UCRAINA: Odessa, vittime del nazionalismo

da MOSCA – Le fiamme appiccate alla Casa dei Sindacati di Odessa in un pomeriggio di violenza e follia sono un monito per l’Europa. Il fuoco che si è portato via ad ora 46 persone, alcune delle quali scappate via dal palazzo in fiamme e selvaggiamente pestate dalle formazioni ultranazionaliste in strada, potrebbe non spegnersi. Attorno agli avvenimenti ucraini e al Maidan si erano raccolte le simpatie di ambienti liberali e democratici, che però ora sembrano trovare dei distinguo tra la sorte degli arsi vivi e i caduti di febbraio.

Il primo dato pericoloso, per l’Ucraina e l’Europa orientale, è la disumanizzazione del nemico: ancora stamane alcuni mass-media ucraini riportavano voci secondo cui tra le vittime ci fossero molti cittadini russi e della Transnistria. Circostanza smentita dal bollettino ufficiale, e anche da decine di video apparsi in rete, ma se per assurdo le vittime fossero state russe o di un altro paese, cosa sarebbe cambiato?

Esiste, ormai da mesi, una propaganda volta a svilire, nell’uno e nell’altro senso, la natura degli avvenimenti: se durante le giornate del Maidan si smentivano le voci di agenti stranieri o di fondi dati ai manifestanti da parte delle potenze occidentali, è diventata una triste e consolidata prassi vedere e cercare tra le proteste dell’Est e del Sud del paese i russi in piazza, come se i fenomeni sociali possano essere spiegati solo in funzione di provocatori venuti da Mosca o da Washington. Da parte dei commentatori liberali e democratici, in Ucraina e in Russia, parole di disprezzo per chi si era asserragliato nella Casa dei Sindacati, senza alcuna pietà né rispetto per le vittime. La guerra d’informazione non ha solo ucciso la verità, nelle strade di Kiev, Odessa o Sebastopoli: ha gettato i semi per un odio accecante e spietato.

Il secondo dato è l’accelerazione dell’avanzata nazionalista, ormai non più controllata né da Yatseniuk, né da Turchinov. Affermare che il Maidan sia stato un monolite fascista è un errore, ma l’egemonia conquistata dal radicalismo neofascista, e l’utilizzo dei gruppi paramilitari nell’Est e ieri ad Odessa, sono dei fatti difficilmente discutibili. Nel conflitto dei mass-media spesso si fa a gara a chi attribuire l’etichetta di “fascista”, con attenzione alle mosse del Cremlino e ad alcuni legami con partiti d’estrema destra in Europa quali il Front National o la Lega Nord; spesso però volutamente sfugge il sostegno di organizzazioni come Forza Nuova e Casa Pound al Pravyj Sektor ucraino, e anche la comunanza di vedute su una serie di valori.

Che cosa sono e cosa rappresentano i valori europei per il Pravyj Sektor e per gli ultras che ieri hanno dato fuoco alla Casa dei Sindacati? Che cosa pensano di Stato sociale, diritti democratici, per le minoranze linguistiche, religiose e sessuali? Domande che, ad oggi, solo The Guardian ha iniziato a porre: il perché è dovuto a un certo timore diffuso di passare per sodali di Putin o propagandisti del Cremlino.

Chi scrive, per ragioni di ricerca, si occupa da anni del nazionalismo russo e del nazionalismo ucraino. Sulle pagine di East Journal sono apparsi due contributi su Naval’nyj e sulle idee del nazionalismo russo, così come su MicroMega, quindi sono immune da ogni tipo d’accusa di essere favorevole alle politiche xenofobe e scioviniste. Esistono però delle domande da porsi rispetto alla situazione ucraina: perché non sono state concesse autonomie sul modello italiano alle regioni russofone? Perché una legge mai applicata e introdotta su pressione dell’Unione Europea, riguardo alle lingue regionali, è stata immediatamente abolita appena si è conquistati il potere? Probabilmente, due azioni in questo senso avrebbero dato maggiori tutele a una parte della popolazione spaventata da “chi inneggia a Bandera”, come si legge nelle interviste, e avrebbe garantito uno sviluppo diverso degli eventi.

Si spegnerà il fuoco di Odessa? Di pompieri se ne vedono ben pochi all’orizzonte, e quelle scene di gioia di fronte al rogo sono difficili da cancellare, in una città che ha subito durante il 1905 devastanti pogrom antiebraici. Gli eventi di ieri non differiscono in nulla da quel tipo di bestialità che pensavamo in Europa fosse stato da tempo consegnato agli archivi della memoria. Come ricordava Furio Jesi nella sua opera Cultura di Destra, le “parole senza significato” assumono spesso e volentieri il colore del sangue e la realtà della violenza. Il nazionalismo ieri ha vinto ancora una volta sull’umanità.

