Come prevedibile, le nuove misure di austerity promesse dal secondo governo Tsipras hanno acceso le polemiche e fatto scattare le proteste della popolazione. Le maggiori sigle sindacali del settore pubblico e privato (ADEDY e GSEE), appoggiate da altri enti – tra i quali spicca il gruppo di Syriza che si occupa del lavoro – hanno indetto uno sciopero generale per protestare contro le politiche di austerità contenute nel terzo accordo firmato dal governo con le istituzioni europee lo scorso agosto. La protesta ha a che fare in particolare con gli aumenti delle tasse, i tagli alle pensioni e il rischio di abrogare la legge che permette a coloro che hanno dei debiti verso lo stato di ripagarli in rate mensili.
Sono state circa 24mila le persone che, il 12 novembre, hanno aderito alla protesta e sono scese in piazza in tre diversi cortei; lo sciopero ha significato la cancellazione di alcuni voli e l’interruzione del trasporto pubblico in tutto il paese. I traghetti sono rimasti ormeggiati nei porti, gli ospedali hanno operato con personale ridotto e musei e siti archeologici sono rimasti chiusi. Ci sono stati anche degli scontri: circa un centinaio di persone a volto coperto hanno lanciato molotov contro gli agenti che hanno risposto con gas lacrimogeni.
La protesta arriva mentre sono in corso nuove trattative tra il governo e i principali creditori di Atene sull’attuazione di una serie di riforme previste dal nuovo piano di salvataggio. In particolar modo, l’ostacolo principale sulla strada delle trattative sembra essere una riforma pensata dal governo greco per proteggere le case di alcune persone che sono rimaste in arretrato con i pagamenti del mutuo. La sua proposta iniziale era quella di impedire il pignoramento di case dal valore inferiore a 300mila euro, ma secondo i creditori il limite è troppo alto. La Grecia ha quindi proposto di abbassare il limite a 180mila euro e di introdurre criteri basati sui guadagni delle famiglie, ma ancora non si è arrivati a una soluzione. Il 9 novembre, l’Eurogruppo aveva già rinviato lo stanziamento di una tranche di 2 miliardi di euro, sostenendo che non tutte le riforme necessarie a sbloccare gli aiuti erano state approvate dal parlamento greco.
Tsipras, come facilmente prevedibile, si trova ora nello scomodo ruolo di governante “ormai maturo” e di leader di un partito che, nonostante i cambiamenti accorsi negli ultimi mesi, rimane legato alla sinistra “di piazza”, e ne è palese dimostrazione la partecipazione, alle proteste, del gruppo del lavoro di Syriza, il quale – annunciando la sua intenzione di appoggiare la manifestazione – in un tweet aveva scritto: “Diamo una risposta dinamica alle pressioni dei datori di lavoro e ai ricatti dei creditori”. Nel mirino ci sono dunque sempre i creditori e non, per ora, il governo, ma il fucile, a pochi mesi dalle ultime elezioni, è già carico e l’obiettivo facilmente spostabile.