Una terra di mezzo, una terra di nessuno popolata da mafiosi, terroristi e trafficanti, l’ultimo baluardo dell’Unione sovietica, il buco nero dell’Europa dell’Est, e chi più ne ha più ne metta. La Transnistria viene descritta così da moltissime testate italiane e internazionali: un “paese-non-paese” dove regnano anarchia e contrabbando e dove è meglio non mettere piede se non si è leninisti o amici del Cremlino. Ma quanto c’è di vero in tutte queste descrizioni stereotipate?
Tre giovani autori hanno deciso di scoprirlo sulla propria pelle, mettendosi in viaggio alla scoperta di questo fazzoletto di terra racchiuso tra Moldavia e Ucraina e che fa capolino sulle mappe in modo ambiguo. E il risultato di questo viaggio si chiama “Il futuro dopo Lenin. Viaggio in Transnistria”, un libro pubblicato da Dots Edizioni nato un po’ per caso dall’incontro di due giornalisti e un fotoreporter.
La Transnistria esiste davvero
La destinazione finale del viaggio di Martina Napolitano (sì sì, proprio una delle redattrici di East Journal), Simone Benazzo e Marco Carlone è conosciuta dalla maggioranza degli italiani attraverso il romanzo di Nicolai Lilin “Educazione Siberiana” (da cui Gabriele Salvatores ha tratto l’omonimo film nel 2013). Una vera sfilza di luoghi comuni.
Un territorio de facto ma non de iure, grande come due terzi del Molise e riconosciuto internazionalmente unicamente da Abcasia, Ossezia del Sud e Nagorno Karabach, il che la dice lunga sulla sua esistenza. Un paese fermo nel tempo, che vive in un passato surreale.
In epoca sovietica parte della Repubblica socialista moldava, questo lembo di terra si considera indipendente dal 1991. Chiamato Transnistria, o in russo Pridnestrovie (letteralmente, “presso il Dnestr”), si sdraia appunto sulle rive del fiume omonimo, a poche ore di treno da Odessa e da Chişinău, la capitale moldava che ne rivendica la sovranità.
Una regione che sembra (almeno sulla carta) non voler abbandonare la falce e il martello dalla propria bandiera. L’unica oasi comunista rimasta, dove si respira un’atmosfera da socialismo reale circondati da statue di Lenin e da prodotti tipici sovietici. O forse no, sono solo leggende metropolitane. Non si tratta forse di una semplice pedina che la Russia vuole riprendersi, un territorio che rimane in piedi proprio grazie al Cremlino?
Il viaggio dei nostri giovani autori, tra foto e interviste ai locali grazie alla conoscenza del russo di Martina, cerca di vederci chiaro, anche se probabilmente non soddisferà al 100% tutte le vostre domande su questo paese assurdo, dove più che il comunismo si è arenato un nuovo tipo di capitalismo. Ma se “Il futuro dopo Lenin. Viaggio in Transnistria” non risponderà a tutti i vostri quesiti, non biasimate i suoi autori, né tanto meno la gente locale che vive in questo “villaggio Potëmkin, dove il comunismo è rimasto lì per far da fondale”.
La Transnistria è un territorio ambiguo e contraddittorio, su cui la gente continua a speculare senza conoscerlo, raccontando storie degne di una serie con protagonista un MacGyver, che non vanno oltre l’apparenza imbalsamata. Questa striscia di terra cela in realtà un popolo composto da tre gruppi nazionali diversi (moldavi, ucraini, russi) a cui si aggiungono varie minoranze: “In Transnistria, come in ogni paese del mondo, la popolazione esiste e sussiste cercando semplicemente di sbarcare il lunario”.
Un futuro senza Lenin?
“Sono Lenin e vodka quanto noi siamo spaghetti e mandolino.”
Non è stata solo la voglia di avventura e l’ebbrezza di ritornare indietro nel tempo, “scoprendo” l’ultimo bastione comunista, a far percorrere ai nostri tre curiosi chilometri e chilometri a bordo di un’auto targata Sondrio, da Pordenone a Tiraspol’, attraversando Slovenia, Ungheria, Romania e Moldavia, e toccando i confini d’Europa. I membri del collettivo volna mare, appassionati di Est Europa e spazio post-sovietico ognuno a modo suo, hanno voluto verificare con i loro occhi tutto quello che si raccontava sulla Transnistria seguendo la dicitura “se non vedo, non credo”.
E a noi non resta che credere alle loro testimonianze, testimonianze che varcano i confini post-sovietici, alla ricerca degli stivali di Stalin (a Budapest), delle minoranze linguistiche della Gagauzia (Moldavia del Sud) e del Batman-Lenin che troneggia davanti al Soviet Supremo di Tiraspol’, la capitale transnistra. Non dimenticano una tappa a Bendery, città sulla sponda ovest del Dnestr, che omaggia la cittadina emiliana di Cavriago intitolandone una via. Il motivo? Viene svelato nel libro!
Tutto viene fotografato magnificamente e messo per iscritto in uno stile ironico e leggero, che invoglia la lettura. Il dialogo animato fra i tre viandanti, di cui a volte si tira ad indovinare chi ha detto cosa, è seguito da brevi nozioni storiche, politiche e culturali che compaiono ad ogni pagina senza disturbare l’armonia generale del racconto di viaggio.
Accompagnato da una prefazione di Sergio Paini, corrispondente Rai da Mosca, “Il futuro dopo Lenin. Viaggio in Transnistria” ha il sapore di un road trip tra amici, dai cui dialoghi allegri nascono quesiti che vengono (ir)risolti nei paragrafetti che specchiano talvolta la lettura dei vostri pensieri. Per coloro che vogliono conoscere la Transnistria senza filtri, il libro del collettivo volna mare è sicuramente un ottimo punto di partenza. Per i più esperti e conoscitori dell’area, è senz’altro un viaggio nostalgico in cui vi rispecchierete.
La prima presentazione ufficiale de “Il futuro dopo Lenin. Viaggio in Transnistria” avverrà giovedì 24 maggio alle ore 21.00 al Polski Kot di Torino. Non perdetevi questa o le altre tappe del tour in arrivo, in presenza del collettivo volna mare.
Foto di Marco Carlone