Il ministro degli esteri ceco, ex dissidente dell’emigrazione, sconfitto nelle prime elezioni presidenziali dirette della storia del suo paese. Vince Milos Zeman: ex primo ministro socialdemocratico, leader di un soggetto politico di centro-sinistra.
Ha conosciuto e combattuto la dittatura sovietica, seppur dall’emigrazione, ha collaborato a costruire la Repubblica Ceca dopo la caduta del Muro di Berlino, ed ha preso parte attiva alla vita politica del paese per rendere Praga una capitare europea. Tutto questo non è bastato al Ministro degli Esteri ceco, Karel Schwarzenberg, per vincere le elezioni presidenziali di sabato, 26 gennaio.
Secondo i dati ufficiali, Milos Zeman, ex primo ministro socialdemocratico e capo del soggetto politico di centro-sinistra Partito dei Diritti Civici, ha vinto la corsa alla presidenza con il 54,8% dei consensi, lasciando Schwarzenberg staccato al 45%.
“Dieci punti sono abbastanza per definire una vittoria certa – ha dichiarato Schwarzenberg nel commentare l’esito delle prime elezioni presidenziali dirette della storia del paese, rese possibili dopo una modifica alla Costituzione – riconosco la sconfitta e ringrazio chi mi ha sostenuto nel primo e nel secondo turno”.
Nonostante la sconfitta, il risultato del ministro degli esteri è soddisfacente. Dato per basso nei consensi da tutti i sondaggi, Schwarzenberg al primo turno ha saputo recuperare, fino ad arrivare a poca distanza da Zeman. Contando sul voto delle grandi città e della fascia giovane della popolazione, nel ballottaggio Schwarzenberg, che ha contato sul voto moderato e su quello di centro, è riuscito ad imporsi solo nella regione della capitale, Praga.
Zeman, forte del voto confluito dal partito socialdemocratico Ceco, dai comunisti, e dal terzo classificato al primo turno, Jan Fischer – anch’egli ex primo ministro socialdemocratico – ha invece vinto nelle restanti regioni della Repubblica Ceca.
Esponente del dissenso ceco dell’emigrazione, Schwarzenberg è stato cancelliere del primo presidente della Repubblica Ceca, Vaclav Havel, ed ha preso parte attiva nella vita politica del Paese partecipando con il suo movimento moderato TOP09 ad un governo di coalizione con i conservatori del Partito Democratico Civico dal 2009, di cui è divenuto ministro degli esteri.
Battuto un alfiere della democrazia e del rafforzamento dell’Unione Europea
Schwarzenberg ha fortemente criticato presidente uscente, Vaclav Klaus, di cui ha contestato le posizioni strenuamente anti-europee e lo stretto rapporto – anche di amicizia personale – stabilito con il capo di stato della Federazione Russa, Vladimir Putin, che ha reso la Repubblica Ceca fortemente dipendente dalla Russia sul piano energetico.
Inoltre, Schwarzenberg, memore del suo passato, si è distinto per avere concesso asilo in Repubblica Ceca ai perseguitati politici ucraini fuggiti dalla dittatura del presidente dell’Ucraina, Viktor Yanukovych. Oltre all’ex ministro dell’economia, Bohdan Danylyshyn, a trovare rifugio e protezione a Praga è stato anche Oleksandr Tymoshenko, il marito di Yulia Tymoshenko: la leader dello schieramento democratico arancione condannata a sette anni di carcere dopo un processo riconosciuto come irregolare dalle principali ONG internazionali indipendenti.
Come sarà la Repubblica Ceca sotto l’amministrazione Zeman non è facile da prevedere, ma è possibile ipotizzare come sarebbe stata Praga sotto la presidenza Schwarzenberg: un Paese nel cuore dell’Europa pienamente integrato nell’Unione Europea, attento ai rapporti euro-atlantici, fiero difensore di democrazia, diritti umani e libertà sia in Europa orientale che in altre aree del pianeta.
Un residuo feudale, come Swarzenberg, ultraconservatore cattolico che ha definito gli Ussiti come criminali, che vorrebbe che la Nato andasse a bombardare la Siria, che ha schierato il proprio paese (unico in Europa) a favore di Israele nel genocidio di Gaza, ha dato ospitalità ai mafiosi ucraini (che l’articolista definisce senza vergognarsi “prigionieri politici), sarebbe il difensore dellademocrazia e dei diritti umani? Ma quale dissidente? Gli Swarzenberg, grandi feudatari che, insieme con gli altri parassiti del latifondo, vennero espropriati non già dai comunisti, ma già nella Prima Repubblica di Benes e Masarik, sono dei reazionari della peggiore specie, gentaglia che arriva a dire che i Cechi non sono maturi per la democrazia, solo perchè non hanno votato per questa sanguisuga aristocratica.
Ma a quali fonti si è documentato l’estensore dell’articolo? a quelle dei signorotti in frack delle banche tristemente radunatisi nel gran lusso del Lucerna?
Un fascista in meno, la Cechia l’ha scampata bella. E anche su Havel ci sarebbe da dire parecchio, tutti i cechi con cui ho parlato lo descrivono come un figlio di papà ubriacone e cocainomane che non ha mai lavorato in vita sua. Anche durante il comunismo era l’unico abitante di Praga che possedeva una mercedes, strano “perseguitato”. Quanto al buon Cazzulani, sta diventando un pò anacronistico come tutti gli arancio-boys 🙂
verissimo, e aveva anche delle belle moto. come tutti di dissidenti (!!!!) filooccidentali, veniva trattato coi guanti di velluto. I dissidenti di sinistra, a partire da Dubcek, Uhl, Egon Bony, ecc., si son dovuti alimentare a pane e cipolla, sia nei 20 anni prima che nei 20 anni dopo la caduta del muro. vallo a spiegare al signor Cazzulani! Vagli a spiegare che all’ex ministro del governo Dubcek, Cestmir Cisar, i nuovi campioni delle democrazia alla Havel hanno negato anche la pensione e che a 92 anni è costretto in una stanza e cucina al 16mo piano di un casermone alla periferia di Praga e riesce a sopravvivere grazie agli amici che gli portano da mangiare.