Foto: EPA / Alexey Furman

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9 commenti

  1. Sono totalmente d’accordo con Savino. È aggiungo che se questa fosse l’idea guida della maggioranza degli europei “occidentali” (…compresi naturalmente i loro governanti) non si sparerebbe più in Ucraina.

    • Provo a rispondere alle due domande centrali che si fa Savino.

      – Perché non sono state concesse autonomie sul modello italiano alle regioni russofone?

      Perché non esistono “regioni russofone” pure in Ucraina, e perché l’essere russofoni non è una categoria che distingue l’identità ucraina da quella russa: quando l’ucraina divenne indipendente nel 1991, tutti i cittadini presenti nella repubblica sovietica ne acquisirono immediatamente la cittadinanza, senza requisiti di competenza linguistica come avvenne invece nei paesi baltici.
      Quando si utilizzano mappe un po’ meno rozze di quelle normalmente in circolazione, si può notare poi come vi sia un importante gradiente città/campagna nell’uso linguistico anche nell’est, e come le uniche regioni a maggioranza di parlanti solo russo fossero la Crimea (repubblica autonoma all’interno dell’Ucraina stessa) e le regioni orientali di Luhansk e Donetsk
      https://en.wikipedia.org/wiki/File:UkraineNativeLanguagesCensus2001detailed-en.png
      https://en.wikipedia.org/wiki/File:Ukraine_census_2001_Russian.svg
      Su quanto poi le richieste russe di federalizzazione dell’Ucraina siano un caso di “bue che dà del cornuto all’asino”, segnalo questi due contributi sulla Russia, unico caso di “federazione” centralizzata:
      http://www.osw.waw.pl/sites/default/files/ang_prace_49_federacja_bez_net.pdf
      http://www.balcanicaucaso.org/Tesi-e-ricerche/Vent-anni-di-dis-Unione-Sovietica.-La-Federazione-Russa-sovranita-e-territorio-1991-1997-87571

      – Perché una legge mai applicata e introdotta su pressione dell’Unione Europea, riguardo alle lingue regionali, è stata immediatamente abolita appena si è conquistati il potere?

      “Tra le prime misure approvate dal nuovo Parlamento c’è stata l’abrogazione della legge del 2013 sulla tutela del multilinguismo: una legge che tutelava di fatto solo il russo, poiché le altre lingue non superavano la soglia del 10% dei parlanti nel proprio distretto, costringendo così le piccole minoranze linguistiche (tatari, ma anche ungheresi, bulgari, rumeno/moldavi, ruteni, polacchi) a dover scegliere tra russo e ucraino. L’abrogazione, nonostante fosse stata pensata per riportare in condizioni di parità la protezione delle diverse lingue oltre all’ucraino, è stata intesa come espressione del nazionalismo del nuovo governo e usata da Putin per giustificare il proprio intervento. Tuttavia la richiesta di abrogazione non è stata mai firmata dal Presidente della Repubblica ad interim: di fatto, quindi, quella legge è ancora in vigore e la lingua russa non è discriminata, anzi rimane l’unica lingua protetta oltre all’ucraino.”
      https://www.eastjournal.net/ucraina-il-governo-di-kiev-e-legittimo-lombra-nera-di-svoboda/40815
      Ditemi voi se la proposta abolizione di una legge linguistica che è ancora in vigore può essere sufficiente a giustificare tutto ciò che è avvenuto in seguito da parte della Russia di Putin.

      • Vorrei fare un esempio: a Odessa tutti parlano russo. Perché tutti i documenti ufficiali devono essere in ucraino? Perché i medicinali devono avere istruzioni solo in ucraino? Perchè i film sono solo in lingua ucraina? E’, a parer mio, assolutamente calzante l’esempi dell’Alto Adige, dove vivono italiani e tedeschi. Cittadinanza italiana, ma, quello che importa, in questo caso, è la lingua: scuole, documenti, medicinali, elenchi telefonici, indicazioni stradali, toponimi: tutto bilingue. Un esempio assolutamente felice e facilmente esportabile.

        • Odessa è già una degli oblast in cui il russo ha status di lingua regionale, secondo la legge del 2012 sulla tutela del multilinguismo, che non è stata affatto abrogata come spesso si dice. Come tale, il russo può venire utilizzato nell’istruzione, nei rapporti con le autorità locali, i tribunali e la corrispondenza ufficiale. Negli oblast in cui una lingua minoritaria supera il 10% della popolazione e risulta quindi protetta dalla legge, la situazione non è (formalmente) così diversa da quella dell’Alto Adige.
          Per quanto riguarda i medicinali, dipende evidentemente da dove sono stati fabbricati; e per i film, idem: ma so che sulla televisione ucraina sono già molti i programmi in lingua russa.
          https://en.wikipedia.org/wiki/Languages_of_Ukraine#Regional_languages

          • In realtà il russo non viene utilizzato nell’istruzione, nei rapporti con le autorità, nell’autenticazione dei documenti, ecc, tutti i moduli sono in ucraino, così i programmi scolastici e universitari (esperienza diretta); i documenti di identità sono tutti in ucraino. Siamo lontanissmi dall’Alto Adige (sono di Bolzano). Se il medicinale viene prodotto in India, si traduca in ucraino e russo, se in Ucraina, lo si traduca in russo; pochissime sono le indicazioni toponomastche bilingui; se si proietta un film a Odessa, si noleggi la copia da un distributore di Mosca. Mi sembrano operazioni semplicissime e di buon senso

          • Caro Fabio, le normative per arrivare a tali livelli di bilinguismo anche a Odessa esistono già; evidentemente, come la sua esperienza ci dimostra, c’è un problema di messa in pratica, legato probabilmente anche alle risorse disponibili e alla volontà dell’amministrazione pubblica, per la quale non so quanto ciò sia una priorità. Se l’Ucraina potesse tornare al clima disteso che c’era fino all’anno scorso, probabilmente anche la messa in atto delle autonomie linguistiche procederebbe più spedita.

  2. Oleksiy Bondarenko

    Davide, sono d’accordo con te sul fatto che il clivage interno alla società ucraina non sia così marcato come spesso si cerca di evidenziare ed è altrettanto vero che la situazione è ulteriormente “complicata” dal particolare rapporto città/campagna. Credo però che le statistiche si prestano spesso a diverse interpretazioni, e se è vero che le regioni a maggioranza linguistica russa siano solo due, Donetsk e Luhansk, è altrettanto vero che le oblast’ che “beneficiano” della legge linguistica sono ben 12/13 su un totale di 27. La proposta di abolizione di tale legge non giustifica “tutto ciò che è avvenuto in seguito da parte della Russia”, ma simboleggia, a mio parere, il clima e la composizione del nuovo governo (sulla cui legittimità si discute poco per paura di essere considerati “filo-russi”, ma credo che sia un argomento che meriti diverse riflessioni) esacerbando ulteriormente una polarizzazione sociale che si è andata inevitabilmente acutizzando nei mesi di protesta. Credo che sia giusto ricordare che Maidan non ha coinvolto tutto il paese e ha lasciato indifferente, o meglio, contrariata una buona fetta della popolazione ucraina. Proprio per questo penso anche che, analizzando i fatti da un punto di vista puramente politico (tralasciando aspetti morali ecc.), la tentata abolizione della legge linguistica, uno o due giorni dopo la fuga di Yanukovich, sia stato un grave errore, che in un contesto sociale di aperta conflittualità si è reso più che prestabile a varie interpretazioni. Forzando un po’ la mano potrei dire che il nuovo governo abbia scelto in questo modo (e la legge linguistica è solo un piccolo esempio, vogliamo ricordare i discorsi “conciliatori” della Tymoschenko ad esempio?), a mio parere piuttosto consapevolmente, l’antagonismo alla Russia (più che il nazionalismo ucraino vero e proprio) come “strumento di autolegittimazione”, trovando così un momentaneo collante per personalità politiche e partitiche che hanno ben poco in comune e che hanno avuto grandi difficoltà nella gestione stessa della protesta. Credo quindi che in un’analisi decontestualizzata la tentata abolizione di una legge linguistica, tra l’altro imperfetta, possa giustificatamente sembrare un’inezia, ma che in un contesto come quello ucraino ha assunto inevitabilmente una grande importanza.
    Lo stesso potrebbe valere anche per la federalizzazione del paese. Sebbene concordo sul fatto che l’identità linguistica ed “etnica” non sia un criterio particolarmente valido, nel caso ucraino, per la creazione di ampie autonomie regionali, un percorso federativo potrebbe essere davvero l’unica soluzione ad un conflitto che Kiev sta dimostrando di non poter vincere manu militari.

    • Oleksiy, sono d’accordo con te: la proposta di abolizione della legge sulle minoranze linguistiche, per quanto probabilmente ben intenzionata, è stata seriamente controproducente ed era da evitare in un momento di transizione. Non so se ci fossero secondi fini di autolegittimazione anti-russa come suggerisci. Ciò che tengo a rimarcare è che si è trattato di un annuncio non seguito da fatti (la legge che protegge la lingua russa è ancora in vigore) e che ogni reazione ad est è stata assolutamente sproporzionata.

  3. il vero problema in questa crisi è chi cerca espressamente il sangue a fini di destabilizzazione. essere ingenui non aiuta affatto. chi getta la benzina è il vero responsabile dell’incendio. e la benzina viene gettata nei luoghi giusti.

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