Lo scorso weekend in Repubblica Ceca si è votato per i comuni e per il primo turno dei candidati al Senato (il secondo turno il 17 e il 18 ottobre). Per la prima volta hanno partecipato al voto anche i cittadini dell’UE che risiedono permanentemente o temporaneamente in Repubblica Ceca, ma questo non ha impedito che l‘affluenza alle urne raggiungesse il suo minimo storico (circa il 45% degli aventi diritti al voto per i comuni e il 40% per il Senato).
Esce rafforzato da queste votazioni il movimento del secondo uomo più ricco del paese Andrej Babiš, imprenditore e proprietario del quotidiano Lidové Noviny, ANO 2011, che aveva già ottenuto un notevole successo alle scorse Europee. ANO 2011 ha vinto infatti nella capitale e in altre tredici città, tre anni dopo la sua entrata nello scenario politico ceco. A Praga ha ottenuto il 22% dei voti, conquistando 17 posti in assemblea, uno più di TOP 09, partito dell’uscente sindaco Tomáš Hudeček e che finirà nei banchi dell’opposizione assieme ai comunisti e ai Pirati.
Il partito di Babiš ha spinto per la formazione di una coalizione tripartitica – come accade al governo, di cui Babiš è ministro delle finanze, con una coalizione di socialdemocratici, cristianodemocratici e ANO – formata da ANO, dai socialdemocratici (ČSSD) e da Trojkoalice, composto a sua volta dai Verdi (SZ), dai cristianodemocratici (KDU-ČSL) e dai popolari (STAN), al fine di raggiungere una maggioranza sufficientemente larga da mettere al sicuro la sua candidata sindaco Adriana Krnáčová. Questa idea di coalizione è rifiutata da alcuni esponenti dei Verdi, avversi all’ “inesperienza politica” del partito di Babiš, ma pare che dopo un lungo incontro tra ANO e Trojkoalice questa ipotesi si faccia sempre più verosimile. Ostile a questa conclusione è anche Jan Čižinský, leader della lista Praha 7 Sobě ed esponente della Trojkoalice, che ha ottenuto un non trascurabile 40% dei voti nel suo distretto e che sarebbe favorevole a coalizzarsi piuttosto con TOP 09.
Qual è il vero quid di queste elezioni? Alla sua nascita tre anni, il partito ANO, acronimo di Akce nespokojených občanů ovvero Movimento dei cittadini insoddisfatti, è stato immediatamente considerato come un fenomeno a breve termine, che oltre una certo eco iniziale, non avrebbe ottenuto un reale successo politico. Parole d’ordine di ANO lotta alle “malattie del sistema politico”, alla corruzione e maggiore partecipazione cittadina. Oggi questo movimento conta 47 rappresentanti alla Camera eletti l’anno scorso e 4 rappresentanti al parlamento europeo. Alla luce di questo terzo successo, i politologi, ma soprattutto i rappresentanti dei partiti storicamente stabili, cioè il liberal-conservatore TOP 09 e il partito democratico civico ODS, sono costretti a ricredersi su ANO. Devono cominciare a capire le ragioni di un astensionismo così largo e allo stesso tempo accettare che la loro affermazione politica è stata un lusso di cui hanno goduto in un’epoca in cui avevano da temere solo una certa sinistra. Nell’era di Babiš, che non ha un programma ed un orientamento ben definito, andrebbero aggiornati i programmi e le idee per gli elettori (non solo dichiarare guerra a quelli di ANO), nonché presentare candidati che conquistino la fiducia dell’elettore, cosa che a parlare con i cechi sembra mancare in chiunque.