In molti ricorderanno le interviste ai militari italiani che una volta rientrati dai Balcani si ammalavano di tumore a distanza di mesi, o di anni, a causa dell’uranio impoverito contenuto negli armamenti utilizzati dalle forze occidentali. Una storia chiusa? Tutt’altro, a sentire Massimo Zucchetti, docente di impianti nucleari presso il Politecnico di Torino e studioso degli effetti dell’uranio impoverito (Du) sul corpo umano. La stessa cosa potrebbe verificarsi dopo che i riflettori sulla Libia si saranno spenti e l’allarme “missione umanitaria” si sarà attenuato. L’operazione Odissey Dawn contro le forze miliari di Gheddafi si è aperta, infatti, lo scorso 17 marzo con il lancio di 112 missili Tomahawk da parte della marina britannica e statunitense contro le truppe di Gheddafi. Un nome, “Tomahawk”, che ai più non dice nulla, ma che nella testa di Zucchetti, attiva subito un campanello d’allarme. Sulla base di studi personali e dell’ampia letteratura scientifica esistente, il docente sostiene che questa tipologia di missili contenga uranio impoverito in quantità non meglio precisate e pericolose per l’ambiente oltre, naturalmente, per gli uomini.Riprendendo uno studio condotto al tempo della guerra in Kosovo del 1999, Zucchetti ha recentemente pubblicato un’ipotesi delle conseguenze che i missili Cruise Tomahawk utilizzati in Libia genereranno sui civili che ora lottano per la democrazia.
Cos’è l’uranio impoverito. Per le sue caratteristiche fisiche, il Du è un metallo dalle proprietà straordinarie per la fabbricazione di armamenti. Ha una densità altissima, che conferisce alle armi un’incredibile capacità penetrante e di sfondamento. Il basso costo (circa 2 dollari al kg) e la scomodità a trattarlo come rifiuto radioattivo hanno poi contribuito a un suo diffuso impiego in campo militare. «Il processo di penetrazione – spiega Zucchetti – polverizza la maggior parte dell’uranio che esplode in frammenti incandescenti quando colpisce l’aria dall’altra parte della corazzatura perforata, aumentandone l’effetto distruttivo. Tale proprietà è detta “piroforicità”, che altro non è, per fare un esempio, che la caratteristica dello zolfo dei fiammiferi. Quindi, oltre alla elevata densità, anche la piroforicità rende il Du un materiale di grande interesse per queste applicazioni, in particolare come arma incendiaria».
Altro vantaggio non da poco è che, rispetto a un proiettile di piombo, quello di uranio non si appiattisce contro la corazza che deve sfondare ma mantiene per tutta la fase di impatto sull’obiettivo la sua forma affusolata senza perdere (anzi aumentando) le proprietà penetranti.
Il primo impiego il Du lo trovò nella Guerra del Golfo del 1991. Quella fu la prima guerra controllata dalla televisione, quando Bush senior profferì la famosa frase: «Non voglio più combattere con una mano dietro la schiena» riferendosi alla presenza di quei giornalisti liberi sul campo che raccontarono la sconfitta degli Usa in Vietnam. Quell’esperienza non andava ripetuta. Così da Desert Storm gli apparati militari cominciarono a occuparsi di informazione. E con il controllo dell’informazione coincise la sperimentazione sul campo di armi più potenti e, per questo, rischiose. L’esperimento continuò e il Du venne impiegato successivamente durante i bombardamenti della Nato/Onu sulla Bosnia nel 1995, in Jugoslavia nel 1999, durante l’attacco in Afghanistan nel 2001 e per finire dal 2003 in Iraq. Ma anche in Palestina, in Somalia e all’interno dei poligoni di tiro delle basi militari americane. Come quella di Quirra, in Sardegna, dove ad ammalarsi sono i pastori che vivono nei dintorni della base: per questi conflitti la documentazione in merito è del tutto inesistente o inaccessibile.
Ma che l’uranio facesse male le autorità militari se ne accorsero da subito. Nel decalogo degli ufficiali consegnato a tutti i soldati spediti in Kosovo, per esempio, v’erano contenute le indicazioni da seguire per proteggersi da effetti indesiderati: «I veicoli e gli equipaggiamenti trovati distrutti, danneggiati o abbandonati devono essere ispezionati e maneggiati solamente da personale qualificato. I pericoli possono derivare dall’uranio impoverito […]. Inoltre, i collimatori contengono tritio e le strumentazioni e gli indicatori possono essere trattati con vernice radioattiva, pericolosa per chi dovesse accedere ai mezzi per ispezionarli. Evitate ogni mezzo o materiale che sospettate essere stato colpito da munizioni contenenti uranio impoverito o missili da crociera Tomahawk. Non raccogliere o collezionare munizioni con Du trovare sul terreno. Informate immediatamente il vostro comando circa l’area che ritenete contaminata. Ovunque siate delimitate l’area contaminata con qualsiasi materiale trovato in loco. Se vi trovate in un’area contaminata indossate come minimo la maschera ed i guanti di protezione. Provvedete a un’ottima igiene personale. Lavate frequentemente il corpo e i vestiti».
