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ARMENIA: Ciao ciao Europa? Yerevan verso l’Unione doganale eurasiatica

L’Armenia ha deciso di aderire all’Unione doganale euroasiatica. Questo è quanto ha dichiarato il presidente armeno Serzh Sargsyan durante il colloquio con Vladimir Putin svoltosi a Mosca il 3 settembre. Il paese caucasico – ha affermato Sargsyan – è pronto a contribuire alla formazione di uno spazio economico comune nell’area euroasiatica, aderendo all’Unione doganale, della quale fanno già parte Russia, Bielorussia e Kazakistan. La decisione di Sargsyan è stata accolta di buon grado da Putin, il quale ha dichiarato che la scelta di Yerevan di aderire al mercato comune euroasiatico promuoverà i rapporti bilaterali e i legami reciproci tra i due paesi.

L’Unione doganale euroasiatica è nata il 1° gennaio 2010 come alleanza economica tra i paesi ex-sovietici. Dal 1° gennaio 2012 i tre paesi membri costituiscono un unico spazio economico, e negli ultimi anni si stanno mobilitando per cercare di sviluppare legami ancora più stretti, con l’obiettivo di costituire entro il 2015 un’Unione Euroasiatica, seguendo il modello dell’Unione Europea. La creazione dell’Unione doganale così come l’ambizioso progetto dell’Unione Euroasiatica possono essere visti anche come un chiaro tentativo da parte di Mosca di riassoggettare a sé l’intero spazio ex-sovietico, per evitare l’uscita di queste repubbliche dall’orbita russa (si veda l’esempio dei paesi baltici entrati nell’UE e nella NATO, o la difficile situazione della Georgia).

Yerevan, che negli ultimi anni aveva mantenuto una posizione ambigua cercando di stabilire accordi di scambio sia con la Russia e quindi con l’Unione doganale euroasiatica sia con l’Unione Europea, stavolta compie invece un deciso passo in direzione di Mosca, facendo probabilmente svanire la possibilità di un accordo di associazione con l’UE. Avendo fino ad oggi l’Armenia cercato di mantenere un occhio verso la Russia e l’altro verso l’Europa, oltre alla ratifica dell’accordo di libero scambio della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) risalente al settembre 2012, il paese caucasico aveva però allo stesso tempo stipulato accordi anche con l’Unione Europea. In seguito però all’annunciata adesione all’Unione doganale, Yerevan dovrà dunque probabilmente abbandonare la pista europea, facendo così saltare la firma degli accordi di libero scambio con l’UE che era stata programmata a novembre in occasione del vertice del Partenariato orientale a Vilnius.

Proprio a tal riguardo il ministro degli esteri lituano Linas Linkevičius, presidente di turno del Consiglio UE, ha ricordato come l’entrata dell’Armenia nell’Unione doganale guidata dalla Russia renda di fatto impossibile la creazione di una zona di libero scambio tra il paese caucasico e l’Unione Europea:

Se l’Armenia decide di unirsi all’Unione doganale, questo vuol dire che non potrà firmare gli accordi di libero scambio con l’Unione Europea” aggiungendo che “noi rispettiamo le scelte fatte da ogni paese, ma non si può far parte delle due organizzazioni contemporaneamente a causa dei diversi parametri tariffari”

Le parole di Linkevičius sono state ribadite anche da Elmar Brok, presidente della Commissione degli Affari Esteri del Parlamento Europeo, il quale si è detto inoltre dispiaciuto per la decisione presa da Yerevan, figlia secondo Brok della forte pressione esercitata da Mosca, fondamentale alleato dell’Armenia e ago della bilancia nella difficile trattativa con l’Azerbaigian per la questione del Nagorno-Karabakh. Secondo Brok infatti “un piccolo paese come l’Armenia è stato ricattato al fine di prendere tale decisione”.

Sargsyan si è comunque voluto esprimere in merito a questa scelta affermando che “si tratta di una decisione razionale, basata sugli interessi nazionali dell’Armenia. Questa decisione non è un rifiuto del nostro dialogo con le istituzioni europee”, aggiungendo che il paese ha intenzione di continuare anche in futuro la collaborazione con i partner europei come fatto sino ad oggi.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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2 commenti

  1. non hanno altra scelta. la turchia da un lato (peraltro nuovo gasdotto alternativo alla russia) l’azerbaijan dall’altro . le cose si stanno mettendo male e gli europei metteranno sempre al primo posto il gas e la potenza anatolica. dei russi c’è da fidarsi? non troppo ma comunque ci tengono a tenere un (anche due) piede nel transcaucaso e la povera armenia è un’ottima pedina da tenere lì tra gas azero georgia ecc.

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