Traian Băsescu e Victor Ponta sempre più ai ferri corti, stavolta di fronte agli occhi di tutta Europa in un confronto che non sembra giovare all’immagine internazionale della Romania. Il presidente e il primo ministro della repubblica semipresidenziale si sono scontrati nella decisione riguardante chi dei due avrebbe dovuto rappresentare la Romania al Consiglio UE di questi giorni. Il conflitto di attribuzione è arrivato di fronte alla Corte Costituzionale, senza placarsi nemmeno dopo la sentenza favorevole al presidente Băsescu. Il presidente ha rinunciato a viaggiare a Bruxelles mentre Ponta, non autorizzato, ha comunque raggiunto la capitale belga, chiedendo poi a Băsescu di firmare il memorandum per permettergli di rappresentare la Romania. Ponta ha contestato la decisione della Corte Costituzionale, di nomina presidenziale, forte del sostegno ottenuto da parte del Parlamento e dichiarando di non essere tenuto a sottostare a una decisione presa da giudici nominati per ragioni politiche.
Secondo EU Observer la bagarre non sarà d’aiuto alla Romania, tutt’ora esclusa da Schengen e sottoposta al monitoraggio (unica nazione dell’UE oltre alla Bulgaria) per le questioni riguardanti l’indipendenza giudiziaria e la corruzione. Una giustizia e una costituzione che vengono continuamente invocate per scopi politici: Ponta e la coalizione di opposizione Uniunea Social-Liberală starebbero infatti preparando il campo per ottenere il voto del Parlamento sulla sospensione di Băsescu ai sensi dell’Articolo 95 della Costituzione. Già nello scorso mandato il presidente aveva dovuto affrontare una sospensione ed era stato riabilitato dopo un referendum popolare.
Ora Băsescu, il cui mandato presidenziale scade nel 2014, ha accusato Ponta di non essere il legittimo rappresentante della Romania al consiglio UE e di aver “distrutto quello che ho costruito in otto anni, una buona immagine per il paese” e potrebbe essere intenzionato a invocare l’Articolo 109 della Costituzione e sospendere Ponta dalla funzione di primo ministro. Sullo sfondo di questi scontri la campagna per le elezioni parlamentari del prossimo novembre, che potrebbero ridefinire la maggioranza parlamentare e mettere Băsescu all’angolo.
È solo l’ultima battaglia di una guerra aperta tra le due massime cariche dello stato, nei giorni in cui Adrian Năstase – ex primo ministro ed ex avversario di Băsescu nella corsa alla poltrona presidenziale – è stato condannato a due anni di carcere per aver accettato finanziamenti elettorali illeciti e, al momento dell’arresto, ha tentato di togliersi la vita, ferendosi gravemente alla gola. Dopo le dimissioni di Emil Boc lo scorso 6 febbraio, mentre la capitale era scossa da continue proteste in piazza, Băsescu aveva cercato di guadagnare tempo per formare una nuova maggioranza parlamentare nominando premier il direttore del servizio di sicurezza Mihai Răzvan Ungureanu.
Il nuovo capo dell’esecutivo sarebbe stato intoccabile per due mesi secondo la legge romena: è durato appena un mese in più, infrangendosi il 7 maggio di fronte a un voto di sfiducia che ha costretto Băsescu a nominare il rivale politico Victor Ponta come nuovo primo ministro. Il governo Ponta è stato segnato dalle dimissioni di tre ministri dell’istruzione per scandali legati a tesi plagiate e CV gonfiati: la scorsa settimana lo stesso primo ministro è stato accusato da Băsescu di aver plagiato metà della sua tesi di dottorato, dedicata alla Corte Penale Internazionale e coordinata proprio dall’allora candidato presidenziale Adrian Năstase.
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