KOSOVO: Demolito il muro che divideva Mitrovica

Al termine di settimane di tensione, dopo aver raggiunto l’intesa con la controparte serba le autorità kosovare hanno demolito il muro costruito di fronte al ponte di Mitrovica. Il muro, eretto due mesi fa dai serbi, era diventato un ulteriore simbolo della separazione post-guerra del nord del Kosovo, ed in particolare della città di Mitrovica, divisa lungo il fiume Ibar tra il nord a maggioranza serba, e il sud a maggioranza albanese.

Il muro di Mitrovica

Paradossalmente, la costruzione del muro era avvenuta nell’ambito dei lavori di apertura al traffico del ponte, prevista per il 17 gennaio. Comparso a sorpresa nel lato nord, il muro serviva, secondo le autorità serbe, a supportare i lavori di pedonalizzazione, parte del progetto stesso. Una spiegazione che non ha convinto la controparte albanese, che ha visto nel muro un nuovo tentativo di alimentare la divisione della città.

Dopo feroci scambi di accuse, é stato necessario l’intervento dell’Unione europea, che non solo da anni media i negoziati tra le due parti ma é anche il finanziatore dei lavori sul ponte. Grazie alle pressioni sulle parti, sabato 4 febbraio il sindaco di Mitrovica nord, Goran Rakić e il ministro all’ambiente e alla pianificazione territoriale Ferat Shala hanno firmato l’accordo per la demolizione, sotto gli occhi del primo ministro kosovaro Isa Mustafa, del suo vice di etnia serba Branimir Stojanović, e dei rappresentanti dell’UE e degli Stati Uniti in Kosovo.

La decisione di abbattere il muro ha avuto come contropartita l’impegno delle istituzioni di Pristina a procedere all’istituzione dell’Associazione delle municipalità a maggioranza serba, l’organismo che dovrebbe dotare la minoranza serba in Kosovo di una forma di autonomia locale. L’Associazione delle municipalità è parte integrante dell’accordo del 2013, su cui Bruxelles punta molto, in qualità di mediatore tra le due parti.

Il dialogo tra Belgrado e Pristina

L’accordo raggiunto arriva all’apice di un periodo di forte tensione tra Pristina e Belgrado. Alla questione del muro, si sono difatti sommate la nazionalizzazione da parte di Pristina delle miniere di Trepča/Trepça, l’arresto dell’ex-premier kosovaro Ramush Haradinaj e il caso del treno partito da Belgrado per Mitrovica con messaggi nazionalisti serbi e respinto al confine dagli albanesi.

La dimostrazione di questa tensione si era avuta nell’ incontro ad alto livello tenutosi a Bruxelles lo scorso 1 febbraio, conclusosi in un nulla di fatto. Un clima figlio anche dell’avvicinarsi delle elezioni presidenziali in Serbia (il prossimo aprile) e delle politiche in Kosovo (nel 2018), spesso terreno fertile di comportamenti e dichiarazioni nazionaliste.

Tra i muri d’Europa, la speranza kosovara

Seppur l’accordo tra le parti sia arrivato soprattutto per l’energico intervento della comunitá internazionale, la demolizione del muro è un segnale positivoLa crisi migratoria ha riportato l’Europa negli anni dei muri. Barriere di filo spinato sono state infatti costruite nei paesi dell’Europa centro-orientale e l’elezione di Donald Trump alla presidenza statunitense non ha fatto altro che riportare il mondo nella divisione tra i paesi. Tuttavia, l’accordo stretto dalle autorità serbe e kosovare può essere letto come un piccolo passo in avanti verso la futura riconciliazione in Kosovo. E non solo. Può essere un esempio all’Europa dei nazionalismi e degli stati-nazione, in uno dei paesi simbolo del conflitto interetnico.

Foto: AP Photo/Visar Kryeziu

Chi è Edoardo Corradi

Nato a Genova, è dottorando di ricerca in Scienza Politica all'Università degli Studi di Genova. Si interessa di Balcani occidentali, di cui ha scritto per numerosi giornali e riviste accademiche.

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