Banca d’Italia e candidato alla presidenza della Bce, Mario Draghi, in audizione all’Europarlamento, ha dichiarato: “I costi di un default della Grecia sarebbero superiori ai vantaggi e c’è il rischio di un contagio diffuso nell’eurozona. L’Italia degli inizi degli anni ’90 era in condizioni forse peggiori di quelle in cui si trovano oggi la Grecia e il Portogallo, ma ce l’abbiamo fatta”. Un messaggio chiaro, nessuno deve essere buttato fuori dall’euro. La Grecia si può e si deve salvare.
Cattive notizie arrivano da Standard & Poor’s che declassa la Grecia da B a CCC nel rating. Il declassamento, spiega l’agenzia finanziaria, “riflette la possibilità sempre più verosimile di default” poiché “è difficile” che la Grecia possa tornare a finanziarsi sui mercati nel 2012, comme annunciato da Fmi e Unione Europea. Ma non solo. Il declassamento è giustificato anche “dalla nostra convinzione che vi siano rischi crescenti all’attuazione del piano Fmi, visto il clima politico sempre più complicato associato alle difficoltà economiche del Paese”. Come a dire: che fanno ‘sti greci, protestano pure?
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