http://www.formiche.net/2013/12/30/chi-doku-umarov-il-bin-laden-russo-anti-putin/

RUSSIA: Ucciso il leader jihadista Umarov. Per l’ennesima volta

Doku Umarov, sedicente leader dell’Emirato del Caucaso e dei guerriglieri islamisti nella regione, nemico numero uno della Russia e di Putin, sarebbe stato ucciso in circostanze imprecisate. Questo è quanto viene riportato dal sito kavkazcenter.com, da sempre vicino ai ribelli del Caucaso, il quale ha affermato che il leader islamico è diventato shahid (martire), dopo aver dedicato 20 anni della sua vita alla jihad, senza però fornire ulteriori dettagli in merito. Il Comitato Nazionale russo per l’anti-terrorismo non ha però ancora confermato la morte del leader ceceno, non disponendo al momento delle prove necessarie.

Se la morte di Umarov venisse effettivamente confermata, rappresenterebbe una grande vittoria di Putin nella lotta al terrorismo, e probabilmente decreterebbe una svolta nel complicato conflitto che da anni oppone i combattenti jihadisti ai russi. A Umarov, infatti, sono stati attribuiti molti dei più gravi attentati terroristici che hanno colpito il paese negli ultimi anni, come l’attentato del marzo 2010 nella metropolitana di Mosca, che causò 40 morti, o quello del gennaio 2011 all’aeroporto internazionale di Domodedovo, con altre 35 vittime, entrambe stragi che Umarov stesso ha voluto rivendicare. Sono stati ricondotti a lui anche gli attentati di Volgograd dello scorso dicembre, anche se in questo caso gli attacchi dinamitardi sono stati rivendicati da un gruppo islamista iracheno.

Non è però la prima volta che il leader islamico viene dichiarato morto: in passato infatti, il presidente della Repubblica di Cecenia Kadyrov aveva annunciato più volte il presunto decesso di Umarov, che diceva essere stato ucciso da tempo durante un’operazione militare, salvo poi essere stato smentito da un annuncio dello stesso leader islamico. L’ultima apparizione in video di Umarov risale alla scorsa estate, quando fece un appello rivolto a tutti i musulmani invitandoli ad attaccare i Giochi Olimpici di Sochi e “impedirli con tutti i mezzi” in quanto “tenuti sulle ossa di molti musulmani”. Le enormi misure di sicurezza messe in atto da Putin in occasione dei Giochi hanno impedito però qualsiasi mossa da parte dei ribelli islamisti, che sono rimasti a guardare.

In occasione della presunta morte di Umarov torna a parlare anche Kadyrov, che dallo scorso gennaio continua a sostenere la sua uccisione, e che prima delle Olimpiadi aveva garantito personalmente sulla sicurezza dell’evento, insistendo ancora una volta sul fatto che il leader dei jihadisti sia morto da tempo, invitando il governo russo ad attestarne definitivamente il decesso, spiegando come (per una volta) sia stato proprio un sito vicino ai ribelli a confermarne la morte.

“Il sito dei ribelli caucasici ha annunciato che Umarov è andato là dove non c’è ritorno. L’avevamo detto che non rappresentava un rischio per le Olimpiadi di Sochi perché era già morto. Cos’altro serve alle forze speciali russe e alla stampa per crederlo?”

Umarov si era unito ai jihadisti nel 1994, durante la Prima guerra in Cecenia, quando il presidente della repubblica caucasica era Aslan Maskhadov. Nel corso del conflitto lo stesso Maskhadov lo nominò a capo del Consiglio di sicurezza, ruolo che mantenne fino al 2005, anno della morte del presidente ceceno. Nel 2006 Umarov divenne presidente in esilio della Repubblica secessionista cecena di Ichkeria, mantenendo il comando fino all’anno seguente, quando Putin nominò a capo della Repubblica di Cecenia l’attuale presidente Ramzan Kadyrov, il quale, con le sue dure misure di anti-terrorismo, costrinse la maggior parte dei ribelli ceceni a fuggire dal paese, rifugiandosi nelle vicine repubbliche di Inguscezia e Daghestan. Scacciato dalla Cecenia, nel 2007 Umarov decise di fondare l’Emirato del Caucaso, fittizio stato islamico che avrebbe dovuto riunire tutti i popoli musulmani del Caucaso settentrionale, estendendo così la lotta armata dalla Cecenia in tutta la regione.

Intanto per quanto riguarda la successione sembra essere già stato scelto l’uomo che dovrà prendere il posto di Umarov: si tratterebbe di Ali Abu Mukhammad, di origini daghestane, il quale in un video postato su You Tube avrebbe affermato di essere stato designato per assumere il comando dei ribelli, dichiarando di prendersi la responsabilità della successione. Alcuni esperti della lotta al terrorismo non sono però fiduciosi per quanto riguarda il futuro, affermando che i ribelli daghestani sono sempre stati più duri di quelli ceceni, e sostenendo che in fondo il ruolo di Umarov all’interno del movimento terroristico era limitato, e la sua figura era usata principalmente come “simbolo” per reclutare nuovi giovani. La dura lotta al terrorismo condotta dalla Russia negli ultimi anni ha però indebolito non poco i ribelli islamici, i quali nel tempo si sono visti privare uno ad uno tutti i principali leader del movimento.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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2 commenti

  1. Emilio Bonaiti

    La considerazione sul ruolo “limitato” di Umarov nel movimento terroristico fa venire alla mente quella di Bin Laden il quale, ma solo dopo la morte, diventò un “simbolo”. Umarov oltre che “nemico numero uno” della Russia e di Putin” era anche nemico dell’umanità.

  2. Un lutto che colpisce sicuramente uno dei pilastri del nuovo potere “democratico” di Kiev. Ricordo agli smemorati – ma quante cose si dimenticano media e giornali occidentali però… – l’invito rivolto da Dmitry Yarosh proprio al fu (forse) Umarov: http://groundreport.com/russians-issue-arrest-warrant-for-ukrainian-separatist-dmitry-yarosh-for-incitement-of-terrorism/
    Umilmente faccio una domanda a cui vorrei East Journal desse la sua risposta: cosa sarebbe successo in TV Radio e compagnia cantante se, per ipotesi, un esponente della maggiornaza di un governo alleato della Russia avesse pubblicamente incitato un terrorista islamico a colpire gli USA? Sul caso Yarosh, stranamente domina il silenzio o qualche accenno giusto per parare eventuali future accuse di connivenza. Da ultimo: bello il viaggietto di Biden nei paesi baltici. Peccato nessuno dell’amministrazione americano si sia mosso quando, con una legislazione definita da più esperti “discriminatoria”, a centinaia di migliaia di russi dall’oggi al domani sono stati sottratti diritti fondamentali. Ma forse l’Occidente della libertà dormiva in quel periodo?

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