Reuters, Gleb Garanich

UCRAINA: Il peggio deve ancora venire

Si assiste in questi giorni ad un escalation del conflitto. Dopo settimane di relativa stabilità dopo che la Russia ha accettato (o deciso) l’annessione della Crimea si pensava che fosse possibile un lento ritorno alla normalità, ma così non è stato. Kiev, che per la Crimea ha scelto la linea morbida, per l’est del Paese non può rassegnarsi. Essa è la parte del Paese economicamente più produttiva e ricca. Inoltre la popolazione non è unanimemente a favore della Russia, e per quanto la lingua più parlata sia il russo, non significa che un abbraccio di Mosca sia ciò che vuole la totalità della gente, anzi.

Il Presidente Turchinov ha dato l’autorizzazione ad un’operazione anti-terrorismo che, al di fuori del nome altisonante, mira a riportare sotto controllo la situazione e a far capire che la Russia non troverebbe nell’est la stessa accoglienza trovata in Crimea. Dissuasione e deterrenza, si potrebbe definire. Ma i rischi sono alti, e lo si vede.

Sviluppi e considerazioni

L’esercito, che Yanukovich non aveva utilizzato durante gli scontri sul Maidan per paura di defezioni, non è certamente compatto. Nella regione di Donetsk, teatro dei principali scontri, alcune truppe si sono dimostrate fedeli a Kiev riportando sotto controllo governativo alcune aree con notevole rapidità, come nel caso dell’aeroporto di Kramatorsk, ripreso il 15 aprile. Diversa la situazione altrove, dove vi sono state defezioni, con militari che si sono uniti ai filorussi; questo è ciò che è avvenuto il 16 aprile a Sloviansk, dove in sei blindati ucraini è stata issata la bandiera russa.

Le forze speciali ucraine sono in numero ridotto e soprattutto è complicato, se non impossibile, capire a chi siano fedeli, se a Kiev, a nomenklatura filorussa o a chi altro. Ecco perché difficilmente potranno essere determinanti.

Una menzione lo meritano i luoghi dove i filorussi hanno preso il controllo delle sedi di potere: Sloviansk, Kramatorsk, Horlivka, Donetsk. Tutte città strategicamente importanti e che è difficile pensare si siano sollevate casualmente in contemporanea. A Mariupol, crocevia di traffici marittimi, nella notte tra il 16 ed il 17 aprile circa 300 filorussi hanno tentato di prendere il controllo di una caserma: in questo caso i militari hanno aperto il fuoco facendo tre morti e mettendo in fuga gli assalitori.

Ormai la linea di comando del Governo di Kiev è fortemente compromessa, non si capisce chi risponda a chi, e su chi ci si possa fidare. Ecco perché l’operazione anti-terrorismo può rivelarsi un boomerang per Kiev.

Società

Certo, nelle regioni di Lugansk e Donetsk la popolazione è in buona parte filorussa, ma lo scenario è ben diverso dalla Crimea. Nella penisola la Russia è sempre apparsa come la madre patria, e la stragrande maggioranza della popolazione era concorde con l’annessione alla Russia; nell’est dell’Ucraina invece questo sentimento non è di ugual proporzioni. Si parla russo, non è un mistero, e si rivendica una forte vicinanza alla Russia, anche perché non c’è famiglia dove uno dei componenti non sia russo.

Ma la differenza di nazionalità non è vissuta come un problema e molti sono felici di sentirsi Russi all’interno di un’entità statuale ucraina. L’odio est-ovest non esiste: certo, ci sono stati screzi storici, linguistici, religiosi, ma per buona parte degli abitanti dell’est chi vive nell’ovest è un contadino, spesso troppo nazionalista, con molte connessioni con l’Europa e che parla una lingua- l’Ucraino- che per lui non è di facile comprensione, ma non è un nemico. D’altro canto per chi vive ad ovest gli “orientali” sono degli operai, senza alcun senso patriottico, che vivono in città piene di smog e parlano una lingua straniera, il russo.

C’è chi ha nord-sud e chi est-ovest, i luoghi comuni li hanno tutti i popoli, ma non sembrano sufficienti a giustificare una guerra civile.

A breve

Ci sono alcune scadenze o eventi di notevole importanza che potrebbero cambiare gli scenari. Siamo nel mezzo della campagna elettorale per le presidenziali, e ogni candidato sta proponendo la propria ricetta per risolvere la situazione e spesso ciò non fa altro che delegittimare l’operato del Governo attuale. Non ci sono al momento candidati dati per vincenti e, anche se Poroshenko, il “re del cioccolato”, sembra avere più possibilità degli altri, la sfida sembra lunga e portatrice di instabilità.

La Tymoshenko ha proposto lo stato d’emergenza e questo sposterebbe le presidenziali a data da destinarsi: richiesta politica per un candidato in forte svantaggio secondo i sondaggi, o vera e propria soluzione alla crisi? Allo stesso modo la Russia, ma anche altre cancellerie, in primis quella americana, cercheranno di mettere lo zampino nelle elezioni.

Nel frattempo Kiev deve anche far fronte ad una crisi economica, della quale abbiamo abbondantemente parlato, che rischia di farla precipitare nel vuoto. I soldi stanno arrivando dall’occidente, ma fino a quando? e saranno sufficienti per salvare il Paese? troppe variabili per una situazione così critica.

la Russia

è Putin il mattatore, è lui che guida i giochi. Durante la “Linea diretta con il Paese”, l’intervista televisiva annuale durante la quale risponde alle domande del Paese, ha affermato che non ha intenzione di intervenire in uno Stato straniero. Lo diceva anche per quanto concerne la Crimea, e sappiamo come è andata a finire. Ha altresì affermato che non ha propri uomini nell’Ucraina orientale: chi sarebbero quindi gli uomini verdi in mimetica comparsi nella regione di Donetsk e Lugansk? quanto meno poco credibile. Sarà lui a fare la prima mossa, ma è difficile capire quale. Intanto le truppe russe rimangono ammassate al confine, ma la tecnica preferita sembrerebbe quella di auto-sollevazioni popolari, sulla falsa riga di quanto già accaduto.

Tutti questi elementi portano a pensare che la situazione sembri ben lontana dall’essere in via di risoluzione. Il peggio deve ancora venire, e le carte non sono ancora tutte sul tavolo. La luce in fondo al tunnel ucraino è ben distante!

Chi è Pietro Rizzi

Dottorando in Relazioni Industriali presso l’Università degli Studi di Bergamo, collabora con l’OSCE/ODIHR come osservatore elettorale durante le missioni di monitoraggio in Est Europa. Redattore per East Journal, dove si occupa di Ucraina, Est Europa e Caucaso in generale. In passato è stato redattore ed art director del periodico LiberaMente, e si è a lungo occupato di politica come assistente parlamentare e consulente giuridico per comitati referendari. Ha risieduto, per lavoro e ricerca, a Kiev e Tbilisi.

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7 commenti

  1. “C’è chi ha nord-sud e chi est-ovest, i luoghi comuni li hanno tutti i popoli, ma non sembrano sufficienti a giustificare una guerra civile.” – sono d’accordo, in Ucraina la guerra civile non la vuole nessuno, tranne il “governo” e le frangie radical-naziste che l’hanno portato al potere. Però quel che non è sufficiente per una guerra può esserlo per una secessione. Non c’è solo l’aspetto nazionalistico, in questo momento è molto forte anche l’aspetto economico. In Russia i redditi sono 4 volte più alti che in Ucraina, e con la bancarotta ormai quasi inevitabile la gente cercherà un futuro dove è possibile trovarlo.

  2. Concordo con Vlad62, gli unici realmente interessati ad una escalation del conflitto sono i sedicenti “democratici” di Kiev.
    Mosca potrebbe vincere la partita senza sparare un solo colpo e senza impegnarsi in una maniera più diretta. I democratici di Kiev, no!

  3. Infatti Putin non vuole l’annessione del Donbass, bensì il federalismo. Per la Crimea il discorso era un pò diverso perché lì, tra le altre cose, ci sono delle basi militari russe. E potete stare certi che, se l’Ucraina orientale dovesse avere il federalismo sul modello bosniaco e magari creare una “Repubblica Russa dell’Ucraina Orientale” sul modello della Repubblica Serba di Bosnia, la Piazza Lenin di Donetsk diventerà Piazza Putin. Federalismo, dopotutto, per una regione più ricca della media ucraina come il Donbass, significa essere padroni delle proprie risorse, e quindi più ricchezza, servizi migliori, ecc. Chi non sarebbe d’accordo?
    Certo, ci sarebbe il rischio di cristallizzare le divisioni del Paese tra est e ovest…

  4. Federalismo…si una bellissima parola. Ma lo stato federale ucraino quale politica estera ed economica porterebbe avanti?? Quella che vuole Putin o un’altra?? In verità per me Putin non vuole né il federalismi, né l’annessione dell’EST. Vuole evitare una Ucraina legata alla UE e alla NATO. Se questo passasse per il federalismo allora gli andrebbe bene il federalismo, in caso contrario sarebbe insoddisfatto anche di quello.Tutto il resto sono balle che si alimentano a suon di irredentismi e nazionalismi vari. Com’è una balla il dire che la Russia non ha uomini in Ucraina.Credo che la settimana prossima, passata una mini tregua pasquale, vedremo cosa saprà fare l’esercito ucraino. Ovviamente se la coesione di tale esercito dovesse dimostrarsi insufficiente questo provocherebbe il dissolversi del governo di Kiev e il successo russo. Questo è l’unico risultato che la Russia persegue.

  5. Emilio Bonaiti

    Massimo, “se la coesione di tale esercito NON dovesse dimostrarsi insufficiente” che cosa succederebbe?
    L’Ucraina potrebbe essere un precedente per le repubbliche baltiche?

  6. Dopo aver’ letto tutti gli articoli sull’Ucraina, dal primo all’ultimo, sono davvero curioso su cosa intendeva la redazione EJ, quando scrisse :” non è l’opinione della redazione…” in occasione della pubblicazione di un articolo recente pro-moscovita ? C’è sicuramente una buona parte di giudizio neutrale, ma una tendenza ad utilizzare “zar” e “imperialismo” non mi convince del tutto. Sono fiducioso nella Vostra professionalità.

  7. curiosa e intrigante situazione geopolitica…Chissà perché, Obama ha abbassato i toni…

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