Nel caso peggiore. Ma quali sono i danni alla salute provocati dall’uranio? «L’uranio ha alcune impronte digitali – continua Zucchetti – alcuni tumori tipici che sono i linfomi di Hodgkin e non Hodgkin e le leucemie. Tutte le popolazioni interessate dai conflitti bellici in cui è stato usato uranio presentano questo tipo di tumori. Chi dice che l’uranio impoverito produce danni trascurabili al corpo umano, non ha idea di come funzionino i meccanismi da danni di radiazione. Basta una singola particella per iniziare una colonia neoplastica, cioè per far venire un tumore. Chi respira uranio impoverito aumenta la possibilità di ammalarsi». […]
Ai tumori si aggiungono poi le malformazioni che in futuro colpiranno i nuovi nati. Questi effetti sono largamente visibili a Falluja, in Afghanistan, ma anche in Iraq dove esistono orfanotrofi pieni di bambini con malformazioni conseguenti alle radiazioni.
Per limitare i danni, suggerisce Zucchetti, è necessario intervenire tempestivamente. «Occorre al più presto recintare le zone colpite e far sì che le persone non inalino queste polveri, pratica difficile per un paese attraversato continuamente da tempeste di sabbia. È necessario, soprattutto, che gli eserciti che bombardano la Libia chiariscano con prove certe, e non con asserzioni di comodo, la presenza o meno, e in che quantità, di uranio nei loro missili».
Se queste sono le armi impiegate in guerra viene da chiedersi, a questo punto, che cosa sia un’arma di distruzione di massa e che cosa la distingua da un’arma giudicata “legale”. Per Zucchetti è chiaro: «Un’arma di distruzione di massa ha effetti collaterali sulle popolazioni civili e provoca stragi al di là degli obiettivi militari fissati dal conflitto. Proprio come quelle che usano uranio impoverito».
Che questa sia o meno una guerra umanitaria, una cosa è sicura: per valutarne l’impatto effettivo è necessario che politici e militari tengano conto anche delle morti “collaterali” provocate delle loro armi.
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a Corrado Barone e a tutti quelli che s’intrattengono su facebook e plaudono sull’intervento contro il popolo libico e il leader da essi scelto a suo tempo,li invito a leggersi questo articolo e commentarlo circa il glorioso intervento delle STORICHE POTENZE COLONIATRICI,portatrici di devastazioni.
Preferirei che non ci fossero dubbi sul fatto che questa sia o meno una guerra umanitaria! Levando l’ossimoro, come si può definire tale un conflitto che anzichè puntare a questo fantomatico nemico Gheddafi uccide civili, compresi gli stessi amici dei neocolonialisti. Un dittatore che tiene circa il 70% del fatturato petrolifero in mano alla propria nazione, che fa pagare la benzina a 12centesimi, che il pane in poche parole lo tira in testa alle persone tanto è misero il prezzo, che è riuscito a creare l’unico stato laico della zona, che l’aria tripolitana l’ha fatta diventare una delle regione più multiculturali che esistano, dove chiunque – compresi egiziani tuninisi eritrei etc… – trovano lavoro, a differenza della Cirenaica dove rischiano sempre prestaggi e veri e propri atti di progrom in mano ai filo monarchici. Un leader che è riuscito a far avere un PIL alla Libia tra i più alti in tutto il mondo! Questo è un leader voluto dal popolo. Dalla stra grande maggioranza del popolo. Poi che traffichi in armi e che nelle carceri del deserto tenga gli stranieri che Berlusconi butta fuori da qua è vero, e per questo va condannato! Ma che sia il suo popolo a buttarlo giù, non certo l’imperialismo! Perchè questo passa prima dai media che dai carri armati, e di balle se ne sono inventate tante per giustificare la guerra! Tutte balle per mascherare gli interessi strategici. Ormai l’Africa non è più la pattumiera degli USA, ormai, soprattutto il NORD è terreno fertile per gli investimenti dei paesi del BRIC! E non è un caso che Gazprom abbia acquistato parte di Elephant, giacimento petroligero librico, non è un caso che la Russia trattasse per insediare navi militari nei porti libici (proprio come già ce li ha a Tartus e a Laodicea… che guarda caso si trovano in Siria! Chissà perchè da un pò qualcuno ce l’ha con Assad!), non è un caso che ad Israele, dopo essersi accaparrato tramite il Sud Sudan l’Alto Nilo, piaccia tanto la risorsa idrica naturale tra le più grandi al mondo che ha nel proprio sottosuola la Libia (tra l’altro sfruttata magistralmente con una grande opera che è il GREAT MADE MAN RIVER… e noi qui ancora a parlare di referendum per l’acqua pubblica, siamo dei trogloditi!), e non è un caso ancora che Gheddafi sia uno dei pochi a sostenere Al Bashir dichiarando che il Tribunale dell’AIA è una nuova forma di terrorismo… e guarda caso il Sudan se la fa con la China National Petroleum Company!
Prendiamo tutti una posizione contro questa sporca guerra, ma soprattutto prendiamo tutti una posizione contro l’imperialismo!
ottimi l’articolo e il commento di federico…
il disgusto per questa guerra imperialista continua ad aumentare…