UCRAINA: Crisi in Crimea, riassunto dei fatti

Per un’analisi dei fatti che vada oltre la cronaca, si legga qui: Cosa succede in Crimea, tra propaganda etnica e retoriche umanitarie. Qualche spiegazione

Le prime proteste in Crimea cominciano poco dopo la fuga di Yanukovych da Kiev, avvenuta il 22 febbraio scorso, mentre a Kiev si insediava il nuovo potere e Arseniy Yatsenyuk, leader del partito di opposizione Patria, veniva nominato primo ministro.

Il 27 febbraio le truppe paramilitari hanno occupato gli edifici chiave di Simferopoli, capitale della Crimea, senza incontrare resistenza, e hanno issato sul tetto del parlamento locale la bandiera russa. Il giorno seguente sono stati occupati gli aeroporti. Il 28 febbraio il presidente Yanukovych parla dal suo rifugio a Rostov sul Don, in Russia, accusando il governo di Kiev di “golpe”. Il 1° marzo il parlamento russo approva la richiesta del presidente Vladimir Putin all’uso della forza militare in Ucraina, truppe russe si trovavano già al confine dove stava avendo luogo un’esercitazione militare, interpretata unanimemente come un tentativo di intimidazione verso il nuovo potere di Kiev.

Il 2 marzo hanno luogo manifestazioni pro-russe in molte città ucraine, compresa Kharkiv, la più grande città del paese dopo Kiev. Si registrano movimenti nella base russa di Sebastopoli dove, in base a un accordo siglato nel 1991 e recentemente rinnovato fino al 2042, è ancorata la flotta della marina militare russa. Nuove truppe para-militari occupano il comando della guardia costiera a Balaklava e circondano la base militare ucraina a Perevalnoe, non lontano da Simferopoli. Qui i militari ucraini si sono rifiutati di cedere le armi e da giorni le due parti si fronteggiano, pur senza sparare un colpo: i soldati ucraini sono, di fatto, prigionieri dentro la propria base ma devono evitare di aprire il fuoco se non vogliono scatenare la reazione russa. Sarebbe il casus belli tanto atteso dal Cremlino. Il premier Yatsenyuk ha parlato di “dichiarazione di guerra” da parte della Russia e la Nato ha espresso “amicizia verso il governo di Kiev”. All’apertura delle borse, il rublo crolla. 

Il 3 e 4 marzo le sempre più numerose truppe paramilitari hanno preso il controllo dei punti di confine tra Crimea e Ucraina, sono anche stati visti mentre scavavano trincee.  Navi russe sorvegliano le acque al largo della Crimea. Gli Stati Uniti ammettono: la Russia ha il pieno controllo operativo della Crimea.

Il 6 marzo il parlamento della Crimea si è pronunciato all’unanimità per l’adesione alla Federazione Russa staccandosi così dall’Ucraina. Per il 16 marzo è previsto un referendum per ratificare la decisione del parlamento. In Crimea, tuttavia, solo il 58% della popolazione è russa.

Il 16 marzo si tiene il referendum: circa il 96% tra i votanti della Crimea risponde affermativamente alla domanda “Siete a favore della riunificazione della Crimea con la Russia come entità costituente?”. Le possibili evoluzioni alla luce di questo risultato sono descritte nell’articolo “UCRAINA: La Crimea dice sì a Mosca. Quali scenari?“.

Il 18 marzo si registra il primo scontro a fuoco a Simferopoli: un soldato ucraino e un paramilitare pro-russo muoiono. Il giorno seguente militari russi circondano la base militare ucraina di Perevalnoe e costringono i soldati all’interno a evacuare.

Il 21 marzo Vladimr Putin dichiara la Crimea parte della Federazione Russa. Il giorno seguente vengono sgomberate altre due basi militari. iev ordina ai suoi soldati di abbandonare la penisola.

Il 24 marzo la Russia è sospesa dal G8

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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5 commenti

  1. maria fioravanti

    Un banchiere al potere in Ucraina… Che strano,eh?

  2. La verità è che sebbene la Crimea sia abitata per poco più di metà da cittadini russi, è interamente russofona così come tutta la regione Donbass, anche se con passaporto ucraino sono tutti parlano russo, polizia e enti pubblici compresi, si sentono più vicini alla cultura russa e nessuno vuole l’Europa

    • Attenzione, il fatto che in una zona si parli russo non implica affatto in maniera automatica una maggiore identificazione con la Russia (persino sul Maidan la maggior parte delle conversazioni era in lingua russa). In Crimea il russo è maggioritario, ma l’identità locale/regionale è di gran lunga superiore all’identificazione con Mosca (che resta comunque minoritaria rispetto all’identificazione con Kiev). Qua alcuni grafici interessanti: http://www.washingtonpost.com/blogs/monkey-cage/wp/2014/03/06/do-crimeans-actually-want-to-join-russia/

      • Lascia perdere le groupies del pentagono, i giornali USA sono credibili quanto il TG4 quando parla di Berlusconi. Se in Crimea non vogliono essere russi, perchè l’occidente è così terrorizzato dal fatto che si tenga un referendum ? Nello specifico di quei grafici, sono esilaranti, chi li ha fatti manco sa dov’è l’Ucraina sul mappamondo !

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