È ciclica quanto la litigata tra moglie e marito: trattasi della crisi tra Russia ed Europa. Ma a chi giova? E sono cause profonde o le solite scaramucce? Gli argomenti son sempre gli stessi, triti e ritriti. Economia, che al giorno d’oggi non può mai mancare; geopolitica che, soprattutto per la Russia, è un argomento da giustificare qualsiasi azione lecita ed illecita, considerato che tanto lo Stato trae sovranità da sé stesso e non deve rendere conto a nessuno; diritti umani, che di volta in volta vengono uniti a qualsiasi diatriba possa esserci. Sembra davvero di rivedere quelle storie che si ripetono a cadenza fissa, ma che, trattandosi di due giganti quali Russia ed Europa, non possono passare inosservate.
In questo caso a rendere gelido il clima è stata l’ingerenza della quale entrambi i contendenti si sono accusati reciprocamente nel caso Ucraina. Entrambi volevano aiutarla, ai propri occhi, o volevano spartirsela, agli occhi del rivale. Ci ha pensato Putin, con l’ultima offerta, a chiudere il discorso. Si, perché l’ultima parola è sempre di Putin, e non per scelte strategiche dell’uno o dell’altro, ma perché Putin ragiona, decide, fa, il tutto in poche ore, mentre in Europa Barroso pensa, la Ashton non parla, Van Rompuy dice, il Parlamento discute, il Consiglio attende: inutile spiegare il perché poi si accusi l’Europa di immobilismo quando il rivale può, come nel caso ucraino, mettere 15 miliardi sul piatto. È successo in Ucraina, poteva succedere ovunque nell’area, perché gli interessi li hanno entrambi in ogni Stato al confine coi due giganti, oppure nel Caucaso. La non contiguità territoriale non è più una sicurezza di assenza di interessi.
Il pragmatismo russo si affida all’hard power. Vuoi stare con l’Europa? Concesso, ma se sei amico del mio sfidante diventi mio nemico, a maggior ragione se fino a poco fa eri nell’URSS. Ecco perché a ridosso delle crisi tra Russia ed Europa si riscaldano gli animi in Transnistria, dove qualche giorno fa il “Parlamento” ha dichiarato la legislazione russa predominante, guarda caso a poca distanza da quando la Moldavia ha firmato l’Accordo di Associazione con l’UE; o in Abkhazia e Ossezia del sud, dove i confini vengono unilateralmente modificati non appena Tbilisi afferma di voler seguire Chisinau; oppure in Crimea, dove il consolato concede passaporti russi in base a quale sia il rapporto tra Kiev e Mosca; o in Nagorno Karabakh, dove poi tutto si calma perchè l’Armenia vuole entrare nell’Unione Doganale con Russia, Bielorussia e Kazakhstan.
In questi casi l’Europa può usare solo il soft power, non ha altre armi, e l’argomento è sempre uno: i diritti umani. Non vengono garantite le libertà fondamentali, le opposizione sono perseguitate, i processi politici sono all’ordine del giorno… cose noiose e ripetitive, se non si parlasse di argomenti così importanti. In passato Putin ribadiva il diritto alla non ingerenza negli affari interni, ma col tempo ci si è quasi abituato e non ci ha più badato e così l’Europa ha alzato il tiro: il boicottaggio delle Olimpiadi invernali di Sochi. Uno smacco per Putin, che le ha rese le più costose della storia, portando anche la neve là, dove non ce n’è. Avrebbero dovuto essere il palcoscenico della sua gloria ma così difficilmente lo saranno e quindi, da vero fuoriclasse, ha deciso di concedere grazie, vedi Khodorkovsky, e proporre amnistie, approvate in poche ore…un estremo tentativo, che difficilmente farà rientrare le defezioni del presidente francese, di quello tedesco e di tutti coloro che hanno dichiarato che non ci andranno. Fin qui la parte ludica, si potrebbe dire.
Manca l’economia, che è la ragione per la quale, dopo tante liti si trova sempre la pace. La Russia ha bisogno dell’Europa e l’Europa della Russia. Dove troverebbe gli idrocarburi necessari se la Russia non glieli fornisse? C’è il gas di scisto, quello liquido e numerosi altri fornitori, ma ciò non toglie che la Russia resti necessaria per molto tempo ancora. E la Russia, dove ridirigerebbe tutto il suo gas se l’Europa non lo volesse? Punta all’Asia, è vero, ma le pipelines sono limitate e comunque le proporzioni non si possono cambiare velocemente: attualmente arriva in Europa più del 50% del gas russo a fronte di meno del 10% che si spinge verso la Cina…troppo divario per un capovolgimento in poco tempo! Ecco che la guerra tra Russia ed Europa non giova a nessuno dei due, ed entrambi lo sanno… a quando la pace?
Per non parlare dello sviluppo della situazione in Asia Centrale. Gli Americani hanno lasciato la base di Manas, in Kirghizistan, e stanno per ritirarsi dall’Afghanistan. Dopodiché il rischio che il fondamentalismo islamico si diffonda nella regione aumenterà in modo esponenziale. E la Russia è al momento l’unico Paese in grado di prevenire questo rischio…
Forse JoeK non si è accorto che il fondamentalismo islamico è presente proprio là dove (e non appena) arrivano gli Americani. In loro assenza, il fenomeno è sconosciuto.
Solo un caso ? Ma quante ripetizioni (Afghanistan della fine degli ’80, Iraq, Balcani, Libia, Siria, etc.) di questo “caso” !!!
Me ne accorgo eccome, solo che non mi sento di vincolare l’arrivo degli Americani all’arrivo del fondamentalismo. Dopo tutto, in certe zone (tipo le regioni Pashtun dell’Afghanistan) c’era già una cultura fondamentalista e retrograda di per sé. Inoltre abbiamo la sfortuna che gli Stati Uniti sono alleati dell’Arabia Saudita, finanziatrice di movimenti terroristi in mezzo mondo, anche se non so fino a quanto possa durare quest’alleanza: per il bene del mondo spero il meno possibile.
Il fondamentalismo, comunque, c’è anche in Asia Centrale, in particolare in Tagikistan e nel sud del Kirghizistan, te lo posso assicurare. E questo (quasi) senza gli Americani!
Mali – Niger – Algeria – Egitto – Siria – Filippine –
… è che mi pareva brutto snocciolare tutti i casi … poi dice che uno fa il pignolo …