Cosa rimane oggi della cortina di ferro che per quarant’anni ha diviso in due l’Europa, “da Stettino a Trieste” come nel famoso discorso di Winston Churchill, oggi che si ricordano i venticinque anni dalla caduta del muro? Una distesa di parchi, foreste e cittadine mitteleuropee, da cui è passata parecchia della storia dell’ultimo secolo.
Dalle valli di Fulda, oggi sonnacchiosa Germania centrale, ma per un bel po’ uno dei posti più militarizzati d’Europa: là dove l’Armata Rossa avrebbe dovuto sfondare, nel caso in cui la Guerra Fredda si fosse di colpo riscaldata; al rapporto tra Vienna e Bratislava, due capitali separate solo da cinquanta chilometri ma per lungo tempo irraggiungibili; fino ad arrivare al luogo del “picnic paneuropeo” che nel 1989 rappresentò la prima breccia nel confine austro-ungherese, e alla frontiera orientale d’Italia, dove tra Gorizia e Trieste si confondono ricordi della prima guerra mondiale, del socialismo titoista al di là del confine, e della ritrovata unità del continente con l’allargamento UE del 2004.
Lungo questo tracciato, che si snoda per circa 2000 chilometri, sorgevano reticolati, dogane e torri d’avvistamento – spiega Matteo Tacconi. – C’erano gendarmi, armati, che sorvegliavano il confine. Oggi, a cavallo tra confini spazzati via dalla Storia (quello tra le due Germanie) e altri che resistono, ma sono divenuti aperti, c’è una spina dorsale di parchi, riserve e aree protette. Una «cortina verde». L’origine di questa striscia ecologica risiede nel fatto che nel corso della Guerra fredda nessuno costruiva, lungo la frontiera. Né da una parte, né dall’altra. C’era una sorta di terra di nessuno, profonda qualche chilometro, che fungeva da cuscinetto psicologico tra paesi e sistemi rivali. È così che la natura, essendo la mano dell’uomo impegnata altrove, ha potuto prosperare, dando vita a uno dei più suggestivi paradossi dell’Europa: la nascita involontaria di un’oasi ecologica, sviluppatasi in anni di serrato confronto politico, sociale, economico, culturale e militare.
E’ l’itinerario del viaggio compiuto dal giornalista Matteo Tacconi e dal fotografo Ignacio Maria Coccia, trasformatosi prima in un sito, che raccoglie gli articoli e le foto apparsi su Huffington Post e Radio Radicale, ed oggi nel progetto di un libro. “Vogliamo cercare di continuare a fare un giornalismo e un fotogiornalismo di qualità, anche in un momento difficile, per la stampa, come quello attuale. Crediamo sia ancora possibile farlo,” spiega Tacconi.
Per sostenere il progetto del libro, è aperto un crowdfunding. La raccolta fondi servirà a realizzare un libro, con testi e foto (almeno 40), con tiratura iniziale di 400 copie. La stampa sarà a cura dell’editore Capponi, di Ascoli Piceno. Il formato del volume, di circa 70 pagine, sarà 21 x 25. L’obiettivo, 4000 euro entro fine giugno, è ormai prossimo ad essere raggiunto.
“Ovviamente il tetto dei 4000 può essere sfondato. Anzi, ce lo auguriamo. Se ci riuscissimo investiremo di più sul prodotto, dotandolo di una maggiore forza artigianale o inserendo più foto o perché no, tutte e due queste cose,” conclude Tacconi.
Dalla cortina di ferro alla cortina verde, anzi Verde Cortina. Buona lettura.