UCRAINA: Matrimoni di convenienza per gli imprenditori italiani

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“Se l’è sposato solo per avere la cittadinanza italiana“, afferma deciso Sandro, che tutte le domeniche prepara la colazione per i suoi habitués, delle cui vite pare saperne più di loro stessi.

La convinzione che donne ucraine o bielorusse in Italia si sposino solo per ottenere più velocemente la cittadinanza è opinione diffusa. Il discorso da bar non spiega, però, perché al primo posto dei matrimoni misti ci sia quello tra uomini italiani e donne romene, che invece della cittadinanza italiana non hanno più bisogno da quando, nel 2007, la Romania è entrata nell’Unione europea. D’altro canto i lunghi 10 anni di residenza per ottenere la cittadinanza italiana sono quasi un’eccezione tra i paesi europei ad alta immigrazione: in Francia, Paesi Bassi e Regno Unito ne bastano 5, in Germania 8. Per ovviare ai matrimoni di comodo sarebbe piuttosto necessaria una valida legge sull’immigrazione e sulla naturalizzazione, che invece ancora mancano al nostro paese.

“Se l’è sposata per poter chiedere il ricongiungimento, e avere la residenza ucraina” è la conversazione che invece non ci si immagina, e che potrebbe avvenire in qualche piccolo paese dell’Ucraina a proposito di un italiano.

Secondo quanto riportato da Michele Focarete sul Corriere della Sera, infatti, i matrimoni di convenienza sono l’escamotage adottato dagli imprenditori italiani per aggirare le difficoltà burocratiche, almeno da quando, nel  settembre 2011, sono stati aboliti i visti business con i quali si poteva rimanere nel Paese fino a 12 mesi. Ora l’unica possibilità per richiedere un permesso di soggiorno per lavoro è avere una busta-paga, ma gli italiani che vanno in Ucraina lo fanno generalmente per aprire un’azienda, e da titolare non ci si versa lo stipendio. Si può certamente entrare nel Paese – e dal 2005 non c’è neppure bisogno del visto – ma per un massimo di novanta giorni ogni sei mesi, quindi diventa necessario trovare persone fidate a cui assegnare la gestione dell’azienda.

Oppure sposarsi. Fare richiesta di ricongiungimento familiare, ottenere la residenza ucraina e aggirare le varie limitazioni. E così in un anno al consolato ucraino a Milano sono arrivate 212 richieste di visto turistico, ma oltre un terzo dei visti concessi in totale sono stati per ricongiungimento familiare.

Gli investimenti degli italiani in Ucraina spaziano dal settore siderurgico a quello della ristorazione, e il Paese, già è tenuto in buona considerazione dall’imprenditoria italiana, cerca di attirare investimenti anche con facilitazioni economiche. Ma forse prima di tutto dovrebbe facilitare la permanenza sul posto.

Chi è Daniela Piazzalunga

Ricercatrice di Economia presso l'Università di Trento e affiliata ai centri di ricerca IZA, CHILD-Collegio Carlo Alberto e LISER. Si occupa di economia del lavoro, economia di genere e della famiglia. Quando non girovaga per l'Europa, scrive per East Journal di discriminazioni di genere.

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3 commenti

  1. “Si utilizzano quindi i visti turistici”

    tuttavia, se non ci sono stati cambiamenti recentissimi che mi sono rimasti ignoti, i visti per l’Ucraina sono stati aboliti nel 2005 e da allora basta il passaporto, almeno per un soggiorno non troppo lungo !
    l’Ucraina, insieme a Moldova e Georgia, é l’unica dei 12 paesi della “vera” ex-URSS (escludendo il Baltico che é tutta altra cosa) ad avere abolito i visti per gli europer, ancora obbligatori per Russia, Belarus’,Armenia, Azerbaigian e le repubbliche centro-asiatiche..e ciò dice molte cose

  2. Ha ragione, per periodi inferiori a 90 giorni si può entrare in Ucraina senza visto.
    Mi scuso dell’inesattezza, che ora ho corretto.

  3. seconda inesattezza per poter lavorare in ucraina senza enormi problemi burocratici devi essere sposata con una donna ucraina da 2 anni.
    saluti

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