Dopo Twitter, Youtube è la seconda vittima della crociata contro i media digitali indetta dal premier turco Recep Tayyip Erdoğan. Dal pomeriggio di giovedì 27 marzo, a quattro giorni dalle elezioni amministrative, il sito è reso inaccessibile per decisione dell’Autorità delle telecomunicazioni (Telekomünikasyon İletişim Başkanlığı, TİB). Non è difficile nutrire seri dubbi sulla legittimità di un simile provvedimento e sulla sua possibile durata. Nello stesso momento in cui il governo ha oscurato Youtube, la Corte amministrativa di Ankara ha infatti ordinato la sospensione del provvedimento contro Twitter. Il governo ha comunque già annunciato che farà ricorso.
L’obiettivo di Erdoğan è di arginare, per quanto possibile, la diffusione del materiale riservato che sta trapelando nelle ultime settimane attraverso Youtube e i social network. Tutto è cominciato a fine febbraio, con la pubblicazione di una serie di intercettazioni compromettenti tra Erdoğan e il figlio Bilal. Da quel momento hanno continuato ad essere diffuse con regolarità notizie riguardanti gli ambiti più diversi della vita e dell’attività politica del premier: l’arricchimento personale e familiare, la politica estera ed interna, il ruolo turco nella crisi Siriana. Le ultime indiscrezioni parlano dell’esistenza di un video erotico che vedrebbe coinvolti Erdoğan e la bellissima conduttrice televisiva Defne Samyeli, che molti ritengono da tempo l’amante del premier.
La guerra anti-tecnologica di Erdoğan è però destinata a rivelarsi uno sforzo vano. Nella pratica il divieto dovrebbe essere piuttosto semplice da aggirare per gli utenti, mentre i nemici del premier che stanno dietro alla diffusione del materiale – su tutti il movimento Hizmet di Fethullah Gülen – non si faranno di certo spaventare da qualche provvedimento simbolico. L’unico risultato concreto di una simile operazione sembra quello di recare un ulteriore danno all’immagine del premier in vista delle amministrative di domenica 30 marzo e soprattutto delle presidenziali di questa estate. Erdoğan ha dunque regalato ai suoi oppositori un’ottima ragione per dipingerlo come un autocrate illiberale.
Rispetto agli attacchi di questi giorni, una simile reazione isterica suona come un’ammissione di colpa. L’Erdoğan censore non appare come un uomo forte, ma come un uomo disperato.
Immagine: The news tribe (TNT)