UCRAINA: Sogni di vassallaggio. Il russo come lingua ufficiale di Kiev?

di Matteo Zola

 

 

Percentuale di persone che parlano russo

 

Prove di annessione in corso in Ucraina, ma ormai è evidente: non è un’esercitazione. Dopo aver unito settore energetico, areonautico, e in parte anche quello militare, l’Ucraina di Yanucovich si appresta a un ulteriore passo verso il Cremlino: il russo come lingua ufficiale. Davvero Kiev è sempre più una provincia di Mosca.

 

Una legge che promuove il russo a un livello di quasi-parità con l’ucraino è stata presentata alla Rada di Kiev da alcuni deputati del partito di maggioranza che sostiene il presidente Yanukovich. Il partito del presidente però non detiene la maggioranza dei seggi e non dispone dei 300 voti (su 450) che servono a cambiare la Costituzione nella quale l’ucraino è indicato come lingua ufficiale del Paese. Ma Yanukovich non si è perso d’animo e tramite il suo partito ha presentato un progetto che si limita a rendere possibile l’uso del russo nelle scuole e nei tribunali, a livello delle singole regioni. A esultare sono quelle regioni orientali, base elettorale del presidente, in cui la maggioranza della popolazione è russofona.

 

Percentuale di persone che appoggiano il russo come lingua ufficiale

 

L’Ucraina infatti, come sempre emerge durante le elezioni, è un Paese spaccato in due. A occidente gli ucraini, cattolici, nazionalisti (e indipendentisti). A oriente i russi, ortodossi, più vicini a Mosca che a Kiev, potremmo dire “unionisti“. La lingua ucraina, va detto, non è dissimile dal russo. Essa però è un simbolo della ritrovata indipendenza dopo la caduta dell’Urss e fu dichiarata unica lingua nazionale proprio durante i governi dei nazionalisti della “rivoluzione arancione“. Nei tre secoli di unione con la Russia, gli ucraini hanno subito repressioni anche violente a causa di tentativi di russificazione portati avanti prima dagli zar poi dai sovietici. Per gran parte del secolo scorso l’ucraino è stato parlato clandestinamente sopravvivendo solo nelle campagne e nelle regioni più occidentali che entrarono a far parte del Paese solo dopo il 1945, strappandole alla Polonia.

La lingua è un simbolo, e l’innalzamento del russo è un segno dell’avvicinamento a Mosca, anzi dell’unione di Kiev con Mosca. Le elezioni amministrative del 31 ottobre, inoltre, si avvicinano e il tema della lingua potrebbe diventare un punto cardine della campagna elettorale nelle province orientali. 

 

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Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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