di Claudia Leporatti e Davide Denti
Una violenta esplosione ha dilaniato una filiale della CIB Bank, gruppo Intesa San Paolo, a Budapest nelle prime ore di lunedì 13 gennaio. Nessun ferito, ma quasi del tutto distrutta la sede della banca.
Il fatto è avvenuto alle 4 e 18 del mattino nel periferico XIII distretto, zona nord, della capitale ungherese, in Lehel utca. Nella strada in questione si trovano diverse altre banche, tra cui Unicredit, Raiffeisen, Erste, Budapest Bank e Otp.
La Polizia ha dichiarato di non conoscere il materiale e la composizione dell’ordigno, ma è stato riportato che la porta della filiale è saltata e finita dall’altro lato della strada. In corso l’esame delle immagini riprese dalle telecamere, mentre un testimone oculare ha fatto sapere di aver visto avvicinarsi all’edificio, prima dello scoppio, un motorino di cilindrata superiore ai 150 cm3, ma senza targa. L’agenzia di stampa MTI ha avuto dal gestore di un negozio vicino l’informazione, riferita da terzi, che un senzatetto sarebbe stato esortato a spostarsi dall’area poco prima della deflagrazione da una persona non identificata.
Il fatto è subito entrato nel botta e risposta tra governo e opposizione: i socialisti sostengono che i cittadini ungheresi si sentono sempre meno sicuri, polemizzando contro il ministro degli Interni, Pintér, che proprio in questi giorni ha annunciato un aumento, anzi una rinascita, della fiducia pubblica nella polizia. Secondo Jobbik non ci sono dubbi: le politiche contro le banche adottate dai governi degli ultimi 24 anni sono le responsabili dell’esplosione.
Nel mirino le misure a svantaggio degli istituti di credito, ma anche le banche stesse, in particolare per la questione dei mutui in valuta estera (franco svizzero, principalmente), convenienti prima della crisi finanziaria mondiale, ma che sono divenuti un fardello per molte famiglie da quando il tasso di cambio del fiorino ungherese è crollato. Non sono in pochi ad essersi congratulati per l’evento, come evidente dai commenti ai video e agli articoli pubblicati sui media e sulle relative pagine facebook nella giornata della deflagrazione (“una sola?” scrive un lettore di HVG sotto al post dal titolo “Fatta saltare una banca a Budapest”, tanto per citare uno dei commenti più gentili), inclusa quella del movimento dei debitori ”La mia casa non è in vendita” (Nem adom a házamat).
Come sottolineato da Cristiano Preiner, ad “un generalizzato sentimento ostile agli istituti di credito”, si aggiunge il “mito dell’Ungheria “perenne colonia” defraudata dal capitale straniero“, cui non è estraneo l’establishment politico e persino il presidente della Banca centrale ungherese.
La polizia cerca il colpevole, mentre l’associazione bancaria ungherese ha divulgato una dichiarazione in cui spiega di aver convocato il suo gruppo di esperti di sicurezza e intrapreso provvedimenti per aumentare la sicurezza delle banche.
Tuttavia, l’ipotesi di un’azione dimostrativa contro una filiale di periferia sembra improbabile dato il basso profilo e la posizione periferica della filiale colpita. Un’ipotesi alternativa potrebbe essere quella di un tentativo di rapina andato fuori proporzione. Al momento, la polizia ungherese non ha rilasciato ulteriori informazioni.
Forse un ulteriore fattore che ha portato a questa clamorosa iniziativa potrebbe essere la circostanza che le corti competenti hanno recentemente dichiarato del tutto legittimo il mutuo contratto in valuta estera, azzerando la speranza dei mutuatari di adire la via giudiziaria… personalmente, dall’esterno, non credo tanto ad una rapina, ma ritengo più percorribile la tesi di un atto dimostrativo. Spero che comunque ci aggiornerete sulla vicenda!
Ma Lehel Utca nel XIII Kerulet non è affatto periferica! Anzi è proprio centrale!
Sarà eccessivo dire che è in periferia, dipende da quello che si intende con questo termine. Sicuramente Angyalföld non è nemmeno centro però…