Il Daghestan, repubblica autonoma delle Federazione Russa ha, dal 22 luglio scorso, un nuovo capo del governo, anche lui, però, come il presidente Ramazan Abdulatipov, solo in qualità di incaricato pro-tempore. Si tratta di Anatolij Karibov, già vicepremier.
Abdulatipov ha accusato il precedente governo di “inefficienza”.Due giorni prima, il 19 luglio, Abdulatipov, durante una riunione della Commissione antiterroristica, aveva criticato le strutture preposte all’ordine pubblico perchè „incapaci di impedire la partecipazione di residenti del Daghestan al conflitto armato in Siria”. Questi „residenti” sarebbero sostenitori di coloro che in Siria combattono il presidente Bashar al-Assad, e si recherebbero nel paese medio-orientale contro la volontà del governo daghestano (e quindi di quello russo) che invece parteggia per Assad. Insomma, ci sarebbe un riflusso di estremisti „wahhabiti” dal Daghestan verso la Siria, come in passato si parlava di „wahhabiti” che arrivavano in Daghestan da diversi paesi musulmani, arabi e non.
Noi – ha detto il presidente provvisorio con una punta di ironia – da tempo stiamo discutendo la lotta al terrorismo ed abbiamo ottenuto dei „grandi risultati”: siamo diventati fornitori di estremisti a tutta la Russia. Ed ora li esportiamo anche fuori dei confini del paese. L’unico „prodotto” che esportiamo all’estero è l’estremismo. Già lo stiamo incoraggiando, nelle scuole, nelle università, nei villaggi. E sembra che nessuno sia responsabile per questo, nè l’insegnante, nè il direttore della scuola, né il decano, né il rettore, né, tanto meno, il poliziotto”.
Così si espresse Abdulatipov alla seduta della commissione. Egli aggiunse che l’estremismo e il terrorismo prospereranno finchè la società reagirà con indifferenza, ed anche „finché non incominceranno a funzionare non solo l’MVD e l’FSB, ma tutta la struttura preposta all’ordine pubblico, compresa quella giudiziaria”.
A sua volta il capo della sezione daghestana dell’FSB russa, Andrej Konkin, ha informato la riunione che in Siria si trovano „circa 200 residenti del Daghestan, alcuni dei quali, integrati nei gruppi di banditi che prendono parte alla lotta contro il governo di questo paese”. Secondo i dati forniti da Abdulatipov, in Siria sono andati a combattere in massima parte persone provenienti dai distretti daghestani di Babajurt, Botlikh, Bujnaksk, Gunib, Derbent, Kiziljurt, Levašinsk, Untsukul, Khasavjurt, Kizljar, Tsumada, Tsunt, Agul, Akhtyn, Kul, Sulejman-Stalskij, cioè praticamente da tutto il paese.
Abdulatipov ha raccontato che i giovani si recano in Siria col pretesto dello studio, del lavoro, ma „di fatto si associano ad ogni sorta di organizzazioni terroristiche”. Ciò è vero soprattutto per coloro che hanno studiato negli istituti teologici di Siria, Arabia Saudita e Malaysia. Il capo provvisorio del Daghestan ha sottolineato che „d’ora in avanti senza un’indagine preventiva, a nessuno, da qualsiasi famiglia provenga, si deve rilasciare un passaporto per l’estero. Egli ha insistito a esprimere insoddisfazione per il lavoro sviluppato in questa direzione dagli organi preposti all’ordine pubblico.
Foto: Bolshakov, Flickr
Articolo interessante.